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 2023  gennaio 25 Mercoledì calendario

A Rho una scuola per principesse

Galateo, portamento, dizione. E camminata con i tacchi, bon ton, trucco e acconciatura. Sono queste le materie insegnate a Rho nella Scuola di principesse, che, come spiegano gli ideatori, è «il primo corso in Italia per diventare una principessa». O meglio, una principessina. Sì, perché il corso, che prenderà il via ad aprile e durerà tre mesi, con lezioni tenute da una certa Miss G. ogni mercoledì e attestato finale, è dedicato a partecipanti dai sei ai nove anni. Insomma a chi, fino a ieri, magari calzava le scarpe grandi della mamma, trascinandole per casa, e giocava a farsi segni sul viso con il rossetto, e ora può ambire a indossare una coroncina, in stile Miss, come quella sul capo della bimba nel manifesto dell’iniziativa. O come, chissà, futura emula di Kate Windsor: magari, a tempo debito, puntando dritto al principino George?
A firmare il progetto è Stefania Vadalà, wedding planner. Pubblicata sui social, la locandina è immediatamente rimbalzata in Rete, animando il dibattito e, soprattutto, le polemiche. Tra i tanti commenti, c’è chi chiede maggiore tutela per l’infanzia - «lasciate che i bambini vivano la loro età cronologica e non fatene delle caricature», scrive Alexa - ma anche chi sostiene l’idea. «La vera femminilità una volta era figlia anche di questi principi, che elevavano la figura della donna», commenta Remo. E chi evidenzia gli stereotipi insiti nel corso: «Gli insegnerete anche la remissività e l’accoglienza sessuale verso il macho alpha (il principe?)», domanda Igor.
STEREOTIPI NO GRAZIE
Il tema degli stereotipi di genere è quello dominante e i commenti da parte di uomini e donne sono accesi, tanto da aver spinto la stessa organizzatrice a rispondere con un post e un video. «Mi piace infondere autostima e incoraggiare i bambini e le bambine a diventare qualsiasi cosa vogliano, perché a me hanno fatto credere che diventare una guerriera doveva essere più importante di diventare una principessa. Con il tempo ho capito che una cosa non precludeva l’altra», dichiara Vadalà, che estende a tutti, bambini e bambine, l’invito al corso. «Purtroppo c’è questa continua visione di galateo e buone maniere come materia estetica - afferma Samuele Briatore, presidente dell’Accademia Italiana Galateo e autore del libro Il nuovo galateo di genere - Portare avanti l’idea della ragazza da marito, la principessa perfetta, parandosi dietro all’idea delle buone maniere, cela una punta di pericolosità per il fatto di non riuscire a liberarsi di un’immagine. Noi facciamo tanti corsi per bimbi, ma insegniamo loro come stare insieme, conversare, non fare discriminazioni, di certo non a mettersi una corona».
L’organizzatrice sottolinea che si tratta solo di un gioco. «Se effettivamente è affrontato come gioco e come tale viene vissuto dai bimbi, non c’è nulla di pericoloso - spiega Anna Maria Giannini, docente di Psicologia all’ateneo romano La Sapienza - possiamo però immaginare, data l’età, che la partecipazione sia incoraggiata dai genitori. Dunque, il rischio potrebbe essere nell’aspirazione degli adulti. Gli insegnanti devono essere abili a bilanciare le regole del bon ton con la naturalezza dei bimbi, senza che questi si forzino ad adottare comportamenti innaturali per far piacere a mamma e papà».
FATTORE BELLEZZA
La paura è che, giocando, si possa acquisire un modello stereotipato di donna, chiamata ad essere sempre bella. Di più: a piacere. Così le baby-principesse di oggi potrebbero rimanere imprigionate, domani, nell’attesa del principe. «L’immaginario delle principesse evoca quello fiabesco con ruoli definiti per uomo e donna - allerta Nicola Ferrigni, sociologo Link Campus University - si potrebbero rafforzare le diversità di genere, facendo crescere persone ancora più fragili. In un momento in cui la società va verso la parità di genere e la bellezza pare in secondo piano, anche sui social, insegnare alle bimbe a diventare principesse è anacronistico. Il rischio è che quella camminata sui tacchi le porti a fare passi indietro e non in avanti».