il Giornale, 24 gennaio 2023
Tutti i guai di Hunter Biden
“Vengo da una famiglia forgiata dalle tragedie e legata da un grande indissolubile amore”. Per provare a capire Hunter Biden, il secondogenito del presidente degli Stati Uniti, e come le sue avventure personali e professionali siano al centro della corsa alla Casa Bianca, occorre partire dalle sue stesse parole. “Sono anche un alcolista e un drogato. Ho comprato crack sulle strade di Washington Dc e cucinato la mia in un bungalow di un hotel a Los Angeles”, scrive Hunter in Beautiful Things, biografia scritta durante la campagna presidenziale di Donald Trump e pubblicata due anni fa. Le critiche di Trump sono ancora oggi al centro dell’offensiva repubblicana per riconquistare la presidenza nel 2024 e fermare l’attesa ricandidatura di Joe Biden.
“Trump credeva di potere distruggere me e di conseguenza mio padre”, scrive Hunter nel libro, dove racconta senza pudore la sua dipendenza, i due matrimoni e la relazione con la vedova del fratello Beau, morto per tumore al cervello e al quale era legatissimo. Il presidente Joe in un’intervista a Cbs News nel 2022 aveva ammesso che il figlio soffriva di un problema di dipendenza, ma aveva anche detto di esserne “orgoglioso” per esserne uscito da un paio d’anni. La riluttanza di Biden a essere più diretto alimenta la campagna repubblicana che continua a gridare “Dov’è Hunter?”, lo slogan che nel 2016 la campagna di Trump stampò persino su una maglietta venduta online a 25 dollari.
Le relazioni di Hunter con il padre sono tornate sotto i riflettori dopo il ritrovamento di documenti secretati nella residenza di famiglia a Wilmington, Delaware. I Repubblicani vogliono accertare se il figlio del presidente aveva vissuto nella casa quando i documenti erano lì. I presunti favori di cui avrebbe goduto Hunter riguardano anche il periodo in cui era consigliere di Burisma Holdings, una delle più grandi società private di gas ucraine, negli anni in cui il padre era punto di riferimento a Kiev per l’Amministrazione Obama. Un rapporto della Commissione del Senato nel 2020 sul caso concluse che vi era stato un potenziale conflitto di interessi ma senza ipotizzare reati. Il caso portò alla messa in stato d’accusa di Trump, che nel 2019 aveva telefonato al presidente ucraino Zelensky chiedendogli di indagare i Biden dopo aver sospeso l’invio di aiuti militari. Hunter si difende: “L’episodio che ha portato all’impeachment di un presidente e gettato me nel cuore della più grande favola politica è ancora più notevole per la sua epica banalità”.
Vi è anche il caso del laptop, un MacBook Pro guasto abbandonato in un negozio in Delaware e da qui consegnato all’Fbi e dell’avvocato di Trump, Rudy Giuliani. Sul laptop vi era la cronaca della vita sregolata di Hunter. Giuliani aveva trasmesso il contenuto del laptop al New York Post nelle ultime settimane delle elezioni del 2020. Nell’articolo vi erano anche email che suggerivano che Biden avesse organizzato incontri tra i suoi soci ucraini e il padre quando era vicepresidente. Hunter è anche sotto inchiesta penale dal 2018 per la dichiarazione dei redditi da lavoro all’estero. La politica e la famiglia sono al centro della storia dei Biden. Si discuteva di politica anche nella casa di vacanze. Hunter e Beau giocavano nella caffetteria del Senato quando erano bambini. Una storia tragica, con Hunter sopravvissuto all’età di due anni a un incidente d’auto in cui muoiono la mamma e la sorellina, segnato dal dolore per la morte per tumore al cervello del fratello Beau.
È la storia di un bimbo che beve il primo bicchiere di champagne a 8 anni, poi la discesa nell’alcol a 20 anni, la cocaina, la riabilitazione, il lavoro all’estero da consulente per prestigiose organizzazioni internazionali. Non negando ogni illegalità, Hunter Biden non nasconde una questione etica. “Non c’è dubbio che questi risultati a volte abbiano incrociato le sfere di influenza di mio padre durante i due mandati da vicepresidente. Come potevano non farlo?”, scrive nell’autobiografia. È questo il capitolo della sua vita ancora aperto e il più difficile da chiudere.