il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2023
La tragedia di Guido Morselli
Guido Morselli Roma senza papa Adelphi C’ è uno scrittore nei confronti del quale l’industria culturale italiana e i suoi maître à penser, a cominciare da Italo Calvino, hanno commesso una colpa grave: è Guido Morselli (Bologna, 1912 – Varese 1973). Come è purtroppo noto, tutti i romanzi di Morselli, che si suicidò nell’estate di cinquant’anni fa, apparvero postumi. Nessun editore volle pubblicarli quando l’autore di Il comunista e Dissipatio H.G. era in vita. Un episodio su tutti, rammentato da Valentina Fortichiari nel Dizionario biografico degli italiani: “Nell ’ottobre 1965 entrò in corrispondenza epistolare con Italo Calvino, direttore editoriale all’Einaudi, il quale, pur apprezzando la figura del protagonista [del Co m un i st a ], che ‘persua – d e’, e l’impianto del romanzo ‘gremito di fatti e di cose’, concludeva con un giudizio di tendenziosità e di scarsa conoscenza delle dinamiche di partito”. Morselli si sparò lasciando scritto, in una lettera indirizzata alla Questura di Varese: “Non ho rancori”. Ma certo il rifiuto dei suoi libri da parte di editori e dirigenti editoriali influenti fu una delle cause della scelta di togliersi la vita. Forse, come Cesare Pavese, Morselli pensò che in fondo i suicidi sono omicidi timidi. Un libro di Morselli, Roma senza papa, straordinaria anticipazione politica, sociale e teologica, viene alla mente in questi giorni. Il romanzo, scritto nel 1966, narra la crisi della Chiesa di Roma, le sue lotte intestine per “riportare sul terreno proprio una discussione che sta diventando sociologica, etnologica, persino politica, mentre è soltanto: dog-ma-ti-ca”. La Città Eterna è priva del Papa, trasferitosi a Zagarolo. L’Italia è lacerata, senza più industrie, fondata solo sul turismo. Una rivoluzione è avvenuta perché il governo aveva deciso “la riduzione allo stato dilettantistico, o ‘d e p r o f e s s i o n a l i z z at o’, dei giocatori delle squadre di calcio, nonché un taglio del 60 % dei loro emolumenti”. Sono solamente alcune delle intuizioni sul mondo a venire, ma caddero nel vuoto. Scrive Fortichiari che il poeta e dirigente editoriale Vittorio Sereni fece sapere a Morselli che Roma senza papa “non è un romanzo, non è un saggio, non è un pamphle t… dove lo metto? In quale collana?”. E continua: “È qui il senso di uno scarto dalla norma che di fatto non fu compreso sino in fondo: non si colse l’avanguardia di questo scrittore, che si scostava ampiamente dalla linea tradizionale del romanzo italiano”. Era “uno scrittore che non si è ripetuto mai”, avrebbe affermato Giulio Na s c i m b e n i. Roma senza papafu il romanzo con cui Adelphi dette avvio alla pubblicazione dell ’intera opera morselliana. Accadde nel 1974, a un anno dal suicidio dello scrittore. Luciano Foà, su consiglio di Dante Isella e del pentito Vittorio Sereni, volle darlo alle stampe. Una vicenda analoga a quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del G a t t o p a rd o, scartato da Elio Vittorini e fatto pubblicare da Giorgio Bassani, ma dopo la scomparsa del principe di Lampedusa. “È nato un Gattopardo del Nord”: così Giulio Nascimbeni scrisse allora sul Corriere della sera [Massimo Novello, Fatto 23/1/2023].
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