Corriere della Sera, 23 gennaio 2023
Prodigi, errori (e ironia) di ChatGpt
ChatGPT è l’intelligenza artificiale (in sigla: IA) che nessuno oggi può ignorare, neppure Google che sente minacciato il suo dominio nella ricerca e ha richiamato d’urgenza i fondatori Brin e Page. È un chatbot, ovvero un software che sa rispondere alle domande e conversare. A differenza dei modesti e frustranti assistenti robotici che le aziende usano da tempo, di solito per l’assistenza ai clienti, è sorprendentemente brillante. Non si scompone quasi mai e sa fare molte cose diverse. Fa parte del recente filone dell’IA generativa: strumenti che partendo da una frase o una domanda possono creare testi complessi, immagini e persino video. Software con cui le macchine entrano in un ambito che finora era eminentemente umano: quello della creatività. ChatGpt non è tuttavia onnisciente. Anzi. Chi ha contezza di un argomento spesso si accorge che nelle risposte ci sono enormi corbellerie o cose inventate di sana pianta.
Un esempio: alla richiesta di elencare i 10 migliori libri in lingua italiana degli ultimi anni, dopo titoli come «La vita bugiarda degli adulti» di Elena Ferrante o «La paranza dei bambini» di Roberto Saviano, ha inserito un Cognetti mai scritto («La vita come viene») e attribuito «La strada verso casa» al tenore Vittorio Grigolo, invece che all’autore Fabio Volo. Perché succede? «Perché il funzionamento del modello è stocastico, non conosce la verità ma ordina le parole secondo una probabilità statistica che siano corrette» spiega Emanuela Girardi, esperta di IA, fondatrice e Presidente di Pop AI. Poi aggiunge: «L’accuratezza di questi modelli era intorno al 60-65%. Oggi si stima anche un 85-90% ma il margine di errore è ancora elevato. Però imparano, perché così funzionano le reti neurali e i sistemi di “machine learning”».
La semplicità è uno dei segreti del successo di ChatGpt. Basta iscriversi gratuitamente e si può iniziare a conversare. Sa creare testi, anche imitando uno stile letterario, fare riassunti, tradurre in 95 lingue, compilare lettere di presentazione, risolvere problemi matematici, scrivere software e molto altro (trovate una decina di esempi pratici su login.corriere.it). È educato, un po’ ruffiano, non molto brillante ma non privo di ironia, benché politicamente corretto per evitare risposte controverse. Si è rifiutato di inventare «una barzelletta su italiani, francesi e tedeschi» perché «la diversità culturale è qualcosa da celebrare e rispettare, non qualcosa su cui fare battute». In compenso sa inventare giochi di parole tipo «Il tasso di interesse è salito, ma la tassa sulle banche non è cambiata, sembra che ci sia un interesse a tasso unico» (gli avevamo chiesto di usare “tasso”, tassa”, “interesse”).
«La cosa più strabiliante? Fa capire a tutti l’impatto del’intelligenza artificiale, che sta entrando nella vita quotidiana e in tanti ambiti di lavoro. Un esempio banale? Avere la minuta di una riunione in modo automatico. Ma anche assistere i ricercatori a scoprire nuovi farmaci» conclude Emanuela Girardi.