Il Messaggero, 23 gennaio 2023
Quanto gas c’è nel Mediterraneo?
In fondo al Mediterraneo c’è un vero tesoro, si sa, un mare di gas. Ed è a questo tesoro che punta l’Italia che consolidarsi al centro dei nuovi flussi del metano tracciati dopo l’addio alla Russia. Soltanto in Italia, con la produzione nazionale, potremmo contare su una tesoro nascosto tra i 50 e gli 80 miliardi di metri cubi, secondo alcune stime. Praticamente si tratta dei consumi annuali dell’Italia, pari a circa 72 miliardi di metri cubi. Mentre l’Algeria, già oggi il primo paese importatore dell’Italia può contare su circa 160 miliardi di metri cubi di giacimenti. La Libia, invece, ha ridotto drasticamente il suo contributo, ma può contare, a sua volta, su oltre 50 miliardi. Stime da prendere con cautela, considerata la situazione politica. Ci vorranno anni poi perché gli accordi dell’Eni in Israele e Libano portino i loro frutti, come la nuova scoperta di gas a largo di Cipro. Ma anche le nuove scorte di gas dell’Eni nel Mar Mediterraneo orientale, al largo dell’Egitto sono destinate a accrescere la ricchezza a disposizione a poche miglia di mare. Senza contare che nel giro di qualche anno si arriverà a raddoppiare anche il gas in arrivo dall’Azerbaijan attraverso il Tap che passa dalla Puglia, fino a 20 miliardi di metri cubi. Un mare di gas da sfruttare, a patto che si stringano tempi e investimenti sul rafforzamento delle infrastrutture, a partire dai rigassificatori, non solo offshore, e dalla linea Adriatica, che serve per far passare un bel pezzo di questo gas dal sud al nord della penisola, e magari, in futuro farlo arrivare anche in Germania. La suggestione che ha il mente il premier Giorgia Meloni è proprio questa: fare del Paese uno snodo transito dei flussi europei.
LA MAPPA
Ma vediamo i punti centrali della mappa del gas nel Mediterraneo. Partiamo dall’Italia. Ci sono le disponibilità del Nord Adriatico, nella zona a nord di Goro, a est di Ferrara, che secondo alcune stime conta almeno dai 50 ai 70 miliardi di metri cubi di gas in vari giacimenti già scoperti e mappati. Poi ci sono le risorse nel canale di Sicilia: Eni ha a disposizione i giacimenti Argo e Cassiopea con circa 15 miliardi di metri cubi potenziali. Per restare poi nell’area di interesse dell’Italia, nel Mediterraneo orientale si trova il giacimento egiziano di Zohr, che con i suoi 850 miliardi di metri cubi è considerato il gigante dei campi di estrazione. Infine, sempre a un passo dalle nostre coste, Libia e Algeria che tra mare e terra custodiscono ingenti quantità di gas naturale. In particolare l’Algeria, che con il Transmed ci ha fornito nel 2022 già il 40% del gas importato, senza contare il Gnl (circa il 30% dei nostri consumi), è al 10° posto del mondo per riserve con una stima di 159 miliardi di metri cubi. Dunque un rafforzamento degli accordi già stretti anche per il 2023 con Sonatrach potrà essere cruciale per l’asse Roma-Algeri. Ma visto che il Transmed può trasportare al massimo circa 30 miliardi di gas, un contributo aggiuntivo potrebbe arrivare in futuro da nuovi rigassificatori, magari attivando Porto Empedocle e Gioia Tauro. Dunque, in meno di un anno è già cambiato tutto nelle rotte del gas. «Abbiamo girato il Paese come una clessidra e oggi i flussi da Sud coprono più dell’80% del nostro fabbisogno», ha detto anche di recente l’ad di Snam, Stefano Venier. Un anno fa l’Italia dipendeva per il 40% soltanto dalla Russia.