Corriere della Sera, 23 gennaio 2023
Il piano Mattei di Meloni
ALGERI Ne hanno discusso con il capo dello Stato Sergio Mattarella nel corso dell’ultimo Consiglio supremo di Difesa. Sono gli obiettivi del piano strategico che il governo Meloni vuole raggiungere nel medio periodo. Arrivare entro due anni al totale sganciamento dal gas russo, per poi crescere progressivamente come hub di distribuzione di energia dal Nord Africa al cuore dell’Unione europea: le stime del governo dicono che fra cinque anni l’Italia potrebbe cominciare a smistare al resto dei partner della Ue sino 60 miliardi di metri cubi di gas, se non oltre. In testa Germania, Austria e Ungheria.
La visita in Algeria di Giorgia Meloni si muove lungo questo orizzonte. E nella cornice di un modello che l’Eni (ieri sera l’ad Claudio De Scalzi partecipava alla cena fra il nostro capo del governo e il primo ministro algerino) porta avanti con diversi Paesi, e ovviamente anche qui, con accordi multipli che coinvolgono la compagnia statale Sonatrach. Da un lato trasformare il nostro Paese in un hub di energia significa aumentare notevolmente il flusso di gas da tutti gli Stati produttori e collegati alla Penisola, dall’Egitto al Mozambico, dall’Azerbajan alla Libia (secondo le stime del nostro esecutivo un Paese stabilizzato potrebbe veder salire il suo export verso Roma da 2 miliardi di metri cubi a 9 miliardi). Dall’altro significa investire massicciamente nella transizione energetica degli Stati produttori: oggi in Europa arriva il loro gas, domani, ovviamente nel lungo periodo, per noi e per loro, verrà smistata energia pulita.
Gli accordi che oggi firma l’Eni con la compagnia statale algerina si muovono su questo solco, fornire ai propri clienti energia sostenibile e sicura, accelerando al tempo stesso il percorso di decarbonizzazione. Energie rinnovabili, idrogeno, cattura di Co2, bio-raffinazione, sono solo alcuni dei settori degli accordi siglati con Algeri sin qui e che oggi vedranno aggiungersi un nuovo contratto. Intese che domani garantiranno un dividendo energetico non solo al Paese ospitante: il progetto Elmed ad esempio, che collegherà la Tunisia all’Italia – finanziato al 40% da Bruxelles, che coinvolge Terna e l’omologa tunisina Steg – consentirà il passaggio di energia elettrica, con una capacità di 600 Mw, verso la Penisola, ma non solo di energia prodotta negli stabilimenti industriali tunisini. Di fatto sarà il primo passo concreto di una forte integrazione elettrica fra Europa e Nordafrica.
Le forniture
Le forniture in arrivo dal Nord Africa verrebbero smistate
ai partner Ue
Nel nostro governo raccontano che il progetto (definito da Meloni «Piano Mattei») è fattibile, sostenibile, geopoliticamente necessario. Berlino, fra gli altri, lo sponsorizza. Vienna è in prima fila fra gli Stati europei che ne trarrebbe vantaggio. Ovviamente si tratta di un progetto ambizioso e complesso, secondo qualcuno forse velleitario, visto il numero di tessere che compongono il puzzle. Del piano fanno parte il raddoppio del gas che arriva in Puglia attraverso il Tap, importazioni di gas liquido dall’Egitto che dovrebbero crescere in modo esponenziale, così come dal Congo e dall’Angola, la messa a regime dei grandi giacimenti marittimi del Mediterraneo orientale, di fronte alle coste di Israele, una progressione del trasferimento di gas algerino che per bocca dello stesso presidente Tebboune può arrivare nel giro di pochi anni sino a 35 miliardi di metri cubi (oggi siamo a 12, fra due anni saremo a 18, secondo gli accordi siglati durante il governo Draghi), e ovviamente gli investimenti in infrastrutture.
Il gasdotto che collega Algeri con la Sicilia potrebbe aumentare la portata, ma non per forza di cose affiancando tubi sottomarini nuovi rispetto a quelli esistenti, piuttosto attraverso nuove tecnologie che impiegano compressori per accelerare portata e flusso del gas. Il gasdotto Tap dovrebbe invece raddoppiare, essere affiancato da un doppione parallelo. L’afflusso di gas liquido verso il nostro Paese dovrebbe poi essere accolto, a regime, in almeno 7 centri di rigassificazione italiani, da Rovigo a Piombino, sino a Gioia Tauro.
Giorgia Meloni è atterrata ieri pomeriggio ad Algeri insieme a Claudio Descalzi. Per prima cosa ha reso omaggio al monumento nazionale dei Martiri algerini, poi ha visitato la Fregata Carabiniere, della nostra Marina, ancorata di Algeri. Insieme all’ad di Eni è stata a cena con il primo ministro Aymen Benabderrahmane. E sempre insieme saranno oggi nel palazzo del presidente Abdelmadjid Tebboune, dove la nostra compagnia firmerà ulteriori contratti nel campo della transizione energetica. Parlando ai marinai italiani Meloni ha sottolineato un concetto: «Nel Mediterraneo viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali. Questo per noi è un territorio cruciale, e il vostro lavoro è strategico per proteggere i nostri progetti».