il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2023
Intervista a Colapesce e Dimartino
“Un capolavoro può nascere anche da una scorreggia”.
Eh?
Antonio Carlos Jobim e Vinicius De Moraes erano in studio. Uno dei due fece una puzza mefitica. Corsero entrambi fuori e videro questa fanciulla bellissima.
La ragazza di Ipanema. Ma voi che ne sapete, cari Colapesce e Dimartino?
D.: Questa storia ce la raccontò Ornella Vanoni, che ha conosciuto tutti ed è un archivio vivente della musica del ’900.
C: Ogni tanto ci chiama per sapere come stiamo. E sciorina aneddoti sconvolgenti, non li racconteremo mai.
Con Ornella faceste quel pezzo delizioso, Toy Boy. Qual è la morale della puzza brasiliana?
C: Nessuna, ovviamente.
Nel pezzo sanremese, Splash, parlate di sentirvi come “stronzi che galleggiano”. Chi ha scritto quel verso epocale?
D: Noi mischiamo le idee, procediamo per osmosi, poi decidiamo con doppia votazione. Come Camera e Senato.
Però dal vostro brano si trae un insegnamento. “Ma io lavoro per non stare con te”.
C: La gente ci si può identificare. Siamo in un momento storico di totale grigiore. Dopo la pandemia sembra di essere tornati nel dopoguerra. A farci il mazzo non solo per campare, bensì anche per non pensare.
D: I giovani sognano il posto fisso, come negli anni 60. Ingobbirsi per non vivere. Tentare di alzare la posta, sognando di permettersi tutto, negandosi la poesia delle cose. Si autocensurano l’esistenza.
Come in un immaginario prequel del Modugno di Un calcio alla città, l’impiegato che manda a fare in culo l’ufficio per regalarsi un po’ di spensieratezza.
C: Bel riferimento. Tanti ci dipingono come epigoni di Battisti, noi puntiamo al blu modugnesco. Cielo, mare, non importa.
Splash è meno tormentone-bastardo di Musica leggerissima, colpisce più in profondità.
D: Sanremo non è un nostro target obbligato, ma la vetrina adatta per divulgare un pensiero così eclatante.
Chissà se Ana Mena vorrà interpretare in spagnolo pure questa.
C: Siamo orgogliosi che una ragazza di 20 anni, di un altro paese e di un’altra generazione, abbia cucito un nuovo vestito per una nostra canzone. Noi siamo autori, abbiamo scritto per tanti. Ma Musica leggerissima è nelle colonne sonore di tre film spagnoli. Ormai cammina per la sua strada.
Anche Splash è in un film. Il vostro. La primavera della mia vita. L’avete scritto e interpretato, con la regia di Zavvo Nicolosi. Uscirà il 20 febbraio.
C: Un road movie ambientato in una Sicilia favolistica e psichedelica. Racconta il legame decennale di due amici.
D: Con un finale imprevedibile, che arriverà per vie tortuose. Alta filosofia.
I personaggi siete voi due, neanche a dirlo.
D: Sì e no, così come questa Sicilia somiglierà molto di più al Texas che non a se stessa.
Ve lo chiedo in qualità di italiani, prima ancora che di siciliani. Che dite dell’arresto di Messina Denaro? E dell’atteggiamento omertoso di alcuni suoi concittadini?
D: Abbiamo l’età per aver visto le stragi del ‘92 così come le faide dei capimafia dei piccoli centri. Sappiamo come la nostra terra reagisca in maniera onesta a ogni fatto significativo. La cattura di Messina Denaro non può non portarci felicità. Al tempo stesso ci chiediamo perché lo Stato ci abbia messo 30 anni a prendere un mafioso che ha vissuto sempre nello stesso posto.
C: Di certo il suo arresto non è il colpo di grazia alla mafia, che è un progetto molto più grande e insidioso. Hanno preso un malato terminale, sbucato fuori così. Di solito, in questi casi, c’è già un altro sul ponte di comando. Un disegno classico della logica mafiosa, che non resta mai acefala.
Le canzoni di lotta e d’impegno civile possono essere più efficaci di certi discorsi dei politici?
D: Non è la nostra scrittura, non amiamo la retorica sparata in faccia agli ascoltatori. Siamo per il dubbio e la riflessione. Il nostro faro era De André, che suggeriva e non imponeva.
Facciamo un gioco. Un featuring sanremese con un grande del passato.
C: Invito Luigi Tenco, che ha rivoluzionato la canzone italiana anche parlando d’amore. Lo pensiamo sempre cupo e tragico, ma chi lo ha conosciuto lo dipinge come un simpatico, adorabile cazzone.
D: Scelgo Piero Ciampi, il più sottovaluto dei maestri. Sapeva cantare il disagio da angolazioni inedite. Così come l’amore. Chi dedicherebbe a una donna ‘Ma che buffa che sei?’. Come un rapper di oggi. Però sul palco sarebbe stato probabilmente ingestibile.
Chi tra voi due è più rompicoglioni?
Entrambi.
Chi è Coppi e chi Bartali?
C: Dimartino, passami la borraccia.