il Giornale, 21 gennaio 2023
tutti i Pinocchio
Pinocchio è tante cose: il libro italiano più tradotto al mondo, un classico della letteratura (senza aggettivi), uno straordinario generatore di altre storie (sono innumerevoli le derivazioni, i plagi, le riletture, le «pinocchiate»...), una miniera d’oro per sceneggiatori e registi (solo al cinema si contano almeno quaranta trasposizioni, dal Pinocchio del 1911 di Giulio Antamoro interpretato dall’attore comico Ferdinand Guillaume «in costume da burattino» fino al nuovo Pinocchio di Guillermo del Toro, film d’animazione hollywoodiano in stop-motion). Ma è anche un immenso magazzino iconografico da cui centinaia di disegnatori, illustratori e pittori hanno attinto per realizzare la loro personalissima trasfigurazione artistica della «bambinata» più celebre della storia: Pinocchi in mezzatinta, Pinocchi futuristi, Pinocchi disneyani, Pinocchi biblici, Pinocchi decò, Pinocchi surrealisti, Pinocchi erotici...
Così tanti Pinocchi che servirebbe un censimento. Che è quello che ha fatto, oggi, per i 140 anni dall’uscita del romanzo, Santo Alligo. Artista egli stesso, fra i massimi esperti italiani di storia dell’illustrazione, collezionista e bibliofilo, dopo anni di studi e ricerche ha pubblicato un volume monstrum di oltre 300 pagine, con 900 illustrazioni e in edizione bilingue italiano-inglese: Pinocchio. Atlante delle edizioni italiane dal 1883 al 2022 (Little Nemo). Un’opera che dà conto di tutte le più importanti edizioni illustrate integrali del romanzo di Carlo Collodi: per ogni edizione, una scheda informativa, la copertina del libro, un’immagine a tutta pagina e altre tre o quattro più piccole. Il Paese dei balocchi per gli appassionati di libri illustrati.
Santo Alligo, un one man show dell’editoria, siciliano di nascita e torinese di rinascita, grafico per talento e perfezionista per virtù, ha fatto tutto da solo: ha ideato l’opera, ha fatto tutte le ricerche sul campo, selezionato libri e fotografie, realizzato il progetto grafico, scritto la prefazione e le 130 schede che costituiscono il corpo dell’Atlante, e ha anche seguito personalmente la stampa e la rilegatura (l’editore Little Nemo è del suo compagno di mille avventure libresche Sergio Pignatone). Risultato: un libro capolavoro – che mappa ben 130 opere firmate da illustratori italiani – degno del capolavoro di Carlo Collodi, la cui prima edizione in volume fu nel 1883, pubblicato dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Ed è proprio da qui che parte la mappatura di Santo Alligo: è Mazzanti (1850-1910), ingegnere e disegnatore fiorentino, con le sue scenette svelte, a fissare l’immagine del burattino più celebre della letteratura, poi portato a compimento nell’immaginario popolare dal «figurinaio» Carlo Chiostri (1863-1939) che nel 1901 si misura con Pinocchio per l’editore Bemporad (e qui resta nella memoria l’immagine in cui la sagoma nera del burattino, visto di schiena, ritrova Geppetto nel ventre del Pesce-cane...). Dopo, è un’infinita galleria di re-interpretazioni d’artista. Sfogliando l’Atlante, non si può non segnalare almeno l’edizione di Attilio Mussino del 1911 con il primo Pinocchio a colori e di grande formato, e dai tratti liberty, che traghetta la creatura di Collodi dall’800 al ’900 (l’autore è anche il primo ad antropomorfizzare il Gatto e la Volpe). Poi l’edizione Nerbini del ’24 firmata dal fumettista Giove Toppi (1888-1942), il primo italiano a realizzare storie a fumetti di Topolino e che disegnò anche un Pinocchio fascista.... L’edizione Vallecchi del 1955 con le tavole di Leo Mattioli (non insensibile agli artisti russi del periodo), con Pinocchio che è solo una sagoma nera. Le due versioni di Vittorio Accornero, una nel ’42 per Mondadori e una del ’64 per Mursia; in entrambe le architetture hanno una parte fondamentale: casolari, osterie, paesaggi, villette, gli interni degli edifici... Poi la folle «visione» di Jacovitti, siamo nel 1964, per l’Editrice A.V.E. di Roma (ne aveva già fatte altre due, di cui una fumetti): pagine piene all’inverosimile di particolari assurdi e surreali (geniale la tavola dove l’artista stipa dodici Pinocchi e dodici Geppetti concatenati fra loro in cui, con la loro sola mimica, si racconta un intero capitolo del romanzo). Poi c’è la «visione» del parigino Roland Topor (illustratore, paroliere, drammaturgo, sceneggiatore, attore, scenografo...) che nel ’72 firma una pazzesca Strenna Olivetti: humor nero, provocazione, fisionomie sfigurate e la fata Turchina sdraiata sul naso di Pinocchio... Quindi l’edizione spartiacque fra «passato» e «contemporaneità» di Attilio Cassinelli per Giunti, nel 1981, con i colori di fondo squillanti e le figure geometriche, quasi piatte, che prefigurano quelle che sarebbero state da lì a poco disegnate al computer. Ovviamente c’è il capolavoro assoluto di Sigfrido Bartolini (1932-2007) realizzato per la Fondazione nazionale «Carlo Collodi» nel 1983: 309 xilografie e 73 linoli in dodici anni di imponente lavoro. E ancora. L’edizione di Pinocchio illustrata da Roberto Innocenti per le Edizioni C’era una volta... di Pordenone, nel 1991: per Santo Alligo è una delle più belle mai pubblicate per come l’artista sa far rivere sulla pagina la Toscana di fine ’800 (per Innocenti la città chiamata nel romanzo «Acchiappacitrulli» non è altro che Firenze...), paesaggi brulicanti di vita, borghi, piazze, osterie per un lavoro più volte scartato dagli editori italiani e uscito prima negli Stati Uniti, nel 1988. Poi, a scelta, si può citare il Pinocchio di Lorenzo Mattotti (1991), o di Mario Schifano (1992, poco amato dai puristi), di Mimmo Paladino (2004), di Ferenc Pintér (2011, fra i preferiti di chi scrive), o del pirotecnico Ugo Nespolo (2018)...
Pinocchio è tante cose: il picaro calviniano, l’Alter Christus, il metamorfismo, il Pinocchio con gli stivali di Luigi Malerba, il Pinocchio «parallelo» di Giorgio Manganelli, il Mastro Geppetto di Fabio Stassi... Come dice Santo Alligo, Pinocchio è un pozzo di immagini e idee di cui non si intravede il fondo. Tutti i grandi maestri dell’illustrazione, pittori e disegnatori, si sono misurati col burattino – di legno ma umano, troppo umano. E sempre, di nuovi, ce ne saranno.