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 2023  gennaio 22 Domenica calendario

Intervista al Maestro Vessicchio


milano
«Dirige l’orchestra il Maestro Beppe Vessicchio» è una frase che fa ormai parte della mitologia sanremese, ma no: quest’anno non l’ascolteremo. Dopo anni in cui occupava il minutaggio del festival quasi più dei presentatori, quest’anno Vessicchio (Beppe o Peppe, ma lui, napoletano, si firma “Peppe") non dirigerà nessuno. «Non ci sarò, dichiaro ufficialmente che non ho nessuna direzione in gara per nessuno degli artisti in gara né nei giovani né nei big. Successe già nel 2016, l’anno dell’accoppiata Carlo Conti/Maria De Filippi ma l’anno scorso ho compiuto ventisei presenze come direttore e posso fare delle pause».
Non ci sarà, ma ci sarà comunque: Italians do Hits better è il format di Amazon Music che celebra la musica sanremese in compagnia degli artisti in gara al Festival e due maestri di cerimonia inaspettati: il primo è appunto l’ormai iconico Beppe Vessicchio, l’altro è Shinhai Ventura, conosciuto nella bolla dei creator da social e super TikToker. Vessicchio incontrerà e intervisterà i cantanti in gara all’interno di un classico set da talk e queste chiacchierate saranno ospitate sui social di Amazon Music.
Maestro Vessicchio, stavolta cambia decisamente direzione: cosa dobbiamo aspettarci?
«I cantanti si racconteranno a me e io racconterò a loro il festival che ho vissuto con gli aneddoti e ricordi dei miei momenti più speciali. Inoltre, ho curato personalmente la playlist “Dirige l’orchestra il maestro Vessicchio” che sarà disponibile su Amazon Music».
Di ventotto artisti nessuno l’ha contattata? Sembra irreale.
«Non frequento più il mondo della produzione discografica e non è capitato. L’anno scorso ero con Le Vibrazioni anche perché con Francesco Sarcina c’è un legame di lunga data, così come il feeling e la stima che ho con Elio e le Storie Tese, ma no, quest’anno non è capitato».
Come è nata la nuova avventura fatta di parole invece che di note?
«Mi è arrivata la proposta di fare una chiacchierata con tutti i partecipanti al festival e cercare di analizzare le loro canzoni per offrire, a chi segue in rete, un ulteriore punto di vista. Mi è sembrata una cosa interessante poiché quando accompagni da Maestro d’orchestra uno, due, tre, quattro artisti (come a volte mi è successo) sei legato agli orari, agli entourage e difficilmente ti capita di scambiare opinioni con altri».
Il podcast viene registrato in questi giorni: finora cosa ha apprezzato e cosa no?
«Al momento non ho ascoltato tutte le canzoni, ma da musicista voglio indagare soprattutto quello che c’è fra le pieghe dei testi essendo i concorrenti per la maggior parte cantautori. Prima della “musicazione” delle parole (la prego usi questo termine ci tengo) mi interessa il contenuto lirico, l’identità. Secondo me uno dei punti di forza di questi ultimi Festival è la coerenza fra quello che sono e quello che raccontano. Hanno tolto un po’ di polvere al canto».
E nelle canzoni i concorrenti raccontano molto della loro vita privata, penso a Grignani, Levante, Mr. Rain, Art. 31, Ultimo, Modà giusto per fare qualche nome.
«Grignani l’ho incontrato e mi ha detto che il suo non è un brano recente, anzi, ha qualche anno sulle spalle. Mi ha confessato di aver trovato la forza di raccontare suo padre grazie al sentimento paterno che prova nei confronti di sua figlia. In realtà la sua canzone è quella di un uomo che parla a se stesso; ecco cose come questa sono nel mio podcast che ascolterete durante la settimana del festival».
Ma veniamo agli aneddoti che la riguardano e che promette di raccontare. C’è qualche ricordo che le è più caro di questa lunga “militanza” sanremese?
«E secondo lei i miei ricordi più cari a che cosa possono essere legati se non agli Elii? Ogni esibizione è stata un parto, ogni gag studiata momento per momento e quello che succedeva sul palco dell’Ariston diventava (e non c’erano i social) immediatamente virale. Dal mio palchetto di maestro d’orchestra vedevo tutto ma soprattutto vedevo le facce dei miei musicisti sgranare gli occhi. Emozioni difficilmente ripetibili».
Si ricorda la prima volta a Sanremo?
«Fu nel ’90 quando a causa delle modifiche per il restauro e l’ampliamento del Teatro Ariston il festival si spostò al Palafiori e diressi Mia Martini con La nevicata del ’56, che conquistò il premio della critica e Mango con Tu...sì. Pensandoci mi vengono i brividi perché di anno in anno quel ricordo prende sempre più forza e le esibizioni di quei magnifici artisti un regalo della vita».
Dopo tutti questi anni di festival, può rivelare qual è il presentatore che ha apprezzato di più?
«Raimondo Vianello e non ho dubbi. Per l’amor di Dio, Pippo Baudo è sul piedistallo perché provo grande stima, ma Raimondo Vianello ha presentato un festival dove ho diretto più artisti. Da scaletta i miei si esibivano uno dopo l’altro e per regolamento il presentatore, oltre al cantante, doveva e deve nominare il direttore d’orchestra. Ricordo che la prima sera Raimondo mi guardò e disse: …ancora lei? All’ultima serata era diventata una gag e faceva una smorfia ogni volta che mi nominava. Ebbene, sei mesi dopo una mattina mi trovai a Milano 2 per un lavoro ed entrando nella sede di Canale 5 lo incrociai. I nostri sguardi si incontrarono e sobbalzando (letteralmente) Vianello ridisse: «Ancora lei»? Sorridendo confessò di avermi vissuto come un incubo: «Non sa quante volte l’ho sognata…arrivederci». E se ne andò. —