La Stampa, 21 gennaio 2023
L’interprete dei clacson
Dovete sapere che a Roma esiste un linguaggio dei clacson. Per dire, a Bergamo, dove sono nato, il suono del clacson significa una cosa sola: attenzione. Attenzione non stai rispettando la precedenza, attenzione è verde e così via. E poiché gli automobilisti lì sono prudenti come gatti svizzeri, il clacson si suona di rado. A Roma no. A Roma col clacson si possono intavolare lunghe conversazioni, il più delle volte a sfondo minatorio. Ieri mattina, per esempio, ho sentito da lontano un bel clacson baritonale: peee. E subito la replica di un contralto: piii. Siccome dopo tanti anni ho imparato il linguaggio dei clacson, traduco per voi. Peee: imbecille, vuoi darti una mossa? Piii: ma che vuoi, datti una calmata. Le auto si sono avvicinate, il baritono dietro, un agguerrito suv, e davanti il contralto, un’utilitaria nervosetta. Erano vicine alle strisce pedonali che mi apprestavo a impegnare, e i conducenti gesticolavano molto. Peee (impedito, vuoi far sera?), piii (cojone, non vedi che ci stanno le strisce?). Infatti io volevo attraversare ma titubavo, e allora l’utilitaria è proseguita col suv a incalzarla. Piii (pure ’sto scemo che non attraversa), peee (certo… falli passare tutti, prendiamo le ferie). E non è finita lì. Di Nuovo peee (adesso hai davvero rotto), piii (mo’ scendo e te gonfio). E infatti i due hanno accostato come potevano, sono scesi… si sono dati il cinque e si sono infilati in un bar. Quindi no, la conversazione era un’altra: Giggi ma sei tu? Livio, come va? Ci fermiamo a prendere un caffè? Certo, dove? Qui al bar all’angolo? Perfetto accostiamo… Sì, lo so, devo ancora esercitarmi parecchio.