la Repubblica, 22 gennaio 2023
Intervista a Joyce Carol Oates
Provare a intervistare Joyce Carol Oates ha qualcosa di masochistico, vista la fama di autrice ritrosa al colloquio con i giornalisti. Abbiamo contattato via mail la grande scrittrice americana, da anni tra i nomi favoriti per il Nobel, ricavandone un feroce attacco alla società americana che spiega molto della rabbia che percorre i suoi libri, anche l’ultima meravigliosa raccolta Notte al Neon (edizioni Carbonio), che è la quintessenza della letteratura del mistero targata Carol Oates.
Perché tanta violenza in questi racconti?, chiediamo. La reazione sembra risentita: «Non è questa la vita? Pensa davvero che la “violenza” esista solo nella letteratura di Joyce Carol Oates?». Poi sferra il colpo: «Ad essere “violenta” è la vita negli Stati Uniti nel Ventunesimo secolo! Qui circola una statistica stupefacente: la prima causa di morte per le donne incinte è l’omicidio da parte del coniuge o del partner; la prima causa di morte per gli uomini sotto i 35 anni è il suicidio; la prima causa di morte per i bambini sono le pistole – incidenti o omicidi dovuti alle armi. Tra i giovani, il suicidio e i tentativi di suicidio sono diventati una vera e propria epidemia. La letteratura seria non si sottrae a questi fatti. Per vivere e scrivere in un paese così violento, bisogna imparare ad amministrare tanta ferocia. Le mie storie non riproducono semplicemente laviolenza della società statunitense ma ne sono piuttosto una riflessione e una meditazione».
Provate a leggere Notte al neon e capirete. Un senso di allerta costante percorre i nove racconti. Si legge col fiato in gola, si affonda e si risale. Su e improvvisamente giù, senza passare per i piani intermedi. La traduzione magistrale di questo delirio linguisticamente molto controllato è di Claudia Durastanti. Montagne russe, per appassionati del genere e non solo. Un momento si è tranquilli e l’attimo dopo si spalanca il baratro. Basta una strada interrotta, la macchina in panne, per ritrovarsi in una villa prigioniera di un uomo che dice di essere tuo marito ma per te è un estraneo. Dov’è la verità? Trasformare il noto in ignoto, il familiare in estraneo, l’intimità in lotta ferina: eccola la maestria di Joyce Carol Oates.
La vita può essere raccontata in tanti modi, Carol Oates sembra preferire il conflitto. Il sentimento della vendetta esposto impudicamente. Una cosa è certa il sogno americano nelle sue mani va in frantumi. Ma è mai esistito davvero? «L’American Dream è solo un mito, come una pubblicità della Coca Cola. Un modo per suggerire agli immigrati e ai poveri che, se non riescono a guadagnarsi da vivere dignitosamente, è colpa loro». Carol Oates la vita se l’è guadagnata, scalando la piramide sociale e arrivando a insegnare a Princeton pur provenendo da una famiglia modesta ma rifugge l’epica facile della self made woman : «Sonouna scrittrice / professoressa che lavora con ritmi settimanali da operaio; ho un grande rispetto per il lavoro svolto per una causa valida e credo che le persone siano più felici quando sono immerse in un progetto significativo che porta uno scopo e una gioia nella loro vita».
Sarà un caso ma una delle donne che più attrae Joyce Carol Oates è Marilyn Monroe, la ragazza partita dal niente diventata la diva per antonomasia.
Blonde, romanzo pubblicato nel 1999 tornato alla ribalta per aver ispirato il film diretto da Andrew Dominik, porta a galla il dolore mascherato dietro la biondezza. Tra i racconti del nuovo libro,
Miss Golden Dreams è dedicato a Marilyn. Qui l’oro scintillante e il biondo abbagliante sono il feticcio da vendere all’asta e su cui costruire a uso e consumo dello star system. Così la scrittrice ci spiega la sua ossessione: «Blonde è la donna costruita, mentre Norma Jeane Baker è la donna in carne e ossa, privata. Oggi, Marilyn Monroe avrebbe avuto il controllo della sua carriera come Lady Gaga o Madonna; negli anni Quaranta, gran parte delle star cinematografiche erano vincolate a contratti restrittivi e non avevano la libertà di intraprendere per proprio conto i ruoli da interpretare. Erano intrappolate, specialmente le giovani, in stereotipi di glamour e pubblicità». La tristezza dove essere bandita dalla società americana del tempo?, chiediamo, rispolverando la definizione ad effetto di Henry Miller dell’America come «lungo incubo al neon». «Nessuno ama l’amarezza – in qualsiasi società», risponde. «Ecco perché le donne hanno imparato a nascondere i loro sentimenti più veri, perché potrebbero essere punite con il non essere amate. In alcune società restrittive, donne e ragazze vengono addirittura uccise se parlano e si rifiutano di interpretare i ruoli che gli uomini hanno creato per loro».
Le donne hanno ruoli cruciali nei racconti di Notte al neon. Donne alle prese con la loro autostima, vittime di maschi predatori, indipendenti, inquiete, in fuga dall’oppressione familiare. Donne colte al bivio di una deviazione, che è poi il titolo del primo racconto: «La narrazione è davvero un modo per esplorare il mistero nelle nostre vite. Avanzando negli anni, ciò che da giovani ci sembrava un destino può rivelarsi come una “pura casualità”. Può risultare un caso anche l’incontro con chi abbiamo sposato».
I ribaltamenti per Carol Oates sono l’essenza di ogni scrittura narrativa: «I narratori tengono molto alle deviazioni dalla norma – anzi la deviazione è forse il principio stesso dello storytelling! Once upon a time…». C’era una volta… e poi si spalanca il gioco del caso. Ai suoi lettori Carol Oates dà un consiglio: «I miei scritti vanno letti e riletti, proprio come si potrebbe fare con una poesia. Il lettore è invitato a leggere, pensare, meditare. A volte le storie sono come favole, somigliano alle fiabe esemplari di Italo Calvino». Tutto è permesso al narratore: «Chi scrive può dire qualsiasi cosa».
L’ultima domanda è sul politicamente corretto che negli Stati Uniti, soprattutto nelle università, sta diventando imperante: «La “normalità” è relativa. Le mode vanno e vengono, in politica, nella religione e nella moralità. Una volta era considerato “normale” ostracizzare le madri non sposate; ora, il termine “madre single” spesso suggerisce rispetto, ammirazione per il coraggio. Negli anni Cinquanta negli Stati Uniti, i bigotti di destra censuravano qualsiasi cosa sembrasse loro “comunismo”. Negli anni Trenta e Quaranta in Italia, qual era l’ideologia politica prevalente?».