la Repubblica, 21 gennaio 2023
A 23 anni dalla morte di Craxi
ROMA – «I giovani mi scrivono proponendomi tesi di laurea su Bettino Craxi, ma sono sempre di area centrodestra», sospira Stefania Craxi, lafiglia del leader socialista. Craxi è morto ventitré anni fa e oggi in cento si ritroveranno al cimitero di Hammamet, in Tunisia, dove l’ex premier è sepolto, per commemorarlo. Tra loro parlamentari di centrodestra, come Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, Maria Tripodi, Alessandro Battilocchio (Forza Italia); Nino Germanà e Anastasio Carrà (Lega); ci sarà anche il renziano Ettore Rosato. Ed è la destra che in questi giorni lo ha ricordato, dal ministro Tajani a Maurizio Gasparri, da Lorenzo Cesa a Marcello Pera («coroneremo il sogno di Berlusconi e Craxi») e Giulio Terzi. Stefania Craxi ricorda che nel 2010 Giorgia Meloni la volle ad Atreju, «venne nel mio ufficio con una statuetta di papà scovata in un mercatino». Ma i missini,guidati da Teodoro Buontempo, Er Pecora,non tirarono le monetine a Craxi, dinanzi al Raphael, il 30 aprile 1993? Il 1° aprile avevano circondato Montecitorio al grido di «Arrendetevi!». C’erano i parlamentari in piazza, le cronache di allora ricordano anche Gasparri.
Per quel lancio delle monetine Buontempo avrebbe cambiato una banconota da diecimila lire in un tabaccheria vicino all’albergo dove Craxi alloggiava. Oggi il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, dice: «Se c’erano i nostri erano cani sciolti»; «io c’ero e mi ricordo che i missini si erano radunati da un’altra parte: in Galleria Colonna», conferma Umberto Croppi, allora nella Rete. «Mai quelli del Pds e della Rete di Orlando li avrebbero ammessi lì con loro», si dice sicuro Croppi.
Chissà. Di certo è che il Msi cavalcò l’onda giustizialista nel biennio 1992-1993. Eppure tra Bettino Craxi e il mondo missino c’è sempre stata un’attrazione reciproca. Craxi, incaricato di formare il governo nel 1983, è stato il primo ad ammettere alle consultazioni Giorgio Almirante, legittimando così il Msi come forza dentro il sistema. Seguirono altri abboccamenti. Il Msi apprezzò il Craxi che seppe dire no agli Usa a Sigonella nell’autunno 1985. Nel dicembre 1987 poi Craxi volle incontrare il giovane successore di Almirante, Gianfranco Fini, per parlare di riforme: un fatto politico rilevante. Ma già la chiusa craxiana del congresso socialista di Palermo, nel 1981 – «Viva l’Italia» – era piaciuta ai missini. Giano Accame, poi direttore delSecolo,scrisse un libro su quella consonanza: Socialismo tricolore. Le file col Msi le teneva il senatore socialista Antonio Landolfi che riunì in convegno il deputato pisano Beppe Niccolai, missino eretico. Il rapporto – racconta Croppi – a un certo punto fu così intenso che si arrivò a temere una fuga dal Msi verso i socialisti, allora potentissimi. Fini nel gennaio del 1988 stoppò tutto sparando sui socialisti “forchettoni” e “ladri”. «Con loro però bisogna dialogare», gli rispose Pino Rauti. «Craxi è stato il difensore dell’orgoglio nazionale, il profeta del presidenzialismo e il campione della modernizzazione, qualcuno può dubitare che tali valori non siano anche di destra?», ha scritto il giornalista Gianni Pennacchi, che in un libro con Bobo Craxi raccontò gli anni di Hammamet. Dal 29 ottobre 1981, suRepubblica, Giorgio Forattini aveva preso a disegnare Craxi nelle vesti di Mussolini, con gli stivaloni del decisionista. Nacquero legami. Mauro Mazza, ex giornalista del Secolo, autore del libro I ragazzi di via Milano,dopo aver lasciato l’organo del Msi collaborò con l’ufficio stampa di Claudio Martelli e finì in Rai. Tajani pubblicò una biografia sul ministro socialista Lelio Lagorio: Il Granduca.E «Donna Assunta mi ha sempre onorato della sua amicizia», spiega Stefania Craxi, poi transitata in FI, come molti socialisti del resto.
Insomma, Bettino Craxi è in qualche modo nel Pantheon di questa destra al governo. «A confronto del governicchio attuale il Craxi di Sigonella era un gigante», disse Meloni nel gennaio 2020. Le ragioni della fascinazione sono tante, dice Croppi. «Il principale è dato dal richiamo della foresta, vista la matrice socialista del Duce. Poi Craxi aveva un interesse strategico nel far rientrare i missini nel gioco politico». «A destra in tanti mi hanno chiesto scusa per gli eccessi giustizialisti, a sinistra mai», precisa Stefania Craxi. Dei vecchi missini che si scagliarono contro gli scandali craxiani in Parlamento c’è rimasto soltanto Riccardo De Corato, lo sceriffo. Dice: «Forse c’è stato qualche accanimento giudiziario, ma in quel periodo i socialisti rubavano. Dopodiché cosa vuole ormai? Sono trent’anni che facciamo i governi con Berlusconi!».