Corriere della Sera, 22 gennaio 2023
George Santos, il deputato che ha mentito su tutto
New York È la versione politica di Frank Abagnale, che finse di essere stato pilota della PanAm, medico e procuratore, come raccontò in Prova a prendermi, diventato anche un film. È la versione maschile di Anna Sorokin, alias Anna Delvey, che si finse ereditiera per accedere all’alta società newyorkese. A differenza di Abagnale e Sorokin, George Santos non è stato condannato per frode, finora. Si presenta ogni giorno al Congresso, dove lo speaker repubblicano Kevin McCarthy lo ha appena nominato membro di due commissioni della Camera (Scienza e Piccole imprese). E questo nonostante un dipendente di Santos abbia finto di essere il capo dello staff di McCarthy per raccogliere fondi per la sua elezione nel terzo distretto di New York a novembre. Ma lo speaker ha bisogno di ogni voto, data la risicata maggioranza repubblicana. E il deputato, indagato per le bugie relative a ogni aspetto del curriculum e sull’origine dei 700 mila dollari con cui ha finanziato la sua campagna, non ha intenzione di lasciare: «Ho abbellito il curriculum» dice «ma non ho commesso alcun crimine».
Santos non ha mai lavorato per Citigroup o Goldman Sachs, né si è laureato al prestigioso Baruch college (o da nessuna parte) – diceva di essere entrato con una borsa di studio per la pallavolo, di aver preso così sul serio la squadra da finire con due protesi alle ginocchia ma ne era valsa la pena, avevano «distrutto Harvard»: tutto falso. Ha lavorato un anno per Harbor City Capital, società di investimenti accusata di avere messo in piedi uno schema Ponzi: Santos vi investì i soldi di Andrew Intrater, cugino di un oligarca russo sotto sanzioni, Viktor Vekselberg. E Intrater finanziò con decine di migliaia di dollari la campagna di Santos.
Ha mentito sulla morte di sua madre: su Twitter disse che era accaduto nell’attacco dell’11 settembre; il sito della sua campagna affermò invece che quel giorno la donna era «nel suo ufficio nella Torre Sud» ma si salvò per morire di cancro qualche anno dopo; in realtà Fatima Caruso Devolder non era negli Stati Uniti, ma in Brasile dove George dice di essere nato nel 1988. Ha mentito sulle sue origini ebraiche: i presunti nonni ebrei fuggiti dall’Europa durante la Seconda guerra mondiale risultano nati in Brasile prima del conflitto. Quando lo avvicinammo a novembre al summit della Republican Jewish Coalition a Las Vegas, ci parlò di parenti italiani: potrebbe essergli sfuggita una rara verità (il bisnonno materno si chiamava Vicente Caruso).
Santos ha usato diversi pseudonimi: col nome Anthony Devolder gestiva un’associazione animalista, Friends of Pets United. Un veterano della Marina gli chiese aiuto per salvare il suo cane malato di cancro; «Devolder» creò una pagina online, raccolse tremila dollari, ma poi mandò padrone e cane da un veterinario di sua conoscenza che disse che il tumore non poteva essere operato e sparì coi soldi (il cane è morto). Una pagina Wikipedia di «Devolder» dice che avrebbe vinto concorsi di bellezza come drag queen. Santos si dichiara gay (anche se è stato sposato). Una foto lo ritrae nel 2008 nei panni di una drag queen sotto lo pseudonimo Kitara, ma lui nega. Nega tutto.
Il New York Times ritiene che a renderlo convincente, come con Anna Sorokin, ha contribuito il look: i maglioni girocollo grigi e pervinca sotto la giacca, i pantaloni beige e gli occhiali con montatura nera da studente dell’Attimo fuggente. Due amici lo accusano di aver rubato una sciarpa Burberry e una camicia Armani; in Brasile acquistò abiti e scarpe con gli assegni di un anziano che sua madre assisteva come infermiera. Il fisico e deputato democratico Bill Foster scrive su Twitter di non vedere l’ora d’essere affiancato nella Commissione Scienza da Santos, «vincitore sia del Nobel che della Fields Medal, per il suo lavoro pionieristico nel campo dei numeri immaginari».