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 2023  gennaio 21 Sabato calendario

L’invenzione della scrittura

Una delle più grandi conquiste dell’umanità è l’aver introdotto la scrittura, che, stando alle ricerche finora condotte risalirebbe a circa 5500, anni fa quando fece la sua comparsa in Mesopotamia e subito dopo in varie parti del Pianeta. Ma la realtà potrebbe essere ben diversa. È possibile infatti, che persone che vivevano in Europa circa 20.000 anni or sono utilizzassero già una semplice forma di scrittura per registrare le abitudini degli animali che cacciavano. Questo, secondo uno studio apparso sul “Cambridge Archaeological Journal”, e che riguarda simboli fino a oggi misteriosi presenti su manufatti e pareti di caverne. Se verrà confermato, bisognerà accettare che forme di protoscrittura comparvero almeno 15.000 anni prima rispetto a quanto si pensava. Questa ipotesi si basa sull’interpretazione di simboli grafici, come linee, croci, punti e asterischi, i cui significati sono stati a lungo dibattuti, che sono presenti in almeno 400 grotte europee abitate e dipinte dall’Homo sapiens da 42.000 anni fa in poi.
Ben Bacon, un ricercatore indipendente di Londra interessato alla scrittura più antica, ha voluto indagare a fondo su queste figure con l’intento di capire se volevano raccontare qualcosa. Ha così compilato un banca dati di immagini di animali e dei simboli grafici loro associati che erano stati raffigurati sulle pareti delle caverne o su manufatti portatili, disegnati tra 20.000 e 10.000 anni fa – il periodo in cui venne creata la maggior parte di questi motivi – per poi elaborarli con strumenti statistici. Per prima cosa Bacon notò che alcuni modelli erano particolarmente comuni. Ha trovato per esempio, 606 raffigurazioni di animali insieme a una sequenza particolare di punti o linee. I cavalli, per esempio, avevano tipicamente tre segni, mentre i mammut ne avevano cinque. Ha anche individuato 256 gruppi di segni accanto a un simbolo a forma di “Y”, che seguiva sempre quella sequenza. Partendo da questi schemi Bacon ha lavorato con un gruppo di ricercatori, tra cui l’archeologo Paul Pettitt della Durham University nel Regno Unito, e Tony Freeth dell’University College di Londra. Elaborando i dati il gruppo di lavoro
è giunto alla conclusione che i simboli corrispondevano ad alcune abitudini delle specie animali raffigurate, come il mese in cui si accoppiavano e partorivano. «Questo è esattamente il genere di dati che ci si aspetterebbe da cacciatori-raccoglitori del Paleolitico», ha sottolineato Pettitt. «Per quei gruppi di persone se vi era qualcosa che davvero valesse la pena essere registrato, questo erano proprio i comportamenti degli animali, fondamentali per la sopravvivenza».
Tale “calendario” sembra essere rimasto notevolmente stabile e in uso per un periodo di almeno 10.000 anni e in diverse regioni geografiche, come quelle che oggi sono la Spagna, la Francia e l’Europa centrale, consentendo la trasmissione di informazioni a più generazioni. «È un’ipotesi molto interessante», afferma la paleoantropologa Genevieve von Petzinger. Un po’ scettica invece, è Karenleigh Overmann dell’Università del Colorado a Colorado Springs, la quale sostiene che lo studio sia un passo nella giusta direzione nell’interpretazione di quei segni misteriosi, ma non è convinta che essi rappresentino un calendario. «Tuttavia – sostiene Overmann – se i risultati venissero confermati, sarà necessario ripensare a quanto finora sostenuto sulle origini della scrittura».
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Si pensava fosse apparsa circa sei millenni fa in Mesopotamia ma uno studio inglese sulle caverne preistoriche potrebbe anticipare la sua invenzione a diecimila anni prima. I segni associati agli animali fanno pensare a un alfabeto ancora da decifrare che, se confermato, cambierà molte ipotesi attuali