Avvenire, 20 gennaio 2023
Castelvetrano, in piazza erano pochissimi ma tutti giovani
Chi mi legge sa che cito spesso, perché mi piace e lo considero intelligente, un vecchio proverbio che dice: «Occhio di straniero vede meglio di sparviero». Cioè: dall’estero vedono la nostra cronaca meglio di noi. Noi leggiamo i nostri giornali, e apprendiamo certe cose di noi, quindi crediamo di conoscerci. Ma quando andiamo all’estero, e leggiamo i giornali stranieri, apprendiamo altre cose, che ci sembrano nuove e ci stupiscono. E allora ci conosciamo meglio. Adesso noi siamo qui, a rimpinzarci di elogi e compiacimenti perché abbiamo preso Matteo Messina Denaro. È giusto, chi l’ha trovato e catturato merita complimenti. Ma in Norvegia c’è un giornale che in prima pagina titola: “Perché gli italiani ci hanno messo trent’anni?”. Bella domanda. Importante. Per fortuna riecheggiata più volte anche da noi e tra noi. Adesso veniamo a sapere che Messina Denaro girava con documenti falsi, in particolare la carta di identità di un suo amico sulla quale lui aveva semplicemente incollato la propria foto. Io, che sto in una cittadina del Nord, non capisco: son decenni che noi qui non abbiamo più le foto incollate sulla carta d’identità, ma le foto sono per così dire consustanziali con la carta o la plastica del documento, per cambiare foto devi rifare il documento. Messina Denaro è malato, ha un cancro in metastasi, qualche giornale dice addirittura che sta morendo, certo ha bisogno di cure e si curava. Il pubblico è sospettoso, e il suo sospetto è che non si volesse abbastanza trovarlo prima. Un grande giornale azzarda un’inchiesta fra i suoi lettori, e usa una risposta per titolare a tutta pagina: «Non so se l’avrei denunciato». È un titolo eclatante, ma – siamo sinceri! – non dice la verità. Perché pare che alla gente non gliene importasse poi tanto che lo catturassero. Non è vero. La verità è che quando l’han preso quella gente che riempiva di gioia le piazze della sua città, non sono rimaste vuote, e la gente alzava cartelli con su scritto: «Basta con la mafia!». Mafia minuscolo, mentre in Norvegia quel titolo in prima pagina ha la “M” maiuscola. Da noi è una mala parola, all’estero è un mito. Certo, trovi sempre il contestatore che, intervistato, pur di sparare contro lo Stato, dichiara: “A me Messina non m’ha fatto niente”.
Ebbene, cominciamo col prender le distanze: queste esclamazioni sono obbrobriose. Se il fuorilegge ha fatto del male ai suoi concittadini, lo ha fatto a te. Se ha ucciso il figlio di un suo vicino che tu neanche conosci, ha ucciso tuo figlio. Sì, ieri sera a festeggiare la sua cattura c’erano in piazza nella sua città poche persone. Pochine. Ma al momento della cattura hanno invece gioito in tanti. E poi le persone di ieri sera erano tutte giovani studenti. Partiamo da loro. Sono la speranza. Le cose stan cambiando. La mafia è in decadenza.