Corriere della Sera, 20 gennaio 2023
Biografia di Chiara Francini
Attrice, scrittrice, ora anche co-conduttrice per una sera del Festival di Sanremo: fa tante cose perché non ne sa fare bene nessuna?
«Sono una donna, quindi posso fare tante cose contemporaneamente, posso fare tutto...». Chiara Francini, 43 anni, cresciuta a Campi Bisenzio, ha la risposta pronta e un accento marcato come piace a molti toscani.
Ora sarà molto invidiata, in tante si chiederanno perché lei e non io...
«Beh, se lo pensi fatti una domanda e datti una risposta... Certo mi sento molto fortunata, ma ho sempre costruito questo mestiere con grande rigore e altrettanta passione, faccio quello che amo e non mi guardo mai indietro, di certo l’invidia non è tra le mie caratteristiche».
Pensava che il teatro Ariston potesse rientrare nella sua traiettoria professionale?
«È stata una sorpresa inaspettata, ho trovato un messaggio vocale di Amadeus e ho iniziato a sudare da ogni pertugio. Sono rimasta a fissare il muro per due ore, fino a quando non mi ha chiamato. Mi ha chiesto se ero libera il 10 febbraio e avevo il batticuore come a un primo appuntamento. Per qualunque ragazza di provincia – anche se ragazza non lo sono più – il Festival è il coronamento di una carriera, è l’evento più popolare. Per la mi’ mamma a questo punto posso smettere anche domani...».
Il suo Sanremo?
«È un ricordo di aggregazione casalinga, molto italiana. Si stava tutti insieme, con mia mamma compravamo il giornale e imparavamo le canzoni a memoria, Sanremo diventava un altro componente della famiglia. Tutti noi da adulti siamo quello che abbiamo mangiato e ascoltato da bambini. Ricordo Marcella Bella, Maledetta primavera, Giorgia che canta E poi, la Pausini che dice “grasie Pippo” con la esse emiliana, la Bertè, Al Bano, il mitico Gianni Morandi che ha un’energia come Benjamin Button, va a ritroso».
Al Bano e Morandi ci sono ancora...
«Sono il leitmotiv delle nostre vite».
Rigorosa fin dalla scuola. Si è laureata a Firenze in Lettere, con una tesi in italianistica, prendeva solo i 30 e lode, una secchiona...
«Penso che tutti noi vogliamo sempre comporre un tema di cui rendere fieri il babbo e la mamma. Faccio questo mestiere perché, come tutti quelli che lo fanno, sono egocentrica ed egotica, ma anche perché mi anima questo grande desiderio di essere amata dagli altri, soprattutto dalle persone più importanti della mia vita, che sono i miei genitori. Fare bene per me significava farmi amare di più, sono mossa dalla ricerca costante di amore: se sono più brava mi vogliono più bene. Questa penso sia una caratteristica più spiccata nelle donne: dobbiamo fare 20 per ottenere 13. Ma va bene così».
Dunque la ricerca della perfezione significa zero trasgressioni?
«Sì, non bevo e non fumo; sono abbastanza pallosa».
Ha fatto una «Domenica In» con Pippo Baudo. La sua lezione?
«L’ascolto. Perché per quanto tu possa studiare conoscerai sempre le domande, ma mai tutte le risposte. Ascoltare aiuta a instaurare un dialogo vivifico e sincero».
Ha recitato per Spike Lee. Cosa l’ha colpita?
«Il rigore e la passione. Io penso che la passione muova ogni cosa, il sole e l’altre stelle. Ci sentiamo ancora, se gli scrivo mi risponde dopo 30 secondi e mi chiedo ancora come sia possibile».
Le giro una domanda che le ha fatto a «Belve» Francesca Fagnani, altra protagonista del Festival. Lei si è definita fallica e femminile...
«Da una parte ho una modalità molto volitiva se penso che una cosa sia giusta, ma dall’altra so anche essere morbida, sono un chiasmo vivente. Penso che donne e uomini siano profondamente diversi, sono consapevole dei miei talenti e parimenti consapevole dei mei difetti e nel mezzo c’è la possibilità per tutti noi di successo e di felicità».
I suoi talenti e i suoi difetti?
«Il mio talento è la pertinacia, il difetto è che sono molto fragile, anche se non sembra... Mi sono sempre sentita una diversa, una fuori posto, una parvenu. Tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo sentiti sbagliati, e credo che sia un percorso che mi ha forgiato: la consapevolezza della propria diversità fa sì che anche quelle che possono sembrare caratteristiche sbagliate in realtà ti rendono unico e su quelle devi puntare».
Si sentirà fuori posto anche a Sanremo?
«Spero di sì, perché essere fuori posto tira fuori il meglio di me».