Corriere della Sera, 20 gennaio 2023
L’avvocata-nipote di Messina Denaro
PALERMO La penalista Lorenza Guttadauro, figlia di una sorella di Matteo Messina Denaro, moglie di un fiancheggiatore condannato a 10 anni in appello e sorella di un altro sospettato già arrestato, è l’avvocata che ora dovrà difendere il boss dei boss.
Ieri non si è presentata in aula, come lo zio stragista che ha disertato il collegamento audio-video dal carcere, ma prima o poi dovrà presentarsi e allora, oltre che i pm, si troverà di fronte un suo collega legato a ben altra famiglia. Da una parte, l’avvocata Guttadauro, alta, scura, capelli non lunghi, tre figli, un’esistenza dedicata ai parenti sotto processo. Una vita e una professione segnate. Dall’altra, l’avvocato Fabio Trizzino, genero di Paolo Borsellino. Storie e vissuti paralleli che potranno incrociarsi come non è mai avvenuto.
Lorenza è sempre rimasta nella sua città: 44 anni, casa e studio a Palermo, a due passi da Piazza Tosti, lo stesso edificio costruito da suo nonno dove soggiornava da latitante Leoluca Bagarella. Intrecci e misteri, forse casuali. Minimizzati da lei che continua ad occuparsi prevalentemente di guai familiari. Delle inchieste che hanno colpito la madre Rosalia, una delle sorelle del boss finite al carcere dei Pagliarelli, e del marito Girolamo Bellomo, arrestato nell’operazione Eden 2, condannato a 10 anni in appello, pena scontata, da poco in libertà. Una donna rimasta sola a lungo, rivedendo per anni il suo uomo in tribunale come avvocato e ai colloqui come moglie. Stessa storia per il fratello Francesco, assistito davanti ai giudici e visitato in parlatorio. E questo accadrà pure con lo zio più famoso di Sicilia. La vedremo in aula sul banco della difesa, ma potrà superare anche i portoni blindati del supercarcere abruzzese, attraversando come se non esistessero le maglie del 41 bis, il regime che impedisce contatti diretti fra detenuti e familiari. Ma non all’avvocato. Anche se nipote diretta. Ed è questo che pone qualche dubbio, che inquieta tanti investigatori e magistrati impegnati in passato a caccia del boss. La preoccupazione, analoga a quella dei colleghi che adesso setacciano i segreti del boss, è sintetizzata da un ex sostituto della Direzione antimafia di Palermo, Massimo Russo: «Temiamo la beffa e lo scacco matto del padrino appena arrestato».
Russo (ex pm Dda)
Messina Denaro ha trovato il «vuoto» della norma del carcere duro
e lo colma nominando
un familiare. Così spiazza l’avversario, lo Stato,
a rischio scacco matto
Nato e cresciuto a Mazara del Vallo, per 13 anni segugio dell’imprendibile Messina Denaro, insieme a poliziotti del calibro di Giuseppe Linares, Russo individua nella nomina dell’avvocata-nipote «una mossa che spiazza lo Stato, che rivela un vuoto normativo». Il riferimento è proprio alle strette maglie del cosiddetto carcere duro, come spiega: «Maglie che si allargano, costringendo a doverci fidare della deontologia professionale dell’avvocata Guttadauro. Ma se il 41 bis nasce per escludere rapporti con il mondo esterno al carcere e, soprattutto, possibili intese sotterranee con i parenti anche durante i colloqui, dovremmo pure porci la questione di un parente-avvocato. Cosa che non ha mai fatto nessuno. Matteo Messina Denaro ha trovato il «vuoto» della norma. E lo colma. Spiazzando l’avversario, lo Stato, a rischio scacco matto».
Questione aperta, anche se nessuno può insinuare dubbi sulla deontologia dell’avvocata che cominciò la carriera nello studio di Rosalba Di Gregorio, penalista con il merito di avere svelato i primi errori e il depistaggio sul caso Borsellino. Allora faceva gavetta Lorenza Guttadauro. Poi passata in proprio, mentre il padre, Filippo, scontava i suoi 14 anni di carcere proprio perché citato nei pizzini scambiati fra Matteo lo zio e Bernardo Provenzano. Citato in codice con un numero: «121».