il Giornale, 19 gennaio 2023
Ratzinger e il cristianesimo
Ecco una bella domanda: che cos’è il Cristianesimo? Vista l’aria che tira c’era proprio bisogno di spiegarlo, e pazienza se a farlo è un Papa defunto, sebbene da poco, e pazienza se nel titolo del libro (Benedetto XVI, Che cos’è il Cristianesimo, a cura di Elio Guerriero e Georg Gänswein; Mondadori) il punto interrogativo non c’è. Ma è come se ci fosse, e l’autore una risposta prova a darla.
È una raccolta di riflessioni successive alla rinuncia del 2013, insomma sono pensieri emeriti, e nonostante la presenza di Padre Georg come co-curatore non bisogna temere pettegolezzi, semmai il contrario ovvero una profondità teologica e biblica non troppo facilmente avvicinabile. Io per esempio di fronte a certe pagine fitte di personaggi veterotestamentari, per giunta minori quali Gezabele, Acab, Ieu, Mattatia, Nabot, Amos, Amasia, ho barcollato... È il libro di un teologo, non di un catechista, è un libro asistematico, raccolta di «piccoli e medi contributi» (lezioni, lettere, articoli, prefazioni, precisazioni...) sia editi che inediti, ed è un libro postumo che tale doveva essere anche nelle intenzioni del Papa emerito. Lo dice nella premessa l’altro curatore, il teologo Elio Guerriero, e lo afferma Joseph Ratzinger in persona nella prefazione, solennemente: «Questo volume, che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae, deve essere pubblicato dopo la mia morte».
Perché tanta attenzione, se non circospezione? Il libro, lo dico subito, di attacchi a Bergoglio non ne contiene, anzi, le svariate citazioni sono tutte in positivo e al termine del quinto capitolo si trovano parole inequivocabili: «Vorrei ringraziare papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!». E però, un però se lo si cerca lo si trova sempre, queste frasi entusiaste sono state vergate (in tedesco, stiamo leggendo una traduzione) qualche mese prima della Traditionis Custodes, la Lettera apostolica con la quale il Papa regnante ha smantellato, coi modi bruschi che gli conosciamo, il motu proprio ratzingeriano che liberalizzava la Santa Messa in latino. Ma forse sono fisime, dettagli irrilevanti, visto che il libro è stato rivisto fino alla fine. E allora, tornando alla domanda, perché tanta cautela? La risposta la fornisce il diretto interessato: «La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianita». In parole povere: Papa Benedetto si è autocensurato. Perché impaurito dai sedicenti cattolici tedeschi, in realtà cattoprotestanti, dai vocianti e numerosi prelati più devoti a Sodoma che a Cristo, capaci di minacciare lo scisma (si vedano certe bellicose dichiarazioni del cardinale Marx) qualora Roma, ossia la Chiesa universale, si ostini a non benedire unioni omosessuali, matrimonio dei preti, sacerdozio femminile. Cose che per Ratzinger erano inconcepibili e che in verità lo sono, sebbene con toni diversi, anche per Bergoglio. Veniamo così a sapere che l’ostilità dei compatrioti era insostenibile ed è facile ipotizzare che abbia influito anche sulla rinuncia al pontificato.
In effetti agli scissionisti tedeschi Che cos’è il cristianesimo non può assolutamente piacere. Ci sono interi capitoli che potrebbero suonare perfino anticonciliari e sono «Musica e liturgia» e «Teologia della liturgia». Come sempre ha fatto, sia da cardinale sia da Papa, Ratzinger attribuisce le degenerazioni liturgiche non al Concilio Vaticano II bensì al post-concilio (la famigerata «ricezione del Concilio»). Purtroppo il distinguo non è molto convincente siccome è impossibile immaginarsi un post concilio senza il Concilio, e senza la Sacrosantum Concilium, la costituzione per l’appunto conciliare promulgata da Paolo VI, i parroci non avrebbero fatto entrare in chiesa chitarre e tamburelli, come disgraziatamente avvenne verso la fine degli anni Sessanta. Sull’argomento Benedetto XVI se ne esce con affermazioni di strepitoso eurocentrismo: «In nessun altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture». Altro che multiculturalismo! La cultura musicale europea è superiore! Per gli occidentali che odiano sé stessi ogni riga di pagina 42 sarà un litro di benzina sul fuoco dell’indignazione... Piuttosto incendiario è anche il capitolo «Monoteismo e tolleranza» in cui il Papa emerito prendendo le mosse dal Primo libro dei Maccabei fa un ragionamento, ebbene sì, antistatalista: «Il moderno Stato del mondo occidentale si considera come un grande potere di tolleranza che rompe con le tradizioni stolte e prerazionali di tutte le religioni. Con la sua radicale manipolazione dell’uomo e lo stravolgimento dei sessi attraverso l’ideologia gender, si contrappone in modo particolare al cristianesimo. Questa pretesa dittatoriale esige l’abbandono dell’antropologia cristiana e dello stile di vita che ne consegue». Avete letto bene: lo Stato dittatore! E non è finita qui: «L’intolleranza di questa apparente modernita nei confronti della fede cristiana ancora non si è trasformata in aperta persecuzione e tuttavia si presenta in modo sempre più autoritario, mirando a raggiungere, con una legislazione corrispondente, l’estinzione di cio che è essenzialmente cristiano». Sono parole forti, non adatte a un Papa Bergoglio sempre pronto a sorridere ai potenti del mondo, specie se di sinistra. E sono parole inequivocabili: Cesare è di nuovo contro Cristo, come nei primi secoli del cristianesimo.
A proposito di Cristo e per concludere: che cos’è allora il Cristianesimo? Per Joseph Ratzinger è Gesù, nient’altro che Gesù, «l’unico Dio che entra nella storia delle religioni e depone gli dei». Quegli dei che oggi stanno tornando, insieme all’ambientalismo (un panteismo appena mimetizzato), e che di nuovo reclamano, come millenni fa, sacrifici per placare la crudele Madre Terra.