la Repubblica, 19 gennaio 2023
La vendetta dell’orologio
Due indizi magari non fanno una prova ma certo legittimano il sospetto. Le due recenti separazioni che più hanno agitato i rotocalchi (e non solo quelli) oltre alla passata professione di calciatore del coniuge maschio e l’appartenenza al mondo dello spettacolo della coniuge femmina hanno in comune altro. Nel caso Blasi-Totti come poi nel caso Shakira-Piqué l’oggetto-simbolo della disputa è l’orologio: la collezione di orologi pregiati di Francesco Totti è sparita dalla sua cassetta di sicurezza, mentre la cantante colombiana paragona sé stessa a un Rolex e la nuova compagna di Piqué a un enormemente meno pregiato Casio. Alla prossima evenienza analoga saremo autorizzati a parlare di “revenge clock”. Ma intanto ci si dovrà pur interrogare sulla centralità di questo oggetto, che oltre alla cronaca rosa occupa quella nera per i frequentissimi casi di rapina volante, con bande specializzate nel minacciare automobilisti e sfilar loro cronografi di valore vertiginoso, dal polso magari incautamente esposto fuori dal finestrino secondo la modalità molto italiana del “braccino”.
Persino Matteo Messina Denaro, poi, in fila all’accettazione della sua clinica, alle otto di mattina di un lunedì piovoso e qualunque, poteva accertarsi dell’ora grazie a un esemplare da, sembra, 36mila euro.
Chi non è del ramo fatica a capacitarsi della differenza che può passare tra un orologio da diverse decine di migliaia di euro e una sua imitazione, ma questa deve pur esserci, se è così ben presente ed evidente a collezionisti, ladri e mogli in vena di ritorsioni. A proposito delle quali mogli, i commenti sui casi di Totti e Piqué hanno innescato una dinamica originale/emulazione, con raffronti sulle eventuali somiglianze tra la compagna lasciata e la nuova trovata. Modelle e modelli? L’accusa nei confronti dei mariti a volte diviene esplicita ed è appunto quella di cambiare compagna come siaggiorna la propria dotazione di device. È un’accusa delicata, che investe tutta la nostra epoca e tutti noi che la viviamo. Chi può permetterselo (per primazia economica) applica i protocolli del consumismo alla propria vita in tutte le sue sfere, e tutti i quadranti, tanto per restare in tema. È appunto una questione di tempo: e nessuno lo sa meglio di coloro cui fama e ricchezza hanno arriso in virtù di ben addestrate doti fisiche. Così i calciatori, così le donne di spettacolo.
La differenza fra un orologio che costa come un bene immobile e un altro è appunto il costo, cioè il poterselo permettere. Al nostro moralismo può parere che sia una questione di esibizione, ma questa non è tutta la verità, anche se è un punto su cui battono spesso rapper e trapper passati da origini umili a royalties milionarie. Cosa sfoggiano davvero? I feticci (abiti, automobili, gioielli) è ciò in cui si sostanzia la propria capacità di spesa ed è questo il vero oggetto di esibizione: il potersi permettere qualsiasi capriccio e spreco, cioè qualsiasi abissale distanza tra il valore d’uso e quello di scambio. Non del tutto a caso la contropartita degli orologi di Totti sono state le borse di Blasi: le borse sono gli accessori che adornano le braccia (o i caveau) femminili per svolgere la stessa funzione degli orologi per i maschili. Esibizione brandizzata ma, prima dell’esibizione, soddisfazione dell’impulso di soddisfare ogni impulso, senza dover mai pensare al saldo bancario.
Cosa che oltretutto dovrebbe rendere impermeabili al dispiacere per l’eventuale perdita del bene: se te ne sei potuto permettere uno, potrai permettertene altri, no? Il tuo brand preferito è sempre raggiungibile e al tuo servizio. Magari questa volta ti accorgerai che le ultime lettere di Rolex sono proprio “l’ex”.