La Stampa, 19 gennaio 2023
Le giornate in cella di Matteo Messina Denaro
Ha ordinato la morte di pentiti e collaboratori di giustizia. Il pentimento non è nel suo Dna e infatti, durante il colloquio con lo psichiatra, ieri mattina, ha detto: «Non sono il tipo da pentirmi». La circostanza è emersa durante la visita di routine prevista nel carcere di massima sicurezza Le Costarelle dell’Aquila, dove Matteo Messina Denaro è rinchiuso dall’altro ieri in regime di 41 bis. Durante l’esame psichiatrico non sono state riscontrate patologie, grave invece il suo quadro clinico a causa delle conseguenze del tumore al colon.
Tanto che inizierà oggi stesso la chemioterapia in prigione, dopo la seduta saltata la mattina dell’arresto alla clinica La Maddalena di Palermo. Due le sostanze chemioterapiche che gli verranno somministrate: la Gemcitabina e la Doxorubicina. Il trattamento oncologico avverrà in una saletta vicino alla sua cella. E il boss ha espresso gratitudine per la celerità delle cure: «Vi ringrazio perché sono molto malato».
Ieri, dopo le visite mediche, gli è stata concessa la sua prima ora d’aria. Sempre da solo però, perché per ora non gli è consentito incrociare altri detenuti. E ha mangiato regolarmente, contrariamente ai due giorni precedenti in cui non ha quasi toccato cibo. Un menu leggero: pasta, petto di pollo, insalata e acqua liscia. Nella cella in cui è controllato 24 ore al giorno dalla telecamera, ha sistemato gli indumenti e gli oggetti per l’igiene personale che gli sono stati consegnati dal carcere, diretto da Barbara Lenzini, e non ha acceso la televisione. Ha trascorso la maggior parte della giornata a letto.
Quando è arrivato in prigione, ‘U siccu non aveva denaro con sé da depositare nel libretto di conto corrente della prigione e ieri gli sono stati accreditati dall’istituto penitenziario 200 euro per le eventuali piccole spese, il cosiddetto "sopravvitto".
In questi primi giorni di detenzione al 41 bis non ha ancora incontrato il cappellano, ma si è dimostrato molto attivo e cordiale: «Un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis», viene spiegato da coloro che si occupano della detenzione dell’ultimo boss stragista. Ma in queste ore non ci si interroga solo sul significato dei suoi comportamenti dopo l’arresto: anche il suo stato di salute è al centro dell’attenzione, con i primi controlli medici che sono già stati completati. Il professor Luciano Mutti, primario del reparto di oncologia a gestione universitaria dell’ospedale San Salvatore, lo ha già visitato almeno una volta, per un’ora. E l’ipotesi che il super latitante possa essere visitato all’esterno o seguire le terapie fuori dal carcere appaiono sempre più improbabili, per evidenti motivi di sicurezza. La prima seduta di chemioterapia di stamattina è solo l’inizio della complessa procedura, medica e organizzativa, che porterà a stilare un programma di cure. I sanitari stanno esaminando esami e documenti inviati dai medici di Palermo, poi verrà stabilita la strategia d’intervento.
La somministrazione dei farmaci per la chemio sarà effettuata alla presenza dell’oncologo, molto probabilmente lo stesso professor Mutti, mentre l’Asl provinciale dell’Aquila è in continuo contatto con l’amministrazione carceraria. Dopo la seduta, Messina Denaro dovrà osservare dei giorni di riposo assoluto.
«Nonostante la gravità dei reati di cui è accusato, deve scontare la pena in modo dignitoso - precisa Gianmarco Cifaldi, Garante dei detenuti dell’Abruzzo -. Lo Stato deve sicuramente provvedere all’esecuzione della pena che merita il mafioso, ma nel rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, sul diritto alla salute. È stato deciso di provvedere alle cure in carcere per evidenti ragioni di sicurezza». Oltre agli esami medici e alle terapie, a scandire la sua giornata è stata soltanto la sua ora d’aria e le dormite all’interno della sua piccola cella 10 metri per 10 sorvegliata a vista, dove si troverebbe da solo in un’ala in cui non c’è nessuno.
All’interno ci sono il lettino e il tavolo inchiodati in terra, il bagno angolare e la tv. Il boss ritira ogni giorno il fornello e il cibo da preparare, perché non ha la cucina in stanza. Insomma, il trattamento è quello di un qualunque detenuto al carcere duro del 41 bis, nel quale lunedì è entrato con tutti i controlli di rito ancora vestito dei suoi abiti griffati, indumenti che ha riposto forse per sempre. Come tutte le persone ristrette nell’istituto, ha diritto a un solo colloquio al mese con i familiari, ma in questo caso Messina Denaro è riuscito a ricavarsi da solo la sua eccezione: più spesso potrà vedere o sentire il legale da lui nominato, sua nipote Lorenza Guttadauro. Il popolo dei social, intanto, è scatenato contro la chemioterapia rapida per il Padrino: «Per il boss le cure subito... E le persone che pagano le tasse, mesi e mesi devono attendere per visite e cure...Viva l’Italia».