il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2023
La storia di Carla, una Anna Frank bolognese
Nella scena iniziale di Voglio vivere, pubblicato alla fine del 1939, la protagonista arriva in stazione appena in tempo per vedere allontanarsi in treno il proprio amato. È un addio o forse un arrivederci, sicuramente un anticipo di futuro: qualche anno dopo è la stessa autrice a salire su un treno che la porterà lontano dai suoi cari. Ad Auschwitz, nel campo di concentramento nazista dove morirà solo quattro mesi dopo.
Questa è la storia di Carla Simons, una scrittrice e traduttrice di Amsterdam la cui vita è stata, almeno finora, sconosciuta ai più. Una copia di un suo diario, 150 fogli in tutto, è riemersa di recente durante il riordino dell’archivio della medievista “Romana Guarnieri”, custodito dalla Fondazione Lercaro di Bologna. Il testo, di cui esiste solo un’unica edizione in olandese, è appena uscito – complice anche l’imminente Giorno della Memoria – per le edizioni di Storia e Letteratura, a cura di Francesca Barresi, col titolo La luce danza irrequieta.
Se il Diario di Anna Frank ci ha mostrato le speranze e le insicurezze di una giovane donna, quello di Carla illumina la vita di una 40enne di talento che non voleva arrendersi all’abominio nazista. “Nel suo diario, delicato e drammatico, la Simons racconta la quotidianità di Amsterdam con gli occhi di chi ha scelto di non nascondersi – ha spiegato la curatrice Barresi alla stampa – Anche in quelle condizioni soffocanti, Carla cercava di mantenere mitezza e dolcezza. Il suo era lo sguardo maturo di una donna di 40 anni, consapevole del suo futuro, che si rendeva conto anche dell’indifferenza di molti verso quanto sta accadendo”.
Durante l’occupazione tedesca di Amsterdam, la vita da donna ebrea divenne sempre più difficile: le fu imposta la stella di David e le venne impedito di pubblicare per case editrici e media “ariani”. Eppure Simons non riesce a credere che le succederà qualcosa e si rifiuta di nascondersi, nonostante l’insistenza degli amici. E del compagno, Romano Guarnieri, un italiano, suo ex professore alla facoltà di Lingua e Letteratura italiana all’università olandese. Originario del Polesine, amico di Prezzolini e Palazzeschi, nel 1907 l’accademico si era trasferito a L’Aja, diventando un ambasciatore della cultura italiana. Guarnieri usa tutta la sua sua influenza all’interno della comunità italiana nei Paesi Bassi per salvare la donna amata, ma non basta. Nel settembre del 1943, Benito Mussolini cade e l’Italia firma un trattato di amicizia con gli Alleati. Il 27 settembre, Adolf Eichmann in persona, responsabile della sezione per gli affari ebraici della Direzione del Reich, annuncia che data la mutata situazione politica non c’è alcun motivo per cui Carla debba essere liberata e partire per l’Italia. Ordina quindi di “portare subito Simons a Est per incarichi di lavoro”. Un messaggio di morte, una condanna senza appello.
Il diario era rimasto chiuso fra le carte degli eredi di Romana Guarnieri, figlia di primo matrimonio del professore. Poche settimane prima di morire, nel 2004, lo aveva riletto trovandolo, come da appunto scritto di suo pugno: “Bellissimo! Da pubblicare”.