La Stampa, 17 gennaio 2023
Armani è un tradizionalista della moda
Nostalgia della Milano che fu, ma anche della bellezza assoluta, senza «censure» inclusive. Nostalgia di una idea romanzata, ottocentesca, dell’amore. Nostalgia di un mondo borghese. Va in scena l’eleganza Armani, e la sua poetica, nel teatro di via Borgonuovo, come se la passerella fosse un atrio di un nobile palazzo meneghino. E negli abiti che sfilano indossati da modelli dalla bellezza «imbarazzante» (come dirà il maestro a fine sfilata) non c’è traccia di fluidità, di concessioni al diktat contemporaneo, alla stravaganza. Qui la bellezza ha canoni precisi, fissati dall’occhio del maestro che ha ricreato nei tessuti le geometrie dei marmi pregiati e policromi che adornano ingressi e cortili degli antichi palazzi da cui, a fine sfilata, escono a braccetto, dandosi la mano, guardandosi languidi negli occhi, coppie fatte da un lui e da una lei, pronti per andare a un ballo.
In scena, insieme agli abiti impeccabili (la più bella collezione degli ultimi anni) c’è anche l’amore etero: «E’ una scelta precisa, si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano. Facciamo vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina».
Ma non c’è traccia di restaurazione, di conformismo ai tempi che corrono, in questa scelta coreografica, come non c’è negli abiti. Anzi, è un’affermazione di libertà, di indipendenza dal giudizio collettivo, una sfida a regole dettate da altri. «Non si è conservatori se ci si veste bene», fa notare il maestro. E non si è conservatori se si è affascinati dall’«amor cortese».Così è se vi pare, e anche se non vi pare. Qui è Giorgio Armani che detta le regole, evocando atmosfere ormai lontane, che « cuce» nei completi della collezione Uomo Autunno-Inverno 2023-2024.
Tessuti morbidi, lane bouclé, cachemire, velluto pannè. Pantaloni cargo, o che si stringono intorno alla caviglia fasciata da una scarpa alta o da uno stivaletto. Grandi cappotti di pelo ecologico, anche maculati, «per divertirsi un po’», spiega Armani. Completi impeccabili in lana portati con la cravatta nera. «L’uomo della finanza non può andare con un cappotto di finta tigre ma deve avere un look preciso, anche se con una forma nuova, che rassicura». Le regole di Armani sono chiare: «A me non piace vedere uno con la "camiciaccia" andare a una riunione importante dove, per esempio, si decide il futuro del prezzo della benzina». E come si dice al cinema ogni riferimento a persone e luoghi è puramente casuale. O no?
Il concetto è chiaro, anche se ormai abbandonato dai più: ad ogni occasione il suo abito. Recuperare la formalità non è un esercizio che limita la propria individualità, ma mostra la buona educazione, è gentile. Ed è questa l’altra parola del vocabolario. Armani da tenere presente: gentilezza. Nei gesti, nelle parole, nel mostrarsi. «Occorre più dolcezza nei rapporti».
E in questo guardaroba tutti i colori dell’universo Armani, il verde, il blu, il grigio, il beige. «I colori della natura da cui non mi staccherò mai», dice. E poi tocchi di rosso rubino che appaiono nelle giacche , sui giubbotti, oltre che nell’abbigliamento per lo sci. «Nelle foto d’epoca, spiega Armani, si vedono scrittori e artisti che portavano giacche colorate, seduti nelle poltrone dei salotti, nelle case di grande rispetto». Ancora la borghesia intellettuale come punto di riferimento, portatrice ideale di questa eleganza.
Riprendere il classico in termini moderni, il nuovo corso che si è visto in queste sfilate milanesi dedicate all’uomo e che è stato ufficializzato proprio qui, alla corte di re Giorgio.