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 2023  gennaio 17 Martedì calendario

Anticipazione del nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, “La vita intima”

Anticipiamo parte del primo capitolo del nuovo romanzo dello scrittore, da oggi in libreria. Si intitola “La vita intima” (Einaudi, pagg. 312, euro 19)


Questa storia inizia un mercoledí del decennio passato, sono le nove e quindici del mattino e Maria Cristina Palma sta facendo ginnastica. È impegnata in uno squat bulgaro, un esercizio che tonifica quadricipiti e glutei. Una gamba piegata indietro, una in avanti, flette il ginocchio fissando oltre i vetri della veranda la coltre opaca. Le polveri sottili che hanno costretto i romani a settimane di targhe alterne con la pioggia si sono abbassate. In casa fa caldo, ma dietro i doppi vetri il gelo della notte ha coperto di brina le cicas e la pergola denudata del terrazzo. Tra le colonnine della balaustra s’intravede il lungotevere intasato di auto e piú in là la sagoma sgraziata di Castel Sant’Angelo, evanescente nella foschia malsana della capitale. L’attico in cui vive Maria Cristina è uno di quei paradisi che la maggioranza della gente non sogna nemmeno tanto è inarrivabile. Oltre trecento metri quadrati a due passi da piazza Navona, in un palazzo neoclassico sorvegliato giorno e notte dalle camionette della polizia.
Il suo personal trainer, Mirco Tonik, un ragazzone di Francavilla al Mare, le sta raccontando che ha festeggiato il compleanno del fidanzato Michael Carmichael, un irlandese che traduce manuali d’istruzione di stampanti e router, in un ristorante vegano al Pigneto. Mentre l’allenatore rimembra una parmigiana di melanzane da svenimento toglie un disco dal bilanciere e il peso all’estremità opposta dell’asta, cinque chili di pura ghisa, si sfila e finisce sull’alluce destro della donna, che caccia un urlo cosí potente da zittire la coppia di inseparabili nella gabbia smaltata sopra le felci. La veranda, con le orecchie d’elefante nei vasi azzurri, la kentia e gli stoloni del pothos che si prostrano dalle librerie, le pulsa intorno come l’effetto speciale di un brutto film.
Mirco Tonik, intuendo la vastità della stronzata commessa, si passa le mani sulla testa e ancheggiando invoca il creatore: — Oddio! Oddio! Oh, mio Dio. Che ho fatto.
Maria Cristina vibra di dolore. Deve solo respirare e lasciarlo fluire.
Con il tempo la memoria dei piccoli dolori fisici, al contrario di quella dei dolori dell’anima, tende a svanire e dopo pochi anni ricordiamo appena le sofferenze provocate dall’estrazione di un molare o da un’appendicite. Sono trascorsi quindici anni da quando l’ex marito di Maria Cristina, il noto scrittore Andrea Cerri, le ha chiuso un dito della manonello sportello di una Golf cabrio di fronte all’Hotel Locarno. Allora era corsa al pronto soccorso del Fatebenefratelli dove le avevano tagliato l’ultimo lembo di pelle che tratteneva un grumo di carne, unghia e sangue. Oggi per fortuna la tomaia della scarpa ha attutito l’impatto.
— Come stai? Ti fa male? — balbetta il personal trainer con una mano premuta sul petto.
Maria Cristina senza fiato gli fa segno di stare calmo.
In quel momento non esiste al mondo, forse al mondo sí, ma di sicuro non nel primo municipio romano, persona piú lontana dalla calma di Mirco Tonik. L’alluce che ha acciaccato è uno dei piú preziosi fra i sedici miliardi di alluci che calpestano il pianeta.
I piedi di Maria Cristina Palma, misura trentanove, la misura dell’armonia per l’Yajurveda, sono piedi greci dove il secondo dito, il melluce, supera appena l’alluce, come nella Venere di Milo. In medicina questa caratteristica è chiamata «dito di Morton » in onore di Dudley J. Morton, un ortopedico americano che per primo l’ha descritta. Si trova solo nel dieci per cento della popolazione mondiale e la sua prevalenza è irregolare. Negli scandinavi non è presente, ma tra gli Ainu che vivono nelle isole giapponesi raggiunge quasi il novanta per cento. La volta plantare, alla Barbie, è cosí perfetta che la pelle, non toccando mai terra, si mantiene liscia e morbida. Secondo la podomanzia, l’arte di leggere il futuro nei piedi, le dita affusolate indicano ambizione e determinazione. Digitando su Google «piedi di Maria Cristina Palma» escono migliaia di foto. Dettagli e ingrandimenti con e senza scarpe. Maria Cristina, insieme a Selena Gomez, è la regina di wikiFeet, il portale dei feticisti del piede. Mirco Tonik, fra l’altro, non dimentica chi è il marito della donna a cui ha offeso il dito, Domenico Mascagni, l’attuale presidente del Consiglio italiano. Le poche volte che lo ha incrociato in casa, dal terrore non è riuscito nemmeno a guardarlo negli occhi. È un uomo potente, rampollo di una antica stirpe di avvocati che hanno salvato industrie, rappresentato Stati e holding internazionali. Si narra che un suo antenato, un certo Tancredi Mascagni, trovandosi a passare dall’Inghilterra abbia contribuito alla redazione della Magna Carta.
Il personal trainer già s’immagina indigente, a soffiare in un flauto di Pan (unica altra cosa che sa fare oltre che allenare) davanti alle pizzerie del centro per qualche spicciolo. Michael glielo ha ripetuto cento volte. «Spendi poco ora per non spendere tanto dopo. Fatti l’assicurazione». Lui, però, ha il braccino corto e adesso dovrà vendere il poco che possiede (un monolocale al Pigneto, un quarto di dammuso a Pantelleria e uno scooterone sgangherato) per pagare la ricostruzione della sublime falange. E ci si ricorderà di Mirco «Tonik » Belluccio come dell’uomo che ha massacrato il ditone di Maria Cristina Palma. Ha bisogno di aria. Spalanca la portafinestra e si dirige verso il parapetto, ripetendo con l’aspra cadenza abruzzese: — Ora mi uccido. Ora mi uccido.
Sotto il terrazzo dei Mascagni ce n’è un altro su cui si aggira un pastore tedesco dall’aria poco amichevole. Mirco torna indietro, immerge la testa nella vasca dei papiri, si stira i capelli sul cranio e rientra in casa.
Maria Cristina, seduta sulla panca, si è tolta la scarpa e osserva il dito rosso e gonfio.
L’allenatore si genuflette sul tappetino di fronte alla propria regina. — Sono pronto a subire qualsiasi punizione.
Possibilmente corporale. Ultimo desiderio, qualche goccia di Xanax.
— È in bagno.
Il supplicante solleva lo sguardo. — Mi risparmi? Se mi perdoni ti abbono tutto l’anno.
— Sulla mensola sotto lo specchio. Mirco Tonik, ancora incredulo per la grazia ricevuta, corre a succhiare una bella dose di molecole di Alprazolam.
Il professor Angelo Zurlo, chirurgo ortopedico primario del Gemelli interpellato telefonicamente da Caterina Gamberini, l’assistente personale di Maria Cristina Palma, assicura che in base a nuove evidenze cliniche è consigliato camminare sulla parte traumatizzata perché «aumentando il flusso sanguigno subunghiale si evita di creare ematomi che provocano la caduta dell’unghia». Quindi niente ospedale, una buona dosedi antinfiammatori e, possibilmente, camminare con scarpe aperte e con poco tacco.
La notizia rianima la moglie del premier, che temeva di dover saltare la festa al Circolo Canottieri Aniene. Ha ricevuto un nuovo vestito da Dior e vuole sfoggiarlo al compleanno di Igor Rossi Brogi, presidente dell’Anai (Associazione nazionale albergatori italiani).
Ora, se il professore avesse prescritto a Maria Cristina di tenere il piede a riposo e lei fosse rimasta a casa, questa storia non potrei raccontarla. Ma non ne sono cosí certo. Le storie, quelle importanti, quelle che cambiano i destini, sono fiumi impetuosi, difficili da imbrigliare. Tu gli metti un ostacolo e loro deviano, trovano un’altra via per fluire. E a me piace che questa storia inizi cosí, con un urlo di dolore.