la Repubblica, 16 gennaio 2023
Un lusso chiamato automobile
Questa è una storia di numeri, modelli, lusso e contraddizioni. Una storia sulla più grande trasformazione di sempre che riguarda il prodotto automobile. Per raccontarla partiamo da un dato importante e in qualche modo inaspettato: l’ inarrestabile escalation di vendite dei modelli extralusso che ha portato le principali case automobilistiche del settore a raggiungere il record più alto di sempre.
Il miglior risultato dei suoi 118 anni di storia l’ha realizzato la Rolls-Royce (di proprietà Bmw) che nel 2022 ha venduto la bellezza di 6.021 vetture, un terzo in America, un quarto in Cina e un quinto in Europa. Ma la cosa ancora più incredibile è che proprio i modelli personalizzati (bespoke) hanno raggiunto il fatturato più alto di sempre: in pratica sono cresciuti notevolmente i clienti disposti a pagare oltre mezzo milione di euro per rendere la loro Rolls sempre più esclusiva.
Insieme alla casa più blasonata del mondo, hanno scritto la parola “record” nel 2022 anche Lamborghini, Bentley, Bugatti e Porsche. La casa di Sant’Agata Bolognese (di proprietà Audi, gruppo Volkswagen) è cresciuta del 10 per cento (9.233 vetture) ed ha confermato l’investimento di 1,8 miliardi di euro in 5 anni, anche questo il più alto di sempre, mirato alla transizione ibrida e successivamente a quella elettrica. Sulla stessa scia c’è anche la casa automobilistica britannica Bentley (gruppo Volkswagen), che ha consegnato lo scorso anno 15.174 auto, il 4% in più rispetto al 2021.
Il numero più alto di vendite della sua storia l’ha scritto anche Bugatti con 80 esemplari, tutti assemblati nella sede di Molsheim, Francia. Prezzo base del modello: 3 milioni di euro. Infine, balzo del 3 per cento anche per la Porsche con l’ennesimo record di vendite (309.884 unità).
Insomma, il superlusso non conosce crisi. Anzi, proprio quandoil resto del mercato arretra, le auto sopra i 200/300 mila euro raggiungono vette mai sfiorate. Record possibili grazie al lievitare della ricchezza delle famiglie: quelle con patrimoni superiori ai 30 milioni di dollari sono destinate a raddoppiare entro il 2025. Una ricchezza che sta spostando anche l’epicentro del mercato automobilistico dal Nord America all’Asia. Per arrivare in Cina dove il numero dei Paperoni sta crescendo più velocemente di qualsiasi altra zona del pianeta.
Dall’altra parte del mondo, però, il sistema automotive fa i conti con un altro problema. Anche questo legato alla ricchezza ma di ben altro tipo. Si tratta della transizione energetica, ovvero il passaggio dall’automobile a carburante fossile a quella ad elettricità. Cosa significa? Al netto dei vantaggi ambientali sui quali nessuno può ormai dubitare, la trasformazione porta con sé una forte crescita dei listini.
La vettura a batteria, sempre più tecnologica e connessa, costa, infatti, mediamente il 30 per cento in più rispetto ai precedenti modelli. Costo che nel giro di qualche anno sarà destinato a scendere ma al momento va così. Con il primo evidente risultato che l’automobile sta diventando un bene di lusso. Non ancora proibitivo ma comunque una voce del bilancio familiare sempre più importante.Al punto che non sono pochi quelli costretti a rinunciarci o a rimandarne a chissà quando il cambio per un nuovo modello.
E nemmeno le citycar potranno cancellare questo destino visto che i costruttori le stanno rapidamente tagliando dalla produzione ( rendono poco) e quelle che restano, complice la maggiore dotazione tecnologica e l’adeguamento dei motori alle nuove norme ambientali, hanno un listino che parte da almeno 15/16 mila euro. Quindi non proprio da utilitaria.
Inizia, insomma, una sfida diversa, tutta nuova. In nome dell’innovazione e della sostenibilità, dove al momento c’è posto soltanto per le vetture elettrificate (e fra poco soltanto elettriche) che hanno un prezzo ancora molto elevato.
E gli automobilisti? Dovranno rivedere i loro conti. Certamente valutare gli incentivi, ora necessari più che mai. «I rischi riguardano la possibilità di presentare veicoli a un prezzo che la classe media non può permettersi – ha detto recentemente Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis al recente salone dell’elettronica di Las vegas - Vuol dire che dobbiamo accelerare la riduzione dei costi per la tecnologia dei veicoli elettrici, e proteggere l’accesso della classe media a questi veicoli tramite sussidi diretti ai consumatori, non alle compagnie. Sarebbe molto utile nel periodo di transizione che va da ora al 2030. Però sappiamo che i vari governo non sono in grado di sostenere sussidi significativi, e qui è lo stallo. Il modo più efficace per noi è accelerare la riduzione dei costi fissi, variabili e di distribuzione. È la cosa giusta da fare senza chiedere sussidi ai governi indebitati».
E qui, viene in mente la vecchia storia della Ford Model T, la prima auto, nel lontano 1903, ad utilizzare il sistema della catena di montaggio e quindi una drastica riduzione dei tempi di produzione: da 12 ore a 90 minuti. Cosa che permise di abbattere i costi e di far diventare la Model T l’auto più economica nel mercato automobilistico americano (240 dollari contro i 1000 delle concorrenti) e in pochi anni anche la più venduta.
Ecco, allora, per dare un lieto fine a questa storia di numeri, modelli, lusso e contraddizioni ci vorrebbe qualcosa del genere. Ci riuscirà la tecnologia?