la Repubblica, 16 gennaio 2023
Essere figlio di Rocco Siffredi
Parafrasando Ibrahimovic: puoi togliere il ragazzo dal set pornografico, ma puoi anche togliere il set pornografico dal ragazzo? Ovvero: se un ventitreenne di nome Leonardo Tano, nazionalità ungherese, vince una gara di corsa a ostacoli in un meeting ad Ancona, con un tempo discreto ma non eccezionale, ne parleremmo se non fosse il figlio dell’attore Rocco Siffredi? E perché nel farlo non si riescono a evitare doppi sensi e riferimenti che non verrebbero mai usati per qualsiasi altro atleta? È difficile evitare le eredità dei genitori. Spesso sembra più facile salire dal basso che spostarsi di lato. Un cognome può essere anche un destino, perfino se, come in questo caso, a ingombrare è uno pseudonimo.
Leonardo Tano è un giovane uomo con la vita di molti coetanei e i buoni risultati di un numero più ristretto. Studia: si è laureato in ingegneria a Budapest e insegue un master al Politecnico di Milano. Fa sport: ha tentato molte specialità dell’atletica, fino a trovare negli ostacoli la sua gara. Continua però a inciampare nel nome del padre. Il percorso è segnato, come per molti figli di qualche arte: prima viene la reazione, il distacco forzato; poi il riavvicinamento e l’utilizzo; il terzo passo è quello decisivo: o resta nell’ombra, o salta altrove, sulle sue gambe. Così anche questo ragazzo ha cercato la sua diversa strada, poi ha concesso interviste al fianco di figlie di attrici porno e girato campagne pubblicitarie di biancheria intima in cui si guardava curioso nei boxer scostati dalla vita. E ora ha davanti il rettilineo finale: lo può correre come Tano o come Siffredi jr. Può sperare che il padre si ritiri davvero, che la sua strada venga spazzata dai doppi sensi e sia libero di fare qualsiasi scelta, perfino quella di seguire, volendo, le orme paterne (nonché, in questo caso, materne).
È curioso il rapporto che l’informazione e l’opinione pubblica hanno con le scelte dei figli di persone famose. Mettersi nel solco dei genitori è considerato un privilegio, una scelta da viziati, ma poi ci si stupisce del contrario. “La figlia di Bruce Springsteeen fa la cavallerizza? E perché? E il figlio, invece? Il pompiere? Ma nessuno dei due sapeva cantare?”. Probabilmente no e se anche avessero avuto qualche capacità magari sono più felici nei percorsi di equitazione o sulle autobotti rosse, piuttosto che su un palco con il limitato esito di Jakob Dylan o Julian Lennon. Sarà che Hollywood ha stabilito la successione più come dovere che come diritto alienabile e ci ha abituato alle dinastie. Resta che, in ogni campo, pochi hanno superatoil predecessore (così, al volo: Paolo Maldini, Kobe Bryant, Eduardo De Filippo, Martin Amis) mentre si vedono più facilmente copie sbiadite. La battuta più abusata dai figli d’arte è che hanno dovuto faticare più degli altri per vincere la diffidenza ein certi casi è la migliore che abbiano mai proferito.
Il figlio o la figlia dei porno-attori ha in più il salto della rivelazione (o della scoperta). Si aspetta il momento opportuno, finché ci arriva da solo, specialmente in questo tempo incui i video erotici sono alla portata di chiunque abbia un cellulare e lo si regala ai bambini. Nel caso di Leonardo Tano fu un antiquato dvd, così almeno racconta, trovato in casa e mascherato con la sovrascritta “Tarzan”. Se è considerato un trauma vedere i propri genitori fare l’amore dovrebbe esserlo doppiamente trovarseli a fare sesso per il pubblico, disponibili per chiunque sia interessato. Poi, ognuno ha la sua reazione. Un collega messicano di Rocco Siffredi ha raccontato che sua figlia scoprì a 23 anni che lui e la madre erano stati attori porno e non rivolse loro la parola per due anni. Il figlio diciassettenne rimase invece indifferente. Poi ne fecero un terzo a grande distanza dopo e giurarono di proibirgli internet finché fossero morti. Leonardo Tano ha sempre saputo, così i suoi compagni di scuola fin dalle elementari che, diversamente da altri, non gli hanno mai chiesto di conoscere la madre. Crescere in Ungheria, dove si trovano società e set di famiglia, lo ha sicuramente
aiutato. Ancor di più lo avrà fatto vedere che il rapporto tra i genitori era saldo e senza scosse. Il resto è, almeno in parte, una comprensibile recita, in cui a ogni intervista il padre gli predice un diverso avvenire o fa considerazioni a tema (il suo). Ora sembra essersi stabilizzato sull’orgoglio.
Altra storia è se i ruoli si invertono e a genitori dalle professioni ordinarie tocca un figlio attore porno. Ci fecero un film dieci anni fa:È nata una star? .Il giovane era Pietro Castellitto. Il padre, Rocco, ma Papaleo. La madre, Luciana Littizzetto. Tempo prima aveva viaggiato in auto con Siffredi per le riprese del programma Milano-Roma . Disse di averne tratto materiale per la disperazione da mostrare alla telecamera.