la Repubblica, 16 gennaio 2023
Le regole di Netflix e degli altri contro gli abusi sui set
Il personaggio Biascica che si approccia alla schwa inBoris 4rappresenta le forzature, sofferte forse da alcuni, imposte dalle piattaforme d’Oltreoceano ai collaboratori italiani. Ma le piattaforme davvero applicano standard d’acciaio per blindare inclusione, sicurezza, parità e forse per limitare danni economici. Non hanno avuto problemi a licenziare Kevin Spacey dopo le accuse di molestie, a far crollare uno show di punta e a perdere 39 milioni di dollari. E non hanno problemi nemmeno a ricordare tutto questo a chi lavora con loro.
Ma è meglio prevenire che curare, come dimostra il caso italiano, dove le ragazze del collettivo Amleta hanno iniziato a scoperchiare decine di episodi di molestie e abusi di cui oggi daranno conto in un incontro a Roma. E le case di produzione statunitensi si proteggono con protocolli, carte deontologiche, policydiZero tolerance verso molestie e abusi di potere. Dipendenti e collaboratori occasionali devono sottostarvi, dopo averle recepite attraverso corsi obbligatori sui comportamenti legittimi e illegittimi. E davvero, durante un corso per una produzione italiana, i responsabili di Netflix hanno fatto presente che hanno rinunciato a House of Cards con quanto ne è conseguito, non temono quindi di prendere provvedimenti su abusi e molestie di casa nostra.
Anche Amazon Studios ha fatto fuori qualcuno: era uno dei capi, Roy Price, anche lui coinvolto in un caso di abusi. E in una delle centinaia distatement a cui dipendenti devono aderire, indica le linee di comportamento sul set partendo dal dato culturale: “più prestigio porta un titolo, meno è probabile che sia attribuito a una donna”. Per questo motivo i produttori devono selezionare le sceneggiature alla cieca, senza cioè che sappiano nulla di chi la propone, altro che inviti in ufficio e cene fuori.
E i casting? Processi seguiti interamente dai casting directors che sono invitati a predisporre aree di attesa per gli accompagnatori se, per qualsiasi motivo, fosse anche di natura religiosa, chi va a “provinare”, questo il gergo, va con qualcuno. I production manager italiani sono quelli che, inoltre, sorvegliano che tutto sui set fili liscio. Paramount+ spiega nel dettaglio cosa è una molestia in un documento che consegna a ogni dipendente mettendo l’accento sulle molestie.
Per quanto in elenco vi siano gli abbracci, non occorre che l’approccio sia fisico: complimenti ripetuti, domande sulla vita privata, chat non attinenti al lavoro o anche, ovviamente, battute a sfondo sessuale e inviti a trascorrere del tempo insieme fuori orario sono abusi di potere.Questa, come anche altre Netflix, mette a disposizione un contatto di riferimento specifico per denunciare comportamenti inopportuni durante le produzioni ma Paramount+ consente anche di denunciare in anonimato attraverso un portale aziendale.
E al netto di policy sull’inclusione e grosse percentuali di donne che occupano posti di potere, è sui casting che Disney+ si concentra garantendo spazi sicuri, nell’osservanza degli standard internazionali adottati anche da Bbc e Apple Tv e redatti dall’associazione Equity: vietato, durante un provino, richiedere scene di nudo o di intimità, vietate audizioni in case, hotel e oltre l’orario di lavoro, vietati gli incontri a due. E anche la piattaforma di Topolino ha uno scheletro nell’armadio: John Lasseter, il regista diToy Story ,ha lasciato Disney nel 2018 a seguito di uno scandalo legato a molestie sessuali avvenute negli studi Pixar. Al suo posto, quello di creative director, ora siede una donna: Jennifer Lee. Che sia merito di trascorsi legali costosissimi oppure di un reale interesse a contrastare le violenze di genere, le piattaforme hanno messo a terra piani concreti.