La Stampa, 16 gennaio 2023
Il Covid regala 26 mila miliardi ai Paperoni
Nella Davos che da oggi accoglie i potenti della terra per il World economic forum, la povertà è impercettibile. Gli elicotteri che trasportano capi di Stato, policymaker e amministratori delegati sorvolano la cittadina dei Grigioni senza sosta. Fuori, la pandemia ha amplificato le disuguaglianze. La Ong Oxfam denuncia che nei primi due anni di Covid-19 l’1% più ricco del pianeta ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26mila miliardi di dollari, accaparrandosi il 63% dell’aumento totale della ricchezza netta globale, pari a circa 42mila miliardi. «Per la prima volta in 25 anni - si afferma - aumentano simultaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà». Guerra in Ucraina, inflazione ai massimi degli ultimi decenni e instabilità finanziaria, avverte Oxfam, potrebbero peggiorare la situazione già precaria delle famiglie.
Le divisioni si sono fatte più acute ed ampie. L’1% della popolazione mondiale si scopre più ricco che mai a distanza di tre anni dalla comparsa in Europa del Sars-Cov-2. Ma allo stesso tempo, i poveri lo sono ancora di più. Come spiega Oxfam, dal 2020 a oggi «un miliardario ha aumentato, in media, il proprio patrimonio di circa 1,7 milioni di dollari per ogni dollaro di incremento patrimoniale di una persona collocata nel 90% meno abbiente». Nonostante il tracollo dei mercati azionari nel 2022, «le fortune dei miliardari sono comunque aumentate al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’ultimo triennio, dopo un decennio che ha visto raddoppiare il numero dei paperoni e i loro patrimoni». Nello specifico, spiega il rapporto, lo scorso anno ci sono stati due comparti che hanno beneficiato della situazione sui mercati finanziari. Il settore energetico e quello agro-alimentare. «Nel 2022, 95 aziende, tra i big dell’energia e le multinazionali del cibo, hanno più che raddoppiato i propri profitti rispetto alla media del quadriennio 2018-2021, versando 257 miliardi di dollari (l’84% degli extraprofitti realizzati) a ricchi azionisti», fa notare il rapporto.
Emblematico è il caso della dinastia Walton, proprietaria di metà della Walmart, «che ha ricevuto dividendi per 8,5 miliardi di dollari nell’ultimo anno». Ancora più sorprendente, evidenzia lo studio, è la situazione del miliardario indiano Gautam Adani, azionista di riferimento in molte grandi compagnie energetiche, che in soli sette mesi ha visto la propria ricchezza aumentare di 42 miliardi di dollari (+46%). Tale fenomeno si è verificato in tutti i continenti, alimentando l’inflazione in Australia, Regno Unito e Stati Uniti, fa notare Oxfam.
E proprio sul fronte delle fiammate dei prezzi arriva un’altra doccia fredda. «Almeno 1,7 miliardi di lavoratori vivono in Paesi in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari e oltre 820 milioni di persone - circa 1 persona su 10 sulla Terra - soffrono la fame», spiega l’analisi della ong. I rischi sono al ribasso, e come sottolineato dalla Banca mondiale, «stiamo probabilmente assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra». Interi Paesi, avverte Oxfam, «rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono oggi 4 volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità». Non solo: «Tre quarti dei governi del mondo (148 Paesi) stanno pianificando tagli alla spesa pubblica - anche per la sanità e l’istruzione - per 7.800 miliardi di dollari nel quinquennio 2023-2027».
Soluzioni semplici non ce ne sono. Oxfam prova a suggerire la via della tassazione dei più ricchi. Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International, chiede «un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi». Basterebbe poco, secondo Bucher, per cambiare paradigma: «Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe affrancare dalla povertà fino a 2 miliardi di persone». A conti fatti sarebbero 1.700 miliardi di dollari l’anno, più o meno il Pil dell’Italia. Per i potenti della terra sarà cruciale trovare come mitigare le disparità prima che esse aumentino ancora e ancora, fino al punto di non ritorno.