la Repubblica, 15 gennaio 2023
Intervista a Fabio Fazio
Il barista lo guarda e non resiste: «Di persona sembra molto più giovane rispetto alla tv. Sarà la barba che la invecchia». Fabio Fazio sorride e annuisce: «Eh lo so, comunque ormai sono anziano».
Ha compiuto a novembre 58 anni e ha l’aria serena; la questione barba tornerà nella conversazione. Il ragazzo di Savona che sognava di fare il giornalista, lanciato dalle imitazioni e da Bruno Voglino, mitico ex dirigente di Rai 3 che scovava talenti, a ottobre festeggia quaranta anni di televisione, venti diChe tempo che fa(riprende stasera su Rai 3, con Fiorello). Sta preparando la serata speciale con la senatrice Liliana Segre per la Giornata della Memoria, in onda su Rai 1 il 27 gennaio. «Uno dei regali che mi ha fatto questo lavoro sono gli incontri. Ce ne sono stati tanti.
Quello con lei è davvero speciale, è un onore poterle stare accanto».
Com’è nata questa iniziativa?
«Era mia ospite aChe tempo che fa ,e durante l’intervista ha detto che le sarebbe piaciuto portarmi al Binario 21, il Memoriale della Shoah sotto la Stazione centrale di Milano.
“Lo dobbiamo fare in televisione”.
Si è messa in moto la macchina organizzativa, ai miei autori si è aggiunto Francesco Piccolo».
Cosa vedremo?
«Liliana Segre ripercorrerà le ore del 30 gennaio del 1944 che vanno dalla sua uscita dal carcere di San Vittore sino al momento in cui sale sul treno che la porterà al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. È una sorta di orazione civile, siamo io e lei e un esiguo pubblico. Per questi eventi la forza della diretta è indispensabile.
Mi ha detto: “Fabio, bisogna raccontare tutto”. Così sarà».
Com’è il vostro rapporto?
«È un regalo poterle parlare, vedere il suo sorriso. Ha 92 anni e una grande forza: è ironica, molto determinata e ci vogliamo bene. La corrompo con la cioccolata al latte.
È un onore passare il tempo insieme, potermi confrontare con lei: un’esperienza che va al di là dell’aspetto professionale».
Altri momenti importanti?
«L’intervista con papa Francesco.
Penso che sia uno straordinario uomo del Vangelo, sono certo che in questo momento di inspiegabile nichilismo sia l’unica luce accesa per tutti, per chi vuole guardarla.
Ha una capacità di comprensione dell’umanità intera, sembra leggerti nel pensiero e nel cuore. È in grado di analizzare il presente, penso alle sue lacrime a Piazza di Spagna. In quella disperazione e in quell’afasia, non ha mai smesso di esserci speranza ed è un tratto secondo me commovente. Mi ha telefonato per farmi gli auguri aNatale, è speciale. Gli voglio molto bene, un grande regalo della vita».
Il suo rapporto con la fede è cambiato?
«Lui è esperienziale, la fede è una cosa concreta. Ha chiesto: “Ma quando fate la carità a qualcuno, lo toccate?”. Ciascuno di noi ha detto a se stesso: “No”. È una frase di una forza, non può che cambiarti».
A ottobre saranno 40 anni di Rai, a cosa è più legato?
«Quelli che il calcio è stato la svolta della mia vita. Il primo Festival diSanremo, nel 1999, per quanto prescritto, è un’emozione irripetibile. Poi la serata dedicata a Falcone e Borsellino, così come quella per celebrare il 25 aprile».
Però a Viale Mazzini le hanno fatto anche la guerra.
«Evidentemente era impensabile che stessi su Rai 1. Era cambiato il direttore generale, prevalse l’obbedienza. Acqua passata, fa parte della vita. Adesso sono tornato all’origine, sto benissimo».
“Che tempo che fa” con la parte
finale del tavolo, si è trasformato: aveva voglia di leggerezza?
«Ricorda quello che facevo aQuelli che il calcio ,il tavolo assomiglia all’improvvisazione di arboriana scuola. Invecchiando c’è l’esigenza di mettere insieme generi diversi, mi piace passare da argomenti seri all’allegria. Come nella vita».
Nino Frassica?
«Credo che davvero ci unisca Arbore, Nino ha inventato un personaggio e un lessico, come Paolo Villaggio ha fatto conFantozzi. È jazz».
E la riscoperta della signora Coriandoli?
«Maurizio Ferrini è un talento pazzesco, la signora Coriandoli è un classico, è al 50% Arsenico e vecchi merletti e al 50% Gozzano, ha un cinismo soave. Però a quel tavolo c’è un altro personaggio pazzesco, Mara Maionchi. La prova che la contemporaneità non ha nulla a che fare con l’età anagrafica».
Fa coppia con Luciana Littizzetto: come la definirebbe?
«Il baricentro del programma: è la predica laica della domenica.
Finisce lei poi incomincia la seconda parte diChe tempo che fa ,sono due programmi, non uno. Fa un monologo a settimana, è unica».
Ha invitato tutti, alla fine anche Silvio Berlusconi ha accettato.
«L’ultima volta chiamano i suoi uffici stampa: “Il presidente le vorrebbe parlare da solo, prima dell’intervista”. “Basta che arrivi alle 19.30, vado in onda alle 20”. Non ce la fa. Ansia. Parte il programma, alle 20.15 aspetto la pubblicità.
Corro in camerino, Berlusconi fa uscire i suoi. Mi mette la mano sulla spalla: “Ho fatto tv tanti anni: tagliati la barba, ti invecchia.
Chiedimi quello che vuoi”».
Ha rimpianti?
«Mah, quelli di lavoro sono banali.
Dopo 40 anni la cioccolata mi sta regalando una seconda vita meravigliosa, con uno slancio folle proustiano insieme a Davide Petrini abbiamo recuperato un’azienda del territorio, la Lavoratti di Varazze. È il profumo dell’infanzia, dell’uovo di Pasqua che mi regalavano i nonni. Un recinto di serenità».
Che padre è?
«Con mia moglie Gioia viviamo per i figli. Non sono cose che si dicono, è così. Michele e Caterina sono la nostra vita, l’idea di futuro è incarnata dai figli; quando fai cose con loro stai vivendo il futuro».
La seguono in tv?
«La nostra potrebbe essere la casa di Giovanni Pascoli. Nessun riferimento televisivo, stanno su YouTube; Michele studia a memoria i monologhi di Luciana, “A 18 anni” mi ha detto “mi devi portare in studio”. Li ha compiuti, è venuto a vedere la trasmissione.
Solo per Luciana».