Corriere della Sera, 15 gennaio 2023
Dante e la politica mutevole
Dante fondatore del pensiero di destra in Italia. Questa è la convinzione espressa ieri dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in piena consapevolezza: «So di fare un’affermazione forte». L’Alighieri? Non solo uno scrittore di destra, ma addirittura il «fondatore della destra». Si tratta, come è noto, di questioni annose che riguardano le posizioni molteplici assunte dall’Alighieri nella politica del suo tempo e che non sono in tutta evidenza quelle del nostro tempo, dunque difficili da risolvere come se non ci fosse soluzione di continuità dal Trecento a oggi prefigurando una genealogia diretta tra il Poeta e il pensiero politico che ispira il governo Meloni. Il ministro si pone nel filone che nel tempo ha cercato di annettere il Divin Poeta agli schieramenti ideologici più diversi tagliando secoli di fine esegesi, di cautele e di distinguo tra il Dante mutevole e a tratti inspiegabile dell’Inferno, quello che colloca tra i dannati Ulisse mentre ne esalta il libero anelito di conoscenza capace di rompere ogni confine (di sinistra?), e quello del Paradiso (sorvolando sulle varie facce del Purgatorio). Obliterando ogni passaggio dal Dante giovane al Dante in esilio, dal Dante aristotelico radicale al Dante della Monarchia, il trattato «eretico» che si guadagnò la condanna al rogo del cardinale Bernardo del Poggetto e – per secoli – l’iscrizione nell’Indice dei libri proibiti. Il totale di questo gran marasma intimo e pubblico non si può riassume nella formula: «Fondatore della destra italiana». L’idea di Sangiuliano rischia di essere speculare a quelle convinzioni che traggono conseguenze dirette dal passato remoto fino a pretendere di cancellare ciò che disturba la sensibilità attuale. Speculare nel disossare un’opera complessa, un capolavoro che, in quanto capolavoro nel suo insieme (Commedia ma anche opere minori), non si presta a banalizzazioni che costringano centinaia di pagine, in versi e in prosa, così disseccate, in uno scomparto ideologico. Fu concesso tutt’al più al provocatore massimo, Edoardo Sanguineti, che però ci mise un libro intero per arrivare a definire Dante reazionario, pur se critico feroce verso il capitalismo nascente dei banchieri e dei mercanti e quindi anche, a suo modo, rivoluzionario. Trattandosi, però, di una lettura di stampo marxista, sarebbe paradossale immaginare una filiazione San-San (Sanguineti-Sangiuliano). Un aureo consiglio dantesco è che in certi casi «fia laudabile tacerci».