Corriere della Sera, 14 gennaio 2023
A Violetta Caprotti hanno rubato un diamante da 3,5 milioni
Sull’anello di platino, dove stava un diamante da 3,5 milioni, ora c’è una «copia» da pochi euro. E nel derby tra Violetta Caprotti e Cartier, i pm di Milano cercano chi e quando l’abbia sostituito.
MILANO Questa è la storia di un anello. Un bellissimo anello di platino sul quale è montato un diamante da 13,4 carati. Casa di produzione: Cartier, valore tre milioni e mezzo di euro. La sola donna che lo abbia mai indossato si chiama Violetta Caprotti ed è la prima figlia di Bernardo, lo scomparso patron di Esselunga. Suo padre glielo aveva regalato tanti anni fa e lei giura di averlo sempre custodito con gran cura: sempre casseforti, sempre combinazioni che stanno soltanto nella sua testa. E se lo ha mostrato al mondo, qualche volta, è stato soltanto per occasioni davvero speciali. Come quel ricevimento dalla regina Elisabetta... Ma un giorno di fine gennaio del 2022 Violetta riceve una telefonata. L’anello, le dicono, non vale più tre milioni e mezzo ma una manciata di euro. Perché il preziosissimo diamante è stato sostituito da una pietra zircone. Fine del luccichìo. E inizio di un giallo che più giallo non si può.
L’incipit di questo racconto risale a Natale del 2021. Violetta Caprotti organizza una cena nella sua casa di Milano. «Vorrei cambiare la montatura a quell’anello che mi aveva regalato papà», dice all’amica che è una delle più alte responsabili della Cartier Italia. «Lo facciamo appena passano le feste», assicura lei. E così il 3 gennaio in quella casa nel cuore di Milano si presentano un uomo e una donna inviati da Cartier. Verificano il numero di matricola sull’anello, prendono il pacchetto e lo consegnano a un corriere specializzato perché lo porti in negozio, in via Montenapoleone. Qui il diamante finisce nelle mani del responsabile del caveau blindato, il quale a sua volta lo porta all’analista di laboratorio che esamina tutte le gemme in entrata.
Colpo di scena: il diamante non è «più» un diamante ma è «diventato», appunto, uno zircone, una pietra di scarso valore. Gli esperti quasi non ci credono. Ripetono gli esami a Milano e poi alla casa madre, a Parigi. Niente da fare: è sempre zircone. Non resta che avvisare la proprietaria che, ovviamente, si irrita non poco, anche perché sono passati già circa venti giorni. Chi, quando e come ha fatto la sostituzione? Un impiegato infedele della Maison di lusso? Il corriere? Uno degli analisti? O quello dato da Caprotti a Cartier era già una copia sostituita di cui non si era accorta?
Partono lettere e contro-lettere tra avvocati e notai, finché sia Cartier sia Caprotti denunciano la sostituzione in due separati esposti in Procura. Entrambi contro ignoti. Ma in quella di Caprotti si intuisce che ritenga Cartier il luogo dello scambio, in quella di Cartier si intuisce che l’ipotesi sia una sostituzione avvenuta invece nel contesto familiare-sociale di Violetta Caprotti.
Comunque la si voglia vedere, in questa storia c’è senza dubbio qualcuno che ha truffato. E infatti a Milano il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e la pm Maura Ripamonti indagano per truffa. Ma sinora a carico di ignoti, perché venire a capo del rebus è arduo anche dopo aver interrogato un gran numero di testimoni.
Nel 2018, ad esempio, Violetta aveva subìto nella sua casa di Londra un furto molto particolare: Scotland Yard non aveva trovato impronte o scasso sulla cassaforte, dalla quale però incredibilmente i ladri avevano portato via altri due anelli (tra cui uno zaffiro di valore) ma non il super diamante. L’hanno lasciato lì per errore? O astutamente sostituito in quel frangente, e Caprotti non si è mai accorta? Non lo lasciava mai incustodito, ripete. Salvo quando in pandemia andò in vacanza alle Bahamas e lo depositò in una delle super cassette di sicurezza di Harrod’s, di cui aveva solo lei la chiave.
Quell’anello, comunque, ha visto i laboratori di Cartier almeno un’altra volta. In cerca di risposte al rompicapo, i dirigenti di Cartier hanno infatti riesumato registri immodificabili del 2014: così si è scoperto che Violetta lo aveva già portato in laboratorio per allargarlo nel 2014 da 52 a 60 di misura, ma dopo il preventivo aveva deciso di rinunciare. Che lo abbia portato da qualcun altro e la truffa sia avvenuta da questo «qualcun altro»? Caprotti prima esclude l’episodio del 2014, poi di fronte alle proprie firme dice di non ricordare, ma ribadisce di non averlo mai fatto modificare da alcuno. Eppure – ulteriore mistero – l’anello risulta davvero modificato nella larghezza: da 52 a 54 e mezzo. Il che aggiunge «giallo» al «giallo», che fa sempre più ombra al luccichìo del diamante perduto.