Robinson, 14 gennaio 2023
Intervista a C. B. Cebulski, direttore della Marvel
C. B. Cebulski, direttore della Marvel spiega la mutazione del mondo dei supereroi e il rapporto con gli “studios”
Se c’è una persona deliziosa nel mondo del fumetto questa è C.B. Cebulski, editor in chief, della Marvel, ruolo che agli albori fu di Stan Lee (proprio a dicembre si sono celbrati i 100 anni dalla nascita). Ma in Italia gli addetti ai lavoro conoscono C. B. da almeno vent’anni: è sempre stato lui infatti il talent scout di Marvel Usa, presente alle convention più importanti da Lucca Comics al Comicon e vero autore di quella che è stata chiamata “italian invasion”. È stato lui infatti a portare alla Marvel personaggi come Sara Pichelli, Marco Checchetto e molti altri. È un piacere incontrarlo di nuovo dopo la pandemia nel suo nuovo, importante ruolo.
Cos’è successo in questi anni difficili alla Marvel?
«Sono stati due anni folli. La pandemia è stata terribile a livello globale. Ne sentiamo ancora gli effetti: lo staff lavora ancora da casa. Non abbiamo ancora un ufficio…».
Incredibile!
«Abbiamo problemi con la carta, con la stampa, con le spedizioni. Ma il nostro gruppo si è adattato molto rapidamente e siamo riusciti a continuare a pubblicare. Certo, ci sono state un paio di settimane in cui il mondo intero si è spento. Ma ogni cosa ha un lato positivo e nel nostro caso è il fatto che le vendite sono aumentate. Sempre più persone stanno tornando ai fumetti e anche i numeri digitali stanno andando straordinariamente bene...».
Qual è il motivo?
«Il maggior tempo a disposizione.
Tutti erano rinchiusi nella propria casa e così sono tornati alle loro collezioni perché anche Amazon non consegnava. Non potevano neanche andare in libreria (a differenza che in Italia,ndr).Così hanno ricominciato a riscoprire i libri e i fumetti. Ma, soprattutto, a scoprire di nuovo le storie! Inoltre, i fan dei film che però non avevano mai letto un fumetto cercavano cose nuove e così sono tornati ai comics visto che i cinema sono rimasti chiusi per ben 18 mesi.
Volevano la loro dose di Marvel, e mi piace pensare che le nostre storie oggi sono così buone che, ora che ne hanno provato la qualità, gli piacciono così tanto che hanno continuato. E ora che il mondo sta tornando alla normalità, la Marvel èdiventata un’entità che va dagli studios ai videogiochi in un modo così coerente che, da quando ci lavoro, non ho mai visto prima».
Come mai?
«Faccio un semplice esempio: prima non ho mai avuto contatti con persone delle altre divisioni che ci chiedevano cosa stessimo facendo.
Adesso invece abbiamo riunioni per parlare di come possiamo lavorare insieme per rendere l’esperienza Marvel come un unicum integrato e penso che questo stia dando i suoi frutti: la gente sente quando una cosa è forzata o non torna. Questa trasformazione sta avvenendo in maniera molto naturale e i fan apprezzano che i vari segmenti sono finalmente allineati e il contenuto,dai fumetti ai film ai giochi, funziona al massimo della sua qualità».
Molti grandi autori dei fumetti però in passato si sono lamentati perché le loro storie e il modo in cui hanno connotato certi personaggi sono stati usati nei film ma loro non sono coinvolti in nessun modo.
Questo sta cambiando ora?
«Non posso davvero parlare per il lato cinematografico ma dal punto di vista dell’editore, per i creatori di contenuti, quando ci sono problemi o lamentele cerchiamo di affrontarli uno per uno. Non posso rendere tutti felici, anche perché ognuno vuole qualcosa di diverso. Ma credo che tutti possano riconoscere che, quando c’è un problema, il team operativo lavora con le diversedivisioni per assicurarsi di cercare di risolverlo nel miglior modo possibile.
A volte diventano questioni pubbliche come sappiamo, ma noi della Marvel abbiamo le migliori intenzioni. Spesso la gente dice: «Oh, la Marvel ha fatto questo, la Disney ha fatto quello, ma dimenticano che in fondo tutti quanti siamo solo persone: siamo fan! Quindi, se qualcuno ci fa sapere che è infelice, vogliamo essere amichevoli, vogliamo sistemare il suo problema.
Amiamo i creatori, amiamo le storie che fanno. Non abbiamo altro che rispetto per loro. Quindi, se le persone guardano dietro il logo, si renderanno conto che ci sono persone dietro le quinte che stanno lavorando per risolvere i problemi».
I film hanno aiutato i fumetti?
«Ah, senza dubbio. I film sono fatti incredibilmente bene. Sai, Kevin (Fage, il presidente dei Marvel Studios,ndr), Louis (D’Esposito, co-presidente), le varie squadre, gli sceneggiatori sono fan! E prendono molto di ciò che fanno dai fumetti e sono molto aperti al riguardo. Se ora guardi alcuni degli speciali di D+ sui dietro le quinte, danno sempre credito ai fumetti. Per esempio inThor, Love and Thunder alcune scene sono stati prese direttamente dal libro che Jason Aaron ha scritto».
Quindi è stato coinvolto nella realizzazione?
«Sì: è stato consultato in tutto il processo di sviluppo. E Internet sta diventando il luogo dove viene fatta la giusta informazione a riguardo direttamente dagli autori. Io dico sempre che la Marvel è il corpo e in questo momento, gli studi sono il volto. Pensa aBlack Panther: è un film incredibile che sta portando milioni di persone nei cinema.Da lì il sangue circolerà attraverso il corpo e tornerà ai fumetti. Certo, nei fumetti, c’è una fan base più accurata, ma ora la gente capisce la complessità del multiverso Marvel come mai prima».
E il lavoro di scopritore di talenti?
«Va avanti! È stato difficile per un paio d’anni perché siamo stati costretti a esaminare i portfolio online ma non è come quando vedi le persone in faccia. Nonostante questo abbiamo annunciato il nuovo gruppo di “Young Guns” (i giovani artisti su cui Marvel punta per il 2023,ndr). Ora li chiamiamo “Stormbreakers” e sono lieto di annunciare che su otto ci sono due italiani: la prima è Elena Casagrande che nel 2021 ha anche vinto un Eisner Award per Black Widow e l’altro è Federico Vicentini (disegnatore di Wolverine e Spider-Man). Ci sono autori di tutti i paesi da Martin Coccolo (Deadpool) che viene dall’Uruguay, Jan Bazaldùa (Messico) o Chris Allen (Usa) ma la comunità italiana continua a produrre artisti di altissimo livello più di qualsiasi altra nel mondo».
Questa sua “internazionalità” è un valore aggiunto per Marvel?
«Certo. In questo modo la Marvel è davvero il mondo fuori dalla tua finestra in ogni paese. Chiunque può prendere in mano un fumetto e sentirsi in grado di relazionarsi con i personaggi del suo universo oppure di crearne di nuovi».