la Repubblica, 14 gennaio 2023
Caccia al serial killer di tartarughe
Essere una tartaruga marina oggi significa lottare ogni giorno per salvarsi, soprattutto dall’uomo.
Nel Mediterraneo ogni anno 150mila tartarughe vengono catturate accidentalmente da reti e ami da pesca: molte muoiono a causa delle lesioni e nell’80% degli esemplari recuperati sono quasi sempre presenti residui di plastica ingerita. Devono sopravvivere a un mare più caldo, con meno ossigeno e decisamente inquinato: come se non bastasse, adesso, a minacciarle ci si mette di mezzo persino «il serial killer delle tartarughe».
Così, dal Centro di recupero Wwf di Molfetta, hanno ribattezzato l’autore sconosciuto di un orribile gesto: in poco meno di tre mesi nel porto di Barletta sono stati ritrovati infatti due esemplari di Caretta caretta uccisi per annegamento dopo che qualcuno aveva legato intorno al loro collo e alle pinne dei macigni per farle affondare.
Una assurda crudeltà che in Puglia, terra dove le tartarughe stanno nidificando sempre di più, così come in Calabria, Cilento, Sicilia o a Lampedusa, non accettano: «Si tratta del secondo caso di assassinio di tartarughe in poco più di tre mesi. Lo stesso luogo di ritrovamento e lo stesso modus operandi fa pensare ad un killer seriale che colpisce le Caretta caretta indifese in maniera compulsiva. Fermiamo questa strage», dicono dal Centro.
Il primo caso in ottobre, il secondo il 9 gennaio, entrambi esemplari adulti. Un’uccisione che fa subito gridare alla necessità di giustizia:«Considerata la gravità della situazione – scrivono sui social i volontari promettendo denunce – chiediamo a tutti i cittadini e soprattutto ai pescatori barlettani e non, di segnalare qualsiasi movimento sospetto, qualsiasi attività “strana” da parte di chiunque. Preghiamo tutti di aprire gli occhi, di non voltarsi dall’altra parte, di aiutarci a fermare questa strage insopportabile».
Un atto vile, quello di Barletta, che non deve però far dimenticare l’enorme impegno di volontari, biologi e cittadini oggi in prima linea per la protezione di questo animale che – vale per tutte le sette specie che popolano i mari – è considerato come vulnerabile o in pericolo di estinzione.
In Italia tra centri di recupero,stazioni zoologiche, fondazioni e associazioni si contano oltre 40 strutture in 13 diverse regioni in grado di fornire assistenza per aiutare questi animali. Insieme a Capitaneria di porto e Guardia costiera operano costantemente per il recupero delle tartarughe: a volte è troppo tardi, come per l’esemplare rinvenuto da poco sulla spiaggia di Lido di Capoliveri in Toscana, morto dopo aver ingerito una lenza, in altri casi il salvataggio è invece possibile.
Soltanto di recente, infatti, proprio dal nostro Paese arrivano anche storie bellissime, di speranza.
Per esempio l’incredibile viaggio di “Tuba”. Questa Caretta caretta, chiamata così da chi l’ha recuperata ferita in acque turche nel 2019,dopo essere stata curata e dotata di un trasmettitore Gps per tracciarne la rotta migratoria è stata rimessa in libertà: in tre anni ha compiuto un viaggio di quasi 20mila chilometri lungo le varie coste del Mediterraneo e oggi si trova in Puglia. A dircelo è un sito online che ne traccia il percorso: in oltre mille giorni i suoi spostamenti sono stati seguiti in rete da quasi 8 milioni di persone, a testimonianza della passione che suscitano queste creature.
Altre due “colleghe”, sempre dotate di sistemi satellitari per aiutare la ricerca scientifica, sono state rilasciate da poco anche al largo di Rimini: dopo averle curate, i volontari del Centro di recupero della Fondazione Cetacea di Riccione hanno salutato Esmeralda ed Esperanza, tartarughe catturate accidentalmente dai pescatori a inizio dicembre.
Proprio nel rapporto fra pescatori e protettori della natura si nasconde parte del successo di molti salvataggi: sensibilizzare chi lavora nel mondo della pesca a come comportarsi e chi chiamare in caso di catture accidentali può ridurre di molto gli impatti negativi delle azioni antropiche su questi rettili.
Sempre di recente, altri rilasci sono avvenuti anche a Montepaone lido (Catanzaro), a Palinuro e nelle acque al largo di Trani dove – altra nota a lieto fine – dopo aver tenuto un concerto nella notte di Capodanno, il chitarrista e cantautore Dodi Battaglia ha contribuito a liberare in mare un esemplare che era rimasto ferito.