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 2023  gennaio 14 Sabato calendario

Tajani in Turchia per la Libia

 Il governo italiano prova a riprendere l’iniziativa in politica estera, dopo un avvio focalizzato sulle questioni interne, e il primo interlocutore obbligato è la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che ha rafforzato la sua influenza nel Mediterraneo sui due dossier che più contano per Roma – migranti e Libia – e si è ritagliata un ruolo unico di mediatore tra russi e ucraini.
In quest’ottica va letta la visita del vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri ad Ankara per incontrare il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu, prima tappa di un tour mediterraneo che lo porterà in Tunisia, in Egitto e probabilmente anche in Libia e che segue l’incontro di Meloni con Erdogan al G20 di Bali. Si è parlato di migranti, ma è la Libia del tormentato post-Gheddafi il nodo cruciale dei rapporti con Ankara. Il processo di pace intentato dall’Onu si è arenato al punto che nelle cancellerie occidentali è diffusa l’irritazione per l’atteggiamento delle élite di Tripoli e di Bengasi, incapaci di trovare un accordo per stabilire la data delle elezioni fallite nel dicembre del 2021. Erdogan sostiene e finanzia il presidente del governo di unità nazionale di Tripoli, Abdul- Hamid Dbeibah, in conflitto ora aperto ora latente con le autorità dell’Est, in particolare il generale Haftar e l’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha, appoggiati dall’Egitto di al Sisi e dai russi. L’accordo per le esplorazioni di gas e petrolio firmato dalla Turchia con Tripoli ha fatto infuriare il Cairo.
Due giorni fa in Libia è atterrato anche il capo della Cia, William Burns, che ha incontrato sia Dbeibeh che Haftar nel tentativo di convincerli a seguire il percorso elettorale indicato dalle Nazioni Unite. Gli americani rientrano in gioco perché non possono permettersi un’altra crisi di sicurezza a nord del Sahel eperché vogliono contenere la presenza russa nel Paese. L’Italia vuole una Libia stabile per gestire i flussi di migranti e tutelare i propri interessi energetici e di sicurezza e lavora a un patto per la Libia, una mediazione tra Turchia ed Egitto: il viaggio di Tajani al Cairo nasce anche con questo obiettivo. La fase politica potrebbe essere favorevole perché la Turchia stessa prova da tempo a “normalizzare” i suoi rapporti col Cairo. A Washington, invece, a febbraio arriveranno gli inviati speciali per la Libia di Francia, Regno Unito, Italia e Germania. Per Roma ci sarà Nicola Orlando.
Sul tema delle migrazioni, l’incontro di Ankara ha reso evidente la posizione forte del leader turco. La Turchia ospita circa 4 milioni di profughi, siriani in gran parte, e sul ruolo di poliziotto Erdogan ha costruito la sua influenza negoziale con Bruxelles. L’Europa gli ha già dato ben 6 miliardi di euro perché trattenga i migranti nel Paese, ma teme un nuovo aumento dei flussi.
«Il contrasto all’immigrazione illegale è una priorità strategica dei nostri governi», dice Tajani, «siamo pronti a cooperare più strettamente per combatterlo». A più riprese il ministro riconosce al collega un «gran lavoro di controllo». Cavusoglu incassa sorridente, rivendica il «lavoro fatto con la Libia» e ne approfitta per rilanciare il piano turco di rientro dei siriani in Siria, guardato con timore dalle agenzie umanitarie.
Nel bilaterale si è parlato anche di Ucraina. Gli accordi sul grano e sullo scambio di prigionieri mediati dalla Turchia possono aprire la strada a nuove intese sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Cavusoglu chiede il sostegno dell’Italia nella mediazione sul conflitto, facendo trapelare l’idea che Ankara consideri Roma un interlocutore meno intransigente di altri Paesi europei. «Abbiamo sostenuto e condiviso le sanzioni europee la Russia, ma vogliamo la pace, una pace giusta», la risposta di Tajani. Sul fronte Nato il ministro degli Esteri turco attacca la Svezia che «deve tenere fede ai patti» ed estradare quelli che Ankara considera terroristi associati al Pkk se vuole luce verde all’ingresso nell’Alleanza.
Infine, le relazioni bilaterali. L’interscambio tra Italia e Turchia ha superato i 21 miliardi di euro, «ma può essere ancora rafforzato» convengono i due diplomatici, anche con una collaborazione più intensa sulla Difesa, dice il turco.