Tuttolibri, 14 gennaio 2023
Nero, ovvero il re dei colori
Scriveva Calvino – che si appresta a diventare il grande protagonista letterario del 2023, grazie alle celebrazioni per il centenario dalla sua nascita – che i Classici sono libri «che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire e che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale». Libri da ripubblicare. Per poterli non solo rileggere ma, in questo caso, anche toccare, gustare e ascoltare mettendo in gioco i sensi in modo inedito. In questo senso, a mio parere, Il libro nero dei colori di Menena Cottin e Rosana Faría con testi in braille e disegni in rilievo, sta per diventare un Classico, perché, benché «giovane», ha già una nuova edizione che lo rende ancor più contemporaneo e necessario di quando arrivò in Italia per la prima volta più di dieci anni fa.
Si tratta di un libro completamente nero, capace però di esprimere tutti i colori del mondo che Tommaso, il giovane protagonista, non vede con gli occhi, ma percepisce attraverso il loro sapore, la rugosità, la morbidezza, i suoni narrati. L’esperienza di Tommaso è raccontata al lettore che può sperimentarla. Per Tommaso «il giallo sa di mostarda, ma è morbido come le piume dei pulcini» e lo scopriamo sia attraverso la scrittura braille sia con frasi stampate bianco su nero, ma soprattutto grazie alle nostre dita che ritrovano quella morbidezza nel rilievo delle immagini lucide, di un nero abbagliante, da leggere con le mani. Succede anche con il verde che ci arriva come «l’incanto dell’erba tagliata».
Tommaso non è mai presentato come un bambino cieco o disabile, ed è per questo, che in tempi in cui integrazione, inclusione e immedesimazione nell’altro sono finalmente diventati temi reali nel nostro percorso di civiltà, il libro è attualissimo e ci pone spontaneamente di fronte al come «dovrebbero essere presentate le cose». Senza premesse o lezioni. Semplicemente, raccontando. Menena Cottin e Rosana Faría, le due autrici venezuelane, hanno pubblicato per la prima volta il loro lavoro nel 2006, in Messico. Nel 2007 la Fiera del libro per ragazzi di Bologna le ha insignite del premio Nuovi Orizzonti perché capaci «di abbattere barriere e dicotomie». Un anno dopo il New York Times ha eletto Il libro nero dei colori come miglior libro illustrato. Ma la sua storia italiana aggiunge profondità all’opera, perché quando l’editore ne rimase conquistato, fu solo lui a decidere di stamparlo in vero braille (le edizioni messicana e americana avevano solo una simulazione della stampa a punti).
Oggi le immagini sono ancora più grandi e rilevate, per una migliore lettura e il piacere di chi può solo sentirle. «È un titolo che appartiene alla nostra storia – ci racconta Carlo Gallucci – che segna un momento e anche una linea: contenuti importanti e leggerezza, attenzione ai bisogni di tutti e fascinazione, poesia e tecnica tipografica. Il libro nero dei colori è un libro per tutti, vedenti e ipovedenti, che suggerisce a chi ha la vista come vede chi l’ha persa o non l’ha mai avuta». Un libro che ci invita a scoprire i colori senza vederli. —