il Giornale, 14 gennaio 2023
Santoro elogia il suo nemico numero 1, il Cav
Con il tempo e l’età i rancori personali passano e in certi casi si finisce persino per apprezzare i vecchi nemici. Anche una di quelle rivalità che hanno segnato una stagione televisiva (e non solo), la saga Santoro contro Berlusconi, a distanza di anni cambia di prospettiva. Per la precisione, a dieci anni esatti di distanza da quel mitologico scontro in diretta tv (quello con la spolverata alla sedia di Travaglio) che segnò l’apoteosi dell’epopea antiberlusconiana di Santoro, dall’editto bulgaro all’elezione in Europa al ritorno in Rai. Una buona fetta di carriera ruotata attorno al nemico pubblico, il Caimano. Il quale oggi appare però al conduttore sotto una luce molto diversa: «Berlusconi è invecchiato, ma continua ad avere una statura diversa rispetto ai politici di oggi. Comunque è un personaggio che ha segnato la storia del nostro paese» racconta Santoro intervistato da Massimo Giletti su Rtl 102.5. L’ex conduttore è un no-War contrario all’invio di armi all’Ucraina, dopo aver conquistato i cuori del popolo no-Vax con le posizioni scettiche sui vaccini. È proprio sulla guerra che il vecchio nemico appare come un saggio: «Berlusconi ha un senso pratico molto sviluppato, per esempio, sente i movimenti della guerra più di quanto lo facciano i suoi partner che sono più impegnati a evitare incidenti sul piano internazionale perché poi non saprebbero gestirli. Secondo me, Berlusconi è veramente preoccupato per la guerra, non è una tattica che sta portando avanti. Purtroppo, non ha più la forza e un partito che possa tradurre queste sue sensazioni in qualcosa di valido, per cui anche lui diventa un portavoce minore che si aggira sulla scena italiana, per una questione anche di età. Diverso sarebbe stato il suo ruolo se avesse avuto la forza di chiamarsi fuori. A Berlusconi puoi chiedere tutto, ma non di non giocare». Ma anche sulla Meloni il giudizio non è negativo come ci si aspetterebbe da un giornalista cresciuto professionalmente tra giovani maoisti e Telekabul: «Per quanto riguarda il presidente del Consiglio, apprezzo le sue qualità di tenacia e grinta, ma sembra che sia uscita dal suo cartellone pubblicitario gigantesco e ora gli Italiani la vedono per quella che è: un po’ impotente rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo e allineata agli americani. Una che fino ad oggi ci parlava di sovranismo, ma ora non facciamo altro che seguire l’indicazione del gigante americano che si erge a gendarme del mondo». Se l’antiberlusconismo è passato, l’antiamericanismo fa parte del dna: «Armare l’Ucraina è una questione che ha origini lontane nel tempo. Gli americani hanno deciso questa soluzione e l’hanno portata avanti, stimolando in qualche modo Putin a compiere questo sciagurato intervento». Anche su questo Berlusconi appare agli occhi dell’ex teletribuno come uno statista più prudente rispetto agli attuali. Ma la riabilitazione senile del Cavaliere non è una novità, anche altri ex grandi avversari di Berlusconi hanno finito con esprimere valutazioni impreviste. È successo a Carlo De Benedetti che tempo fa confessò di preferire la prospettiva di Berlusconi al governo piuttosto che Salvini e Meloni, o Conte «il vuoto pneumatico». Anche il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari sorprese tutti quando, alla domanda su chi preferisse tra Berlusconi e Di Maio, rispose senza dubbi il primo. Anche Romano Prodi recentemente ha elogiato «il suo cambiamento dal punto di vista della collocazione europea». Una riabilitazione collettiva, a sinistra, a cui mancava giusto Santoro.