Il Messaggero, 14 gennaio 2023
Dodici pompieri, che spensero l’incendio alla Grenfell Tower, hanno il cancro
La scia di morte della Grenfell Tower non si ferma. Alcuni vigili del fuoco intervenuti quella notte del 14 giugno 2017 per placare le fiamme del grattacielo di edilizia popolare a North Kensington, dove vivevano anche Marco Gottardi e Gloria Trevisan, morti a soli 27 e 26 anni insieme ad altre 70 persone, sono stati diagnosticati con un cancro allo stadio terminale. Una decina, per ora, tra cui anche giovani quarantenni, sono stati colpiti da leucemie e tumori rari legati agli alti livelli di esposizione a sostanze contaminanti durante l’enorme sforzo impiegato per avere la meglio sull’incendio e salvare più persone possibile.
LO STUDIO
È il risultato scioccante, e parziale, di uno studio ancora in corso. Tutti i pompieri e gli ufficiali che si sono avvicinati alla Grenfell Tower quella notte e nei giorni a venire sono stati invitati a prendere parte al progetto di ricerca, che monitora attentamente la loro salute anche dopo il pensionamento o l’uscita dal servizio. «Saranno presto rivelati dati molto drammatici. È scioccante», ha spiegato un sopravvissuto al disastro al Mirror. Alcuni dei 1300 pompieri di servizio quella notte sono rimasti nelle loro tute per più di dieci ore, mentre altri sono rimasti bloccati in zone piene di fumo per periodi lunghi, fino a sei ore. Uno dei pompieri che si è sottoposto agli esami, David Badillo, si è detto «molto spaventato dalla situazione», perché «ho due figli e voglio vederli crescere ma non puoi sapere ora cosa accadrà in futuro». Un altro collega, invece, rimasto anonimo, ha pensato al suicidio quando gli hanno diagnosticato problemi ai polmoni. L’uomo ha rischiato la sua vita per salvare una famiglia intera, intrappolata nelle fiamme. «Siamo arrivati molto presto sulla scena e siamo rimasti bloccati nel parcheggio sotterraneo dove abbiamo respirato tossine per molto tempo», ha raccontato. «Ho sentito molti ragazzi e ragazze affetti dalla cosiddetta tosse di Grenfell e non ho mai fumato una sigaretta nella mia vita». Prima dell’incendio, aveva una salute di ferro ma dopo un mese ha cominciato a tossire ed è stato sempre peggio. Ora respira col supporto di un inalatore. «Il problema è stato il tempo in cui siamo stati esposti alle sostanze ha raccontato Brian Flanagan, 47 anni, che era arrivato fino al ventesimo piano – in un incendio standard rimani sul posto non più di quattro ore. Io sono stato a Grenfell per otto ore, il doppio di quanto avrei dovuto». Dall’analisi dei detriti, inoltre, sono emerse concentrazioni di prodotti chimici cancerogeni fino a 200 metri dal grattacielo. E nei giorni successivi all’incendio, molti del personale di emergenza sono stati avvistati senza protezione. Alcuni esperti temono che le tossine rimaste nell’aria possano essere state addirittura peggiori di quelle dell’incendio. «Queste ricerche vitali dimostrano che i vigili del fuoco stanno soffrendo e morendo di cancro, infarto, malattie cardiache e malattie mentali, mentre vanno a lavorare per proteggere gli altri», ha commentato al quotidiano Riccardo la Torre del sindacato nazionale Fire Brigades Union. «Ora sappiamo che sono esposti a sostanze che minacciano la loro stessa vita, come è sicuramente avvenuto in un incidente su scala così grande come quello della Grenfell Tower». Nonostante questi rischi, spiega l’uomo, i pompieri non sono sottoposti a «una regolare sorveglianza sanitaria e un adeguato monitoraggio delle esposizioni nel Regno Unito».
IL SINDACATO
«A causa di questa inazione da parte del governo e dei vigili del fuoco, il sindacato dei vigili del fuoco sta commissionando ulteriori ricerche per aiutarci a richiedere protezione e sostegno adeguati e questo vale per chi ha lavorato alla Grenfell e per tutti quelli che lavorano in tutto il Regno Unito», ha concluso. L’incendio, durante il quale la Grenfell si era accesa come un fiammifero nella ricchissima North Kensington, era stato causato da un frigorifero guasto al quarto piano ma era divampato a causa dell’utilizzo, per i rivestimenti dell’edificio, di materiali altamente infiammabili. Sono tutt’ora in corso le indagini per identificare le responsabilità dell’accaduto. Sotto accusa c’è la ristrutturazione di questo edificio popolare, avvenuta tra il 2015 e il 2016.