Robinson, 14 gennaio 2023
Biografia di Eve Babitz
Facciamo spazio sullo scaffale. TraLa formula perfetta di David Thomson (Adelphi) eCinema Speculation di Quentin Tarantino ( La Nave di Teseo pubblicherà l’edizione italiana). Lavoretto da sbrigare dopo aver ammirato il folle filmBabylon di Damien Chazelle (in sala da giovedì prossimo) e magari dato una ripassata al grande pettegolo della Hollywood Babilonia Kenneth Anger ( debuttò come regista sperimentale, mai voltafaccia fu più gradito). Facciamo spazio a La mia Hollywood di Eve Babitz. Aveva 20 anni nel 1963, quando si fece fotografare nuda ( poi racconterà in un articolo la sua vita «con una terza di reggiseno» ) mentre perdeva a scacchi con il settantenne Marcel Duchamp vestito di tutto punto. Frequentava attori e musicisti, scattando foto per le copertine dei 33 giri. Nel 1997 un sigaro le incendiò la gonna, hollywoodiana anche nella tragedia. Le ustioni erano serie, sparì la voglia di vivere e la disinvoltura che le faceva scrivere «mi rifiuto di pensare al lavoro, quando c’è Sunset Boulevard a un isolato di distanza». Escedi scena a 78 anni, nel 2021. La mia Hollywood appartiene ai favolosi anni ’ 70. La dedica occupa sette pagine, tra lo sfoggio di nomi celebri ( ma davvero conosceva tutti) e il «mi ricordo» che abbiamo letto nella versione di Georges Perec, e fu inventato qualche anno prima dall’artista americano Joe Brainard:I Remember ( edizione italiana Lindau, 2014). Ci sono Andy Warhol e Paul Morrissey, Joan Didion e il marito Gregory Dunne, le uova alla Benedict del Beverly Wilshire, «Jim Morrison contrabbandiere sulle orme di Rimbaud», la sezione libri delNew York Times, «Pauline Kael le cui frasi nemmeno funzionano», lo Chateau Marmont, «Orson Welles luce della mia vita», il tartufo con panna in Piazza Navona, «l’Osservatorio dove andavo sempre a cercare James Dean dopo che è morto». Hollywood e lo spettacolo attendono Eve fin da bambina, nel volume troviamo qualche foto di famiglia con le didascalie scritte a mano. Siccome i libri si parlano tra loro – i libri sul cinema soprattutto – scopriamo che la madre di Eve era la segretaria del marito di Mary Astor: la misteriosa Brigid nel Mistero del falcodi John Huston. L’attrice tradiva sfacciatamente il consorte con il commediografo George S. Kaufman, annotando i dettagli erotici su un taccuino che al processo fu la principale prova a carico. Racconta – e disegna tutto – Edward Sorel ne I diaribollenti di Mary Astor (Adelphi). Il padre violinista classico, medaglia d’oro a 15 anni, lavorava per uno studio cinematografico. Andò al colloquio con uno spartito di Stravinskij, mettendo in imbarazzo il direttore dell’orchestra: «Non capivo neanche se erano le note giuste». Fu assunto alla Fox, suonava musiche da film e coltivava in segreto il sogno della musica seria. Vediamo i suoi “colleghi” in una scena di Babylon,convocati con sgabelli e strumenti in mezzo al deserto, per far musica quando il sole al tramonto fornisce la giusta sfumatura di luce. Stravinskij e la moglie Vera erano amici di famiglia, Igor fu il padrino di Eve: «Era minuscolo, felice e brillante e beveva. Avevano Picasso in tutta la casa». A pochi gradi di separazione c’erano Charlie Chaplin, Greta Garbo, Aldous Huxley, Bernard Herrmann che componeva musica per i film di Alfred Hitchcock. Eve Babitz si infuria quando sente parlare di Los Angeles come «terra desolata culturalmente», «sette periferie in cerca di una città». Odia Nathaniel West che scrive Il giorno della locusta, robaccia per chi a Los Angeles non è mai stato. A 14 anni, un tentativo di autobiografia: Non voglio far crescere mio figlio a Hollywood (finzione letteraria, il bilancio sarà: «Senza figli, senza cani, senza un marito e nemmeno un divorzio»). Era appena tornata da una festa con Johnny Stompanato, che si comportò da quasi gentiluomo (due anni dopo era cadavere nel bagno di Lana Turner, altra storiaccia della Hollywood Babilonia). Seguono altre avventure, la ragazza è bella e curiosa, il cinema e Los Angeles non conoscevano puritanesimo (a dispetto del codice Hays): feste, alcol, droghe e sesso spensierato facevano parte del gioco. «L’unico altro posto in cui mi sia mai sentita mio agio è Roma, per me è proprio come Hollywood», scrive Miss Babitz. Dopo aver scoperto che il nonno, impegnato in misteriose riunioni, dirigeva il California Jewish Voice. La nonna aveva lasciato laRussia a 13 anni, trasportava documenti rivoluzionari e rischiava l’arresto. Eve cresce ribelle, celebrando la bellezza: «Quando arriva è come mettere le mani su un’eredità, e come con l’eredità è divertente osservare il momento in cui si incassano i soldi, come e in cosa si spendono». Nel 1966 va un anno a New York, segretaria di redazione per la rivista underground East Village Other: altre conoscenze e altri amori-lampo. Troppi, per una sola autobiografia, non tutti i famosi degli anni ’70 sono rimasti tali. Più duraturi e tradizionali gli amori letterari: Dickens che caccia via la tristezza, assieme a Trollope; Joyce Carol Oates che della vita sa quanto Shakespeare, Colette e Isak Dinesen (così allora si firmava Karen Blixen diSette storie gotiche).Memorabile la festa di benvenuto «era come un quadro di Bruegel, tutti troppo sudati con la gente appesa alle travi». Timothy Leary predicava la consapevolezza, e l’lsd non era ancorafuorilegge.