ItaliaOggi, 13 gennaio 2023
Mille euro per andare al ballo della stampa di Berlino (che comie 150 anni)
Il Presseball compie 150 anni, ma non ci andrò sabato sera, anche se avevo ricevuto l’invito. Il ballo della stampa si vanta di essere il più antico al mondo, probabilmente non è vero. A Vienna si trova sempre qualche ballo più vecchio, ma vanta comunque una lunga storia da Bismarck alla grande guerra, dalla repubblica di Weimar a Hitler, ancora una guerra, al trasloco a Bonn, capitale provvisoria e che durò invece fino alla caduta del Muro e molti avrebbero preferito che lo restasse anche dopo la riunificazione.
Invitato ma a pagamento. Con 170 euro potrei arrivare dopo le 23, senza aver diritto a un posto a sedere, solo per fare il voyeur e ammirare gli altri invitati già satolli e un po’ brilli. Con 300 euro, avrei diritto alla cena, ma confinato in un tavolo lontano dai vip che pagano il doppio per conquistare un posto sotto i riflettori. Con mille euro a testa mi darebbero una borsa con qualche souvenir, e potrei smaltire lo champagne, temo da pagare extra, in una camera doppia nel grande albergo che ospita il ballo. E, dimenticavo, avrei diritto anche alla prima colazione domenica mattina. Come ospite d’onore hanno invitato Lech Walesa, e il discorso d’apertura sarà tenuto da Franziska Giffey, sindaca di Berlino, che teme di non essere rieletta in febbraio. Ma non è una questione di prezzo. Non ci andrei neanche gratis.
Il primo ballo risale al 1872, quando il Reich di Bismarck aveva appena un anno. La serata si chiuse con un attivo di 450 marchi, la paga annua di un operaio. Il Cancelliere di ferro non ci andò mai, inviava al suo posto il figlio Herbert, che amava la mondanità, quasi un obbligo professionale per un diplomatico in carriera. Nel ’33, il ballo avvenne un giorno prima della nomina di Hitler a cancelliere. Una foto della serata nel febbraio del ’34 mostra Joseph Goebbels, Hermann Göring e il generale von Blomberg tra gli invitati. Il Presseball è stato ormai conquistato dai nazisti, sempre attenti alla propaganda. Gli ospiti preferiscono apparire in divisa. Gli inviti sono riservati agli iscritti al partito, e agli amici, a parte i giornalisti stranieri se non sono troppo critici.
A tenere i rapporti con la stampa estera è Ernst Hanfstaengl, amico di Hitler fin dagli anni venti. Suonava per Adolf al pianoforte le arie delle amate opere di Wagner. Ricco di famiglia, aveva studiato in America, suo compagno a Harvard fu il futuro presidente Franklin Roosevelt, amava la cultura americana, e avrebbe voluto che il Führer si alleasse con gli Usa dell’amico Franklin. Il Reich incuteva meno timori di Stalin. Il Presseball lo vedeva protagonista, era alto due metri e in smoking faceva bella figura, un’occasione per sedurre i corrispondenti stranieri.
Ernst, «Putzi» per gli amici, tentò di far sposare Hitler con Martha Dodd, la figlia dell’ambasciatore americano. Era una ragazza libera, ma il primo incontro con il Führer non fece scoccare la scintilla. Lei racconta i suoi anni a Berlino nelle memorie Nice to meet you, Mr. Hitler!, divenne comunista, e finì per seguire l’uomo che amava a Praga, dove è morta nel 1990 a 88 anni. Anche Putzi cambiò idea in tempo e riuscì a fuggire a Londra quando capì che stava per cadere in disgrazia. Quegli anni li ricorda anche William Shirer, corrispondente americano dal ’34 al 40 nel libro Qui Berlino.
Si tornò a danzare al Presseball nel 1951 a Bonn, e il primo ballo del dopoguerra si tenne nel ristorante del parlamento. Una serata modesta, quasi provinciale. A Bonn, andavo al Presseball perché non era un evento da vip. Scambiavo due chiacchiere con i politici, che non si davano arie, magari con Willy Brandt o Walter Scheel, il leader liberale suo alleato. Non ottenevo confidenze riservate, ma stabilivo un rapporto utile per capire la loro personalità. Willy non amava ballare, Walter era elegante nel valzer. Alla fine si teneva una tombola con premi offerti dagli sponsor. Un anno vinsi l’ultimo premio, un boccale di birra in terracotta.A Bonn, il Presseball ha resistito a lungo anche dopo che Berlino tornò a essere capitale, fino al 1998. Peccato, nella capitale ritrovata il Presseball è diventato sempre più grande, più sfarzoso. E inutile.