Il Messaggero, 13 gennaio 2023
La Holywood di Babitz
Eve Babitz è stata per anni «il segreto meglio custodito di Los Angeles», secondo la rivista Esquire. Figlia di un musicologo e violinista barocco scritturato dalla Twentieth Century Fox, e di un’artista, vedeva girare per casa e nei teatri Stravinskij: «Era minuscolo e felice e brillante e beveva. Di solito mi passava di nascosto bicchieri di scotch da sotto il tavolinetto quando mia madre non guardava e io avevo 13 anni». Sua moglie Vera de Bosset era «la persona più naturalmente aristocratica del mondo»; e a un isolato abitavano lo scenografo Eugene Berman con la moglie Ona Munson, vale a dire «la donna che dirige il bordello in Via col vento, quella di cui Vivien Leigh era gelosa perché Clark Gable lo frequentava». Bernard Herrmann era l’autore di tante colonne sonore di film di Hitchcock ma anche di Quarto potere di Orson Welles: «Io e mia sorella gli volevamo bene e basta, a lui e a sua moglie, e loro in estate ci invitavano a nuotare nella loro piscina e a noi sembrava di essere morte e finite in paradiso».
ANEDDOTI
Eve Babitz racconta questi e tanti altri aneddoti in La mia Hollywood, il suo primo libro pubblicato nel 1974, inedito in Italia, che uscirà il 18 gennaio per Bompiani. Si tratta di una sorta di memoir romanzato che racconta, meglio di tanti tomi voluminosi e celebrati, il vero volto della Mecca del Cinema, negli anni della liberazione sessuale e della controcultura.
Si dice che fosse festaiola, libertaria, sciupauomini. Ma chi era veramente Eve Babitz? Nata nel 1943 nella Città degli Angeli fu, da subito, un’intellettuale controcorrente. «Brando era giovane e non c’erano più i Cary Grant», scriveva negli anni della sua adolescenza. C’è una celebre foto di Julian Wasser in cui compare completamente nuda, intenta a giocare a scacchi con il maestro del surrealismo Marcel Duchamp. Era il 1963, e per lei fu il primo quarto d’ora di celebrità. Raccontò poi che, mentre posava, pensava con rabbia al suo ex che non l’aveva invitata al vernissage e intanto si concentrava per tirare indietro la pancia e non fare brutta figura.
LE CELEBRITÀ
Tra i tanti flirt che le furono attribuiti, figurano il frontman dei Doors Jim Morrison, gli attori Steve Martin e Harrison Ford. Le uniche cose che le interessavano, diceva lei stessa, erano «il divertimento, gli uomini e i guai». In una città dove i predatori erano in agguato, e il potere delle celebrità maschili era alle stelle, Eve pretendeva che gli altri si piegassero alle sue regole.
Los Angeles è un grande parco dei divertimenti, il centro di una festa mobile ininterrotta e seducente. Ma la giovane futura scrittrice confessa: «L’unico altro posto in cui mi sia mai sentita a mio agio è Roma». Ovvero, una città spesso paragonata a una «Hollywood distillata», dove Babitz passa sei mesi nel 1962. La Dolce vita è ormai un mito che ha contagiato tutti nel mondo, Babitz si dice «romana nell’anima» e passa un periodo indimenticabile. «Somigliavo a Brigitte Bardot ed ero la figlioccia di Stravinskij», racconta l’autrice, che si lascia coccolare dai romani: «Ti fanno mangiare cibo fresco preparato in modo semplice, costruiscono edifici di appartamenti che presto si ricoprono di rampicanti e non danno fastidio alla vista, e fanno film».
Babitz studia, si ispira leggendo classici, e legge avidamente un altro autore americano innamorato dell’Italia, Henry James: «È perfetto, non è troppo facile come Dickens, non è troppo complicato come Proust: perfetto».
Prima ancora di diventare una scrittrice, Babitz lavora come artista, e firma molte copertine di dischi, per artisti come Linda Ronstadt, che era sua amica, i Byrds, i Buffalo Springfield. Come autrice, fu spesso paragonata a Joan Didion, e apertamente elogiata da scrittori come Joseph Heller e Bret Easton Ellis. Quest’ultimo, autore di American Psycho, sottolinea l’entusiasmo contagioso della Babitz per la vita di Los Angeles e i suoi circoli culturali.
L’INCIDENTE
Purtroppo, nel 1997 Eve è costretta a scendere dalla giostra. Subisce gravi ustioni: nella sua macchina, ha dato fuoco al suo stesso vestito, armeggiando con un accendino. Viene ricoverata, e gli amici che le vogliono bene organizzano una colletta per aiutarla a pagare le cure (negli Usa senza assicurazione non vai da nessuna parte). Dopo l’incidente, Eve Babitz ha vissuto sempre più nell’ombra, nel suo piccolo appartamento di Santa Monica Boulevard, con la sola compagnia del suo gatto con gli occhi color arancio, Zsa Zsa. Ogni tanto però concedeva ancora interviste fiume, mentre i suoi libri tornavano di moda negli Usa. Eve Babitz morì in una clinica di Los Angeles il 17 dicembre del 2021, per una rara malattia neurodegenerativa, il morbo di Huntington. Aveva 78 anni.