il Giornale, 13 gennaio 2023
Su Netflix si può bestemmiare
Chi volesse utilizzare Totenfrau. La signora dei morti, in streaming su Netflix, per scivolare felicemente nel sonno, sappia che la seconda puntata lo farà schizzare in piedi dalla sorpresa. Infatti, la serie austriaca rompe un tabù fino a qui incrollabile. Nel corso dell’episodio risuonano due irripetibili bestemmie contro il Dio dei cristiani. Allah può stare tranquillo. Totenfrau è un thriller con sfumature horror.
Si direbbe ben fatto. Racconta la storia di una donna, titolare delle pompe funebri di un paesino montano, che indaga sulla morte del marito poliziotto, investito da una automobile. Forse non è stato un incidente. La famiglia attraversa un momento di crisi. La figlia adolescente in particolare reagisce con disperazione. A scuola non riesce più ad ascoltare il professore di religione, che trova ipocrita. Fino a che, si viene a sapere, non scoppia in classe, con una bestemmia. Ma fino a qui ancora non si è sentita. L’episodio è raccontato a posteriori.
Ora, la questione si poteva risolvere in molti modi, dal punto di vista della sceneggiatura. Non c’era bisogno di aggiungere nulla o si poteva scegliere un eufemismo o adottare una formula chiara ma rispettosa. Invece no, ci hanno messo la volgarità da ubriaco al bar. La ragazza, arrabbiata, tira giù due bestemmie che giungono del tutto gratuite alle orecchie dello spettatore. Spesso l’arte, anche e soprattutto cristiana, ricorre alla bestemmia come provocazione o innata maledizione, vedi ad esempio alcune opere di Giovanni Testori, il più grande scrittore cattolico del Novecento italiano.
In molti casi, dunque, non c’è da scandalizzarsi. C’è invece da riflettere. Ma questa serie patinata, per quanto ben fatta, di artistico non ha nulla. Che sia un desiderio di realismo? Non si direbbe, visto che la protagonista ama chiacchierare con i morti. Totenfrau è puro intrattenimento. Inoltre, va in onda su Netflix, una casa-madre attentissima al politicamente corretto. Non c’è serie o film che non preveda l’intero catalogo della inclusività di stampo woke. Non possono mancare attori afrodiscendenti perfino nelle saghe sulla nobiltà del Ottocento, con risultati di grande comicità involontaria. Ogni storia deve avere almeno una coppia omosessuale, anche se il dettaglio è ininfluente o addirittura appiccicato con lo sputo alla trama.
Colpisce dunque che un’azienda ossessionata dal desiderio di non offendere nessuno abbia lasciato correre quel paio di bestemmie insensate. In fondo, è tutto coerente. Il politicamente corretto rispetta tutte le culture del mondo, tranne la nostra, che ritiene oppressiva, dogmatica e colonialista. In nome del progresso, dobbiamo ascoltare le bestemmie.