il Fatto Quotidiano, 13 gennaio 2023
L’anatema di Conte
L’avvocato parla di Lazio ma pensa già ad altro, guarda più lontano delle urne del 12 e 13 febbraio. Nella conferenza stampa nella sede del M5S, convocata per presentare la candidata alle Regionali laziali, Donatella Bianchi, Giuseppe Conte mette già sul tavolo le sue condizioni per il prossimo segretario del Pd: “Lo dico da esterno non disinteressato, non vorrei che i dem facessero un congresso per nulla e pensassero di tornare al campo largo, ossia all’alleanza con Renzi e Calenda”. Compagni di viaggio inaccettabili, “perché il nostro programma riformista non ha nulla a che fare con Azione e Italia Viva, che sugli ordini del giorno in Parlamento non votano mai assieme a noi: casomai votano in linea con il centrodestra”.
È un anatema, ma anche e soprattutto un messaggio, indirizzato a quello Stefano Bonaccini che secondo i 5Stelle vincerà il congresso del Pd. Quello che nei ragionamenti sulle alleanze future tiene sempre sullo stesso piano Iv, Azione e M5S. A differenza di Elly Schlein: aperturista verso i grillini, contrarissima invece a un nuovo accordo con Renzi. Non è un caso, allora, che l’avvocato nella sua risposta alla domanda del Fatto sul congresso dem lo dica così: “Vedo che continuano a parlare indistintamente di Movimento, Renzi e Calenda…”. E la citazione indiretta è tutta per Bonaccini. Certo, l’ex premier riconosce che “l’incontro per confrontarci con il prossimo segretario del Partito democratico sarà fisiologico”. Ma pretende che non ci siano equivoci: “Con un pragmatismo venato talvolta di affarismo non vogliamo avere nulla a che fare, il Pd chiarisca la traiettoria sulle alleanze”.
È il cuore della conferenza stampa, in cui incolpa per l’ennesima volta i dem della rottura nel Lazio, dove i giallorosa uniti avrebbero potuto giocarsela. “Ma non c’è stata alcuna ripicca da parte nostra, lo dico anche agli intellettuali che in questi giorni ci hanno rivolto appelli per un’alleanza” si cautela Conte. “Avevamo rivolto un appello ai progressisti – sostiene – ma il Pd ha risposto un minuto dopo con il nome indicato dal duo Renzi-Calenda”.
E siamo sempre lì, ai dem “colpevoli” di essere supini ai cosiddetti centristi. Anche se poi a pesare è sempre il nodo dell’inceneritore di Roma. E infatti Conte lo usa come prova del fatto che “non abbiamo alcuna pregiudiziale verso i dem”. In Lombardia l’accordo con i dem è arrivato, “perché lì il Pd ha scelto di spegnere gli inceneritori e di sostenere la transizione ecologica”. Nessun problema dove non ci sono termovalorizzatori di mezzo: tanto che l’intesa con i dem è a un passo anche in Friuli-Venezia Giulia, come confermato al Fatto da Stefano Patuanelli. Conte lo ripete più volte, nella sala dove ascolta anche Loredana De Petris, esponente di Coordinamento 2050, l’associazione che assieme a Sinistra italiana ha formato una lista civica di sostegno a Bianchi e ai 5Stelle. “Nel programma di D’Amato neanche vengono citati i rifiuti, è incredibile” rimarca a margine l’ex senatrice di Leu.
In sala, Conte continua a massaggiare i dem: “Finora non mi pare che nel congresso ci sia stata una vera discussione che abbracci una visione e un’identità: ma per battere le destre non basta dirsi progressisti, bisogna esserlo”. È ormai quello l’aggettivo identitario di Conte, secondo cui “sinistra e destra sono termini del passato”. Sfumature solo apparenti, perché lui parla pur sempre a una base che in parte viene dai vecchi tempi grillini, quando il Movimento si faceva un vanto di essere fuori dall’antica dicotomia della politica. L’avvocato invece ha virato verso sinistra: ma meglio dirlo in modo più sfumato. La giornalista Rai Bianchi, invece, spiega che la sua è “una candidatura di servizio”. E rispondendo alle prevedibili domande sul tema, fa sapere che nelle prossime ore si metterà in aspettativa, “perché ho finito le ferie e devo fare la campagna elettorale”. Ma se venisse eletta solo come consigliera regionale, resterebbe alla Pisana o tornerebbe a condurre Linea Blu? “Deciderò il 14 febbraio, ora è presto” schiva. Dribbla anche quando le chiedono se nominerebbe Virginia Raggi assessore in caso di vittoria: “Non l’ho ancora conosciuta, e agli assessorati non ho ancora pensato”. Risposta quasi troppo sincera. E i rifiuti? “Se aumentiamo la raccolta differenziata e diminuiamo la produzione, l’inceneritore non servirà. Ma il commissario straordinario sul tema resterà il sindaco di Roma Gualtieri”.
Fuori, il candidato alla segreteria del Pd, Gianni Cuperlo, sbuffa: “Mi auguro che Conte non pensi davvero che il suo compito sia quello di cavalcare le difficoltà del Partito democratico, pensando di raccogliere un consenso in uscita dal nostro partito. Dobbiamo dire a noi stessi e al M5S, così come ad Azione, che l’avversario è la destra”. E poi c’è il fronte Bonaccini. Un parlamentare vicino al presidente dell’Emilia-Romagna la mette così: “La linea non cambia, non si mettono veti preventivi per nessuno. Però le percentuali elettorali e i sondaggi li vediamo anche noi, non sono tutti sullo stesso piano…”. Dopodiché, “ora è presto”. Ma le Regionali sono da qui a un mese. E Conte deve giocare la sua partita.