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 2023  gennaio 13 Venerdì calendario

Come si forma il prezzo della benzina

Come si forma il prezzo della benzina, quanto ci guadagnano le società che estraggono petrolio, quanto incidono le commissioni di intermediari e grossisti, quanto pesano le tasse e, infine, qual è il guadagno dei gestori delle pompe di servizio? E dove potrebbe inserirsi la “speculazione” dei prezzi e da parte di chi?
La catena che parte dal giacimento di idrocarburi e arriva al serbatoio delle nostre automobili è lunga e oltre modo complessa. Ma a una domanda è facile rispondere: in Italia – ma anche in molto paesi europei – a guadagnarci più di tutti è lo Stato, a causa del peso di accise e Iva. Poi vengono i produttori, raffinatori e intermediari nel loro complesso e solo in fondo alla catena abbiamo il “guadagno” dei distributori. Vediamo nel dettaglio.
Le componenti del prezzo
Sostanzialmente, il prezzo di benzina e gasolio è composto da quattro macro-voci principali: il costo della materia prima, le commissioni per broker, trasportatori, grossisti e intermediari vari, il peso della componente fiscale, per arrivare al margine lordo che finisce nella tasche di chi gestisce i distributori.
Il mercato del greggio
Partiamo dalla materia prima. I prezzi di gasolio e benzina seguono l’andamento delle quotazioni del greggio. Gli indici di riferimento sono il Brent per l’Europa e il Wti per gli Stati Uniti, oltre al Fateh per l’area del Golfo Persico. Al momento, il Brent è ai minimi dell’anno: quota attorno agli 80 dollari al barile, dopo un picco toccato a fine giugno a 122 dollari. A formare i prezzi è soprattutto l’Opec+, il cartello “storico” dei maggiori produttori guidato dall’Arabia Saudita, a cui negli ultimi anni si è aggiunta la Russia. Aumentando o diminuendo la quota di produzione complessiva dei paesi membri, riesce a indirizzare i prezzi.
La filiera industriale Dal giacimento al serbatoio delle automobili agiscono una serie di intermediari che vanno dai broker dei prodotti raffinati a chi procura il carburante per i distributori, in particolare per quelli indipendenti e “no logo”. Sulla componente raffinazione incide anche il Platts. Di cosa si tratta? Platts è il nome di un’agenzia specializzata che definisce il valore di benzina e gasolio nel momento in cui vengono vendute alle raffinerie. Si tratta quindi di una valutazione di “domanda e offerta industriale”, quindi esprime i prezzi finale dei prodotti raffinati. Complessivamente, il peso della componente industriale vale il 30-35% del prezzo complessivo alla pompa.
Perchè il gasolio è più costoso
Per rispondere bisogna prima capire cosa è accaduto nel mercato della raffinazione. Il numero di impianti in Europa si è ridotto negli ultimi 10-15 anni, provocando un’aumento della domanda, in particolare dall’Asia (Corea e India soprattutto). La Russia ha garantito una parte delle forniture in calo per la chiusura e la ristrutturazione degli impianti europei, ma sono andate in calando a causa della guerra russo- ucraina. E dal 5 febbraio scatterà il nuovo embargo commerciale nei confronti di Mosca e che riguarda proprio i prodotti raffinati. Il timore è che – almeno in una prima fase – questo comporti un ulteriore aumento delle quotazioni del gasolio.
Il peso di Iva ed accise
Come noto, l’Italia è sul podio dei Paesi europei dove maggiore è la componente fiscale: è al primo posto per il gasolio, al secondo per la benzina. Per la benzina la componente fiscale è pari al 58%, mentre il prezzo della componente industriale e commerciale si ferma al 42%. Se si prendono i prezzi del 9 gennaio scorso, con un prezzo della benzina di 1,812 euro al litro la componente fiscale risultava di 1,055 euro al litro mentre la componente industriale era pari a 0,757 euro al litro. Della componente fiscale 0,728 euro/litro sono accise mentre 0,327 euro/litro è Iva (al 22%).
Le tasse più alte d’Europa
Leggermente diversi i numeri con cui si forma il prezzo del gasolio: nel prezzo medio di dicembre scorso (1,717) la componente industriale pesava per il 45% (0,777 euro/ litro) rispetto al 55% (0,940 euro/ litro) della componente fiscale, che porta l’Italia al primo posto in Europa per il peso complessivo delle tasse.
Quanto incassano i benzinai
Il margine dei gestori dei distributori, di conseguenza, vale circa l’8-10 % del prezzo per il gasolio e arriva fino al 12% per la benzina: ed è questo il margine sui cui l’operatore può agire per modificare il prezzo alla pompa.