Corriere della Sera, 13 gennaio 2023
Il bunga bunga di Boris Johnson
Londra Altro che feste, quelli a Downing Street erano baccanali da Basso Impero romano. I party durante il lockdown negli uffici governativi, che alla fine sono costati il posto da primo ministro a Boris Johnson, si è scoperto adesso che erano dei fescennini a base di alcol e sesso a gogò.
Sotto la lente, nella fattispecie, sono finite due riunioni conviviali tenute – particolare un tantino macabro – alla vigilia dei funerali del principe Filippo, la sera del 16 aprile del 2021: feste cui hanno partecipato funzionari e membri dello staff governativo e che sono andate avanti oltre le 4 del mattino. In particolare, due coppie sono state viste in atteggiamenti intimi da numerosi testimoni: una «si assaggiava» in cucina prima di sparire in una stanza buia, da cui sono poi emersi «in stato confusionale»; un’altra coppia si è ritirata in un ufficio «con le luci spente».
Quella serata era già diventata celebre per la «valigia di bottiglie di vino» portata a Downing Street da un vicino supermercato, con i funzionari che si fotografavano nel giardino della residenza mentre giocavano sull’altalena e lo scivolo installati lì per i figli di Johnson. Ora, grazie a un’inchiesta della rete televisiva Itv, viene fuori anche «un computer che sparava musica da Spotify», una fotocopiatrice «cosparsa di vino», «tante persone in stretta prossimità» e coppie «che si toccavano». E inoltre c’erano ospiti così ubriachi che riuscivano a stento a parlare.
Va ricordato che a quell’epoca, durante la pandemia, le riunioni erano vietate a meno che non fossero «di lavoro»: e sebbene a Downing Street si tratta pur sempre di uffici, quelle feste tutto erano tranne che incontri d’affari. Quel che è peggio, è che i funzionari coinvolti erano perfettamente consapevoli che stavano violando le regole imposte dallo stesso governo e dunque si erano poi dati da fare per distruggere le prove.
Ma il pesce, si sa, puzza dalla testa: e il primo responsabile di quell’andazzo era il premier Johnson, che a una delle feste si era addirittura vantato che quello era «il party più non-socialmente distanziato del Regno Unito». Dunque una regola per la gente comune e un’altra per i potenti. Ma è una sbruffonaggine che adesso gli può costare cara: perché sul capo dell’ex primo ministro pende ancora una inchiesta parlamentare sull’ipotesi che abbia mentito al Parlamento.
Boris infatti, in aula a Westminster, aveva più volte affermato che nessuna norma era stata violata e che, se pure era successo, lui non ne sapeva niente. Queste ultime rivelazioni sembrano però smentire del tutto la sua versione: e se riconosciuto colpevole, Johnson potrebbe vedersi sospeso dal Parlamento. Una condanna simile metterebbe la parola fine ai suoi sogni di tornare al potere, che in queste settimane vengono alimentati dai suoi sostenitori (e sotto sotto da lui stesso). In ogni caso, l’ultimo capitolo della Boriseide non è stato ancora scritto.