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 2023  gennaio 12 Giovedì calendario

NEL 1983, SONO SCOMPARSE A ROMA DECINE DI RAGAZZE DELL'ETÀ DI EMANUELA ORLANDI E DI MIRELLA GREGORI. E QUESTE SPARIZIONI SONO RIMASTE SENZA UN PERCHÉ - LE DUE RAGAZZE SONO FINITE NELLE MANI DI PREDATORI SESSUALI LEGATI AL VATICANO? UN POSSIBILE INTRECCIO VENNE FORNITO DALLA MAMMA DI MIRELLA GREGORI. NEL 1985, DURANTE UNA VISITA DEL PAPA NELLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN GIUSEPPE, RICONOBBE IN UN AGENTE DELLA GENDARMERIA VATICANA DELLA SCORTA UN UOMO CHE SECONDO LEI SI INTRATTENEVA SPESSO CON LA FIGLIA NEL BAR SOTTO CASA… -

Tutte e due quindicenni. Tutte e due more. Tutte e due svanite nel nulla a distanza di 40 giorni l'una dall'altra. Ogni volta che si parla di Emanuela Orlandi si impone all'attenzione un altro caso di scomparsa. Quella di Mirella Gregori, sparita il 7 maggio 1983, dopo aver raccontato alla madre che sarebbe andata a un appuntamento con un amico, Alessandro, a Porta Pia. Ma Alessandro smentì l'appuntamento e Mirella, come Emanuela, non è mai più tornata a casa. Certo, Emanuela era cittadina vaticana e Mirella no.

Ma tra le due sparizioni esiste un collegamento? Secondo l'allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, intervistato ieri da La Stampa, sarebbe stato meglio non archiviare i due casi (come volle l'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone) perché «nel 1983, sono scomparse a Roma decine di ragazze dell'età di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Queste scomparse sono rimaste senza un perché. Mi è sembrato un motivo importante che avrebbe dovuto spingere a non chiudere frettolosamente il dossier delle ragazze scomparse».

E ora che il Vaticano ha deciso di riprendere le indagini su Emanuela, Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, si augura che la procura ordinaria di Roma faccia altrettanto: «Ho dato mandato al mio avvocato di chiedere di riaprire il caso. Non so se c'è un legame tra le due scomparse, dopo 40 anni troppe domande aspettano ancora una risposta e forse questa è la volta buona per scoprire la verità».

Tanto più che nell'83 tra Roma e dintorni sparirono, come ricordava Capaldo, molte ragazze. Secondo Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, «furono più o meno una quindicina, ma molte fecero ritorno a casa perché si trattava di allontanamenti volontari. È un peccato che l'inchiesta sia stata archiviata nel 2015». Lo ribadisce anche la sua avvocata Laura Sgrò, che aggiunge: «La vicenda di Mirella Gregori ha sempre brillato di luce riflessa del caso Orlandi, ma non c'è mai stata un'indagine seria sulla sua scomparsa».

E allora, Emanuela e Mirella sono finite nelle mani di predatori sessuali legati al Vaticano? Un suggestivo possibile intreccio venne fornito dalla mamma di Mirella Gregori. Nel 1985, durante una visita del Papa nella parrocchia romana di San Giuseppe, riconobbe in un agente della Gendarmeria vaticana della scorta un uomo che secondo lei si intratteneva spesso con la figlia nel bar sotto casa. Ma in un secondo momento, circa 7 anni dopo quando ormai era gravemente malata (sarebbe morta nemmeno un anno dopo), durante un confronto all'americana, non riconobbe l'agente della Gendarmeria.

A complicare il quadro hanno contribuito anche intrighi internazionali e l'autodenuncia di un italiano poi bollato come un mitomane. I Lupi grigi, organizzazione di estrema destra turca a cui apparteneva Ali Agca (arrestato per aver cercato di uccidere Papa Wojtyla), rivendicarono il sequestro sia di Emanuela sia di Mirella. In cambio della loro liberazione chiesero anche loro la liberazione di Agca. Una pista poi risultata un bluff.

Come l'autodenuncia di Marco Accetti, fotografo, che nel 2013 si presentò in procura per dichiarare di aver partecipato al rapimento delle due quindicenni per conto di un gruppo di tonache che volevano ricattare Papa Wojtyla. Lo scopo sarebbe stato quello di contrastare la politica fortemente anticomunista del papa polacco, ma poi per una serie di complicazioni (non ultima l'enorme clamore mediatico) le ragazze non tornarono a casa.

E come non bastassero queste dichiarazioni, a rendere ancora più intricata e inverosimile la situazione si aggiunse la storia di Ketty Skerl, una diciassettenne di origini svedesi rapita e uccisa nei dintorni di Roma, a Grottaferrata, nel 1984. Nel 2015 Accetti si presentò di nuovo in procura per sostenere proprio che la bara della ragazza morta in circostanze misteriose non si trovasse più nel cimitero del Verano.

Skerl, secondo il fotografo, sarebbe stata uccisa su commissione da «una fazione interna ad ambienti vaticani» opposta a quella di cui avrebbe invece fatto parte Accetti e «contraria alla politica anticomunista di Papa Giovanni Paolo II». Ma le sue parole furono ritenute completamente infondate.