Il Messaggero, 12 gennaio 2023
Biografia di Ada Lovelace
«Il ricordo della felicità non è più felicità,/ quello del dolore è ancora dolore». Ma anche «L’amore è l’elemento in cui viviamo/ Senza di esso, vegetiamo appena» e «Il grande oggetto della vita è la sensazione sentire che esistiamo anche se nel dolore». Così scriveva uno dei più celebri poeti romantici, Lord Byron. Nelle sue parole, nella sua esistenza si mescolano amore e morte - eros e thanatos -, passione per il mare e per la libertà, idealismo ed eccentricità, critica dei valori tradizionali inglesi e difesa dei popoli sottomessi, irrequietudine e sofferenza. La sua è una vita controversa, vissuta intensamente, in moto perpetuo, intessuta di follie amorose e laceranti addii, scandali, fughe e perdite, sino alla morte prematura (forse per febbri reumatiche) in Grecia nel 1824, dove Byron si è recato per sostenere la guerra d’indipendenza greca contro i turchi.
LA REAZIONE
Questo poeta geniale e sofferto, definito «il gran Napoleone dei reami della rima», ha avuto una figlia, Ada Augusta, altrettanto geniale ma che - forse per reazione al carattere passionale, tutto tempesta e impeto del padre - si è affermata in campo opposto. Quello dei numeri. È divenuta un’importante matematica, ha studiato e sviluppato la macchina analitica (analytical engine) e quella differenziale di Charles Babbage. Nel 1843 ha inventato quello che chiameremmo il software. Alcuni la definiscono «la prima programmatrice della storia», poiché ha ideato un algoritmo che dovrebbe essere elaborato da una macchina. In sostanza, ha previsto il computer e posto le fondamenta dell’informatica.
Nata a Londra il 10 dicembre 1815, Ada Augusta è appunto figlia legittima di George Byron e della nobile Anne Isabella Millbanke, matematica. Ha appena un mese quando il padre la abbandona, rispedendo moglie e figlia dai suoceri. Qualche tempo dopo Anne chiede il divorzio, anche perché ha scoperto che Byron ha avuto una storia con la propria sorellastra, Augusta Leigh. Dopodiché lo scandaloso poeta fugge dall’Inghilterra, inseguito dai creditori. La bambina non lo rivedrà più.
Ha una salute malferma, passa molto tempo a letto, contrae una forma di morbillo che le paralizza le gambe per una fase. Viene cresciuta dalla imperiosa madre, la quale - temendo che Ada abbia ripreso i tratti caratteriali e i penchant romantici del genitore - la indirizza verso la matematica, l’algebra, la meccanica e le materie scientifiche. A dar lezioni alla bambina prodigio è Mary Somerville, famosa matematica e astronoma, che diviene una sorta di sua tutrice. Poi arriverà il logico Augustus De Morgan.
L’ABBANDONO
Anne Isabella non manca di rinfacciare l’abbandono del padre alla figlia, ma comunque la conduce in giro per il paese, le fa visitare industrie e vedere macchinari - è in Inghilterra, del resto, che è nata la Rivoluzione industriale - le fa incontrare scienziati come David Brewster e scrittori come Charles Dickens. In seguito, a una festa, Ada conosce il matematico Charles Babbage, pioniere della futura informatica, con cui comincia a lavorare. Ne rimane molto colpita, perché intuisce che le macchine avrebbero avuto un grande sviluppo e un ruolo determinante nel modificare il mondo intero.
Nel luglio 1835 Ada sposa William King-Noel, conte di Lovelace, da cui avrà tre figli. Ancorché non goda di buona salute, lavora e scrive. Nel 1842 traduce per Scientific Memoirs un articolo (in francese) di Luigi Menabrea, ingegnere militare italiano e futuro ministro. Il testo, che tratta della macchina di Babbage, viene integrato da Ada con molte note. Una, in particolare, si riferisce al meccanismo di funzionamento del cosiddetto algoritmo informatico: la nobildonna abbozza un primo programma informatico, o meglio «anticipa i principi del calcolo automatico». Intuisce, inoltre, che la macchina può svolgere non solo i calcoli ma molte e diverse funzioni, se riprogrammata.
LO STRUMENTO
Parla della macchina ideata da Babbage, e che lei sta perfezionando, come «capace di essere uno strumento programmabile, con un’intelligenza simile a quella dell’uomo». Purtroppo, il governo inglese non accetta di finanziarne la costruzione e Babbage muore in miseria. Ada stessa, scoraggiata, lascia da parte le ricerche, si abbandona a una vita dissoluta fino a morire di tumore (ma sono fatali anche i salassi che le sono praticati) il 27 novembre 1852, a trentasei anni. La medesima età di suo padre, accanto a cui vuole essere sepolta.
L’INCANTATRICE
Colei che Babbage chiamava «incantatrice di numeri» rappresenta un fulgido esempio di donna capace di immaginare l’avvenire, affermandosi in quell’universo matematico e scientifico che per secoli molti hanno ritenuto estraneo, ostico al mondo femminile. I suoi lavori sono stati di grande rilevanza per Alan Touring, padre dell’intelligenza artificiale. Nel 1953 sono state ripubblicate le sue note sulla macchina di Babbage. E, dal 2009, è stato scelto il secondo martedì di ottobre per la giornata internazionale di Ada Lovelace, nella quale si celebrano e ricordano i risultati ottenuti dalle donne nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).