Corriere della Sera, 12 gennaio 2023
I punti di crisi nel ’23
Il 2022 è stato un anno pericoloso per quel che riguarda le relazioni internazionali. Gli esperti del settore si domandano quanto lo sarà il 2023. Il Center for Preventive Action – una articolazione di quello che è forse il centro di studi internazionali più prestigioso degli Stati Uniti, il Council on Foreign Relations – ha interrogato 540 esperti di affari esteri sulle loro aspettative per l’anno appena iniziato. Ha presentato a esperti, accademici e funzionari governativi americani trenta punti di crisi possibili nel mondo e ha chiesto loro di stimare l’impatto che avrebbero e la probabilità che si verifichino nel 2023. Ne è risultata una mappa interessante: altrettanto interessanti sono altri quattro punti caldi, individuati dagli esperti, che non facevano parte dei trenta iniziali. I rischi più pericolosi, ad alto potenziale d’impatto, sono risultati sette: un conflitto nello Stretto di Taiwan tra Pechino e Taipei; sviluppi non controllabili nella Corea del Nord; scontri di potere e proteste sociali in Russia; confronto militare tra Israele e Iran; escalation della guerra in Ucraina; grandi movimenti di popolazioni dall’America Centrale verso gli Stati Uniti; attacco cibernetico contro infrastrutture cruciali negli Usa (lo stesso vale per l’Europa). Se si verificassero, tutte queste crisi sarebbero gravide di conseguenze, ma secondo gli esperti la probabilità che avvengano quest’anno sono in ognuno dei casi «moderate». I rischi in Europa – Ucraina a parte – sono un confronto militare tra Grecia e Turchia, (alto impatto ma bassa probabilità) e scontri di frontiera tra Kosovo e Serbia che richiederebbero un intervento militare esterno (probabilità e impatto bassi). Scontri violenti in Iran con repressione ancora maggiore di quella odierna e possibilità di cambio di regime sono giudicati moderati sia come impatto che come probabilità. Uno scontro tra Cina e Stati Uniti provocato da manovre di Pechino nel Sud-Est Asiatico è ritenuto di alto impatto ma ha bassa probabilità di accadere. Gli esperti hanno poi aggiunto alla lista dei trenta la possibilità di scontri a causa dell’attività militare russa nell’Artico, rivolte sociali in Iraq, violenze estreme in Nigeria, una crisi umanitaria e politica nella Repubblica Centrafricana. Difficile parlare di ottimismo. E, se il 2022 insegna qualcosa, ci sono quasi certamente sorprese dietro l’angolo.