la Repubblica, 12 gennaio 2023
Brigitte Bardot finisce in una serie Tv
Dio creò la donna, B.B. ne fece una Diva. La serie con cui France television celebra i cinquant’anni d’addio al cinema dell’attrice (nel 1973, sul set diColinot l’alzasottane ), si apre non a caso con la danza sfrenata, capelli scarmigliati e piedi nudi, di Brigitte Bardot (nella realtà avvenne a un party al Festival di Cannes), che l’allora marito Roger Vadim inserì in una scena di Piace a troppi (Et Dieu créa la femme ), accolto tiepidamente in patria ma un boom negli Stati Uniti e nel mondo. Nasce un’icona, la ragazzina simbolo di emancipazione femminile e libertà sessuale.
Tra gli appuntamenti più attesi di Unifrance (a Parigi dal 14 gennaio)con il cinema e le serie che vedremo in Italia quest’anno, ci sono le prime due puntate (su sei) diBardot, dirette dai registi Daniéle e Christopher Thompson (madre e figlio), che vedremo su Canale 5. «Non ne so e non me ne frega nulla, mi importa solo della mia vita vera, non di questi stupidi biopic» ha detto lei,88 anni, intervistata di recente perché inserita tra i 50 personaggi più amati dai francesi. Del resto la sua vita e la sua gioventù – la serie si concentra tra i Cinquanta e i Sessanta, l’ascesa tra amori e film – l’ha raccontata nell’autobiografia Mi chiamano B.B.(Bompiani) che la miniserie segue con fedeltà. Azzeccata la scelta della protagonista, la ventenne Julia De Nunez, affiancata da Victor Belmondo (nipote di Jean-Paul) nel ruolo di Roger Vadim. Quando i due si conoscono lei ha quindici anni, alle spalle sogni di danza e due copertine sulla rivista Elle,di cui è considerata la mascotte; lui è lo spiantato assistente del regista Marc Allégret. L’attrazione è immediata, lui la mette a suo agio e la libera del trucco al provino (B.B. ha sempre lamentato i ceroni imposti dalle truccatrici). Brigitte salta la scuola e va a casa di Vadim, che divide la stanza con un compagno, togliendosi lungo le scale i calzini da bimba. Nella biografia racconta di quando il regista la porta a una festa e un’attempata invitata guardandole i calzini chiede maligna «mia cara, ma lei è vergine?», B.B. la gela: «No, e lei?». Segue una storia clandestina osteggiata dai genitori borghesi di lei, le nozze al compimento dei diciott’anni, il set a Saint-Tropez.
Altro capitolo, altro amore. Qui l’incontro con Jean-Louis Trintignant, interpreta il fratello dell’uomo da cui la conturbante ragazza è attratta. È la fine del rapporto – già fraterno – con Vadim e l’inizio della caccia dei paparazzi che durerà per tutta la vita. Negli Stati Uniti le ragazze iniziano a pettinarsi e vestirsi come lei (in Italia strappano i manifesti “spinti” del film), icona di stile che per anni si è chiesta come vestirsi e pettinarsi per le cene e poi ha scelto di essere libera. Racconta che nel ‘57 «Sophia Loren e Gina Lollobrigida al Festival di Cannes apparivano in pubblico solo a poppe e diamanti in fuori, costose pellicce, sontuose toilette e rolls (...) Io non ero entrata nel sistema, era questa la cosa originale e sconcertante. Delle convenzioni me ne infischio, ecco perché sono stata chiamata “tizzone dell’inferno, provocatrice, donna di malaffare”, quando non c’è persona più semplice, spontanea e schietta di me». Del periodo raccontato nelle prime puntate vengono saltati due aspetti interessanti, la gavetta con film brutti e ruoli inutili accettati per motivi alimentari che le faranno dire di non amare la recitazione,e il periodo italiano. A Roma condividerà la stanza con Ursula Andress, avrà vari amanti, girerà sofferente un film dopo un aborto e sarà Poppea in Mio figlio Nerone, con Sordi, De Sica e Gloria Swanson, dove fa «la prima prova di potere da diva»: ansiosa di girare la scena del bagno nel latte, rifiuta l’amido di riso, ottiene il latte di mucca che dopo ore di luci e caldo diventa yogurt. «Così si conclusero le mie vacanze romane e i miei capricci da star in erba».
La serie Bardot ferma il suo racconto nel 1960 con La verità di Henri- Georges Clouzot, il suo film preferito, un set doloroso: il figlio appena nato. il marito malato, l’incontro con Sami Frey. In quell’anno Simone de Beauvoir le dedica un libricino: «Il suo erotismo non è magico, ma aggressivo, nel gioco dell’amore ella è ugualmente cacciatrice e preda. È questo che ferisce l’orgoglio maschile (...) la naturalezza di Brigitte Bardot sembra loro più perversa di tutte le sofisticazioni. Disprezzare i gioielli, i belletti, i tacchi alti, rinunciare alla linea, è il rifiuto a costituirsi irraggiungibile idolo: è confermarsi a somiglianza dell’uomo, suo pari, è ammettere tra i due sessi una reciprocità di desiderio, di piacere».