la Repubblica, 12 gennaio 2023
L’abuso d’ufficio cambia
ROMA – Cambierà “radicalmente” il reato di abuso d’ufficio, ma non scomparirà del tutto dal codice penale dove, all’articolo 323, nel secolo scorso lo posizionò Alfredo Rocco, il Guardasigilli di Mussolini. È cambiato ben cinque volte nella sua storia, perché gli amministratori locali sono i suoi nemici, l’ultima con un decreto legge dell’ex premier Giuseppe Conte nel luglio 2020. Ma stavolta, sulla strada “abolizionista” del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che alle 17 riunisce in via Arenula i suoi tre sottosegretari Sisto, Delmastro, Ostellari, giusto mezz’ora prima, la responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno piazza un secco altolà che chiude i giochi. «Tipizziamolo meglio, sì, ma non abroghiamolo». Partita chiusa, dunque. Si cambia, ma non si cancella.
È giusto la stessa tesi del meloniano Andrea Delmastro Delle Vedove («L’ho sempre detto, modifichiamolo ma non aboliamolo»). Con Nordio resta Forza Italia che alla Camera gli ha già “servito” il piatto con due proposte di legge, una per cancellare l’abuso d’ufficio, e un’altra per mantenerlo, rendendolo però del tutto inapplicabile e inoffensivo. La “manina” di Roberto Pella, che parla come sindaco di Valdengo e vice presidente dell’Anci, la potente associazione dei comuni italiani, ha depositato il “nuovo” abuso d’ufficio già il 30 dicembre. Se non si cancella, il reato potrà esistere solo se viene commesso “consapevolmente” e arrecando “direttamente” ad altri un danno ingiusto. Due avverbi che, di certo, lo circoscrivono di molto, ma lo lasciano in vita.
Partita durissima, quella di Nordio, sia sull’abuso d’ufficio che sul traffico d’influenze. L’altro reato – il 346bis del codice penale introdotto nel 2012 dall’ex ministra Paola Severino su esplicita richiesta dell’Europa – che l’ex procuratore aggiunto diVenezia considera superfluo. Ma anche su questo non si potrà tirare un tratto di penna. La partita è tutta politica, più che tecnica. Il braccio di ferro tra “abolizionisti” e trattativisti assai pesante. Dopo due ore di riunione l’unico compromesso è riassunto in tre righe di una nota che annuncia un futuro “disegno di legge governativo”. Sarà solo una “proposta” – stavolta non un decreto com’è successo con il Rave – che vuole accontentare i sindaci, eliminare “la paura della firma”, “sconfiggere la burocrazia difensiva”, “dare forte impulso all’economia”.
Ma non saranno cancellati né l’abuso d’ufficio, né tantomeno il traffico d’influenze. Saranno modificati per renderli ininfluenti, proprio come ha proposto Francesco Paolo Sisto, il vice ministro della Giustizia diForza Italia, che ha ispirato il disegno di legge Pella con i due avverbi magici, per cui il reato ci sarà solo se il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio «consapevolmente ometterà di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, arrecando direttamente ad altri un danno ingiusto».
Così il gioco è fatto. Certo non è la cancellazione che avrebbe voluto Nordio che, 24 ore prima dell’incontro, ha spinto perché FI facesse sentire sui media la sua voce. Parlano Pella e Pittalis, ma non basta. Perché la Lega sbarra la strada a Nordio. «È opportuno un intervento per tipizzare nella maniera più precisa possibile l’abuso – dice la senatrice Bongiorno – vista la tendenza della giurisprudenza a dilatarne l’ambito, manon credo che sia auspicabile l’abrogazione». L’avvocato di Salvini usa l’argomento che, su Repubblica, ha ipotizzato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, il rischio che, senza abuso d’ufficio, i pm contestino reati più “pesanti”, come quelli edilizi. Bongiorno ne ipotizza un paio: «Per colpire l’abuso d’ufficio si rischiano fattispecie più gravi come la turbata libertà degli incanti o il peculato per distrazione». Alla fine un danno, anziché un vantaggio. E qui anche Nordio è costretto a fermarsi. Intervento “radicale” sì, ma l’abuso d’ufficio resta dov’è sempre stato. E pure il forzista Pella pare soddisfatto: «La mia proposta è un notevole passo avanti e rientra nelle scelte radicali». Sì, quella degli avverbi “consapevolmentee direttamente”.