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 2023  gennaio 11 Mercoledì calendario

Intervista a Geppi Cucciari

Una debuttante con alle spalle molti successi. Geppi Cucciari domani si affaccia alle 21.25 su Rai3 con il suo nuovo programma, Splendida cornice. «Non posso nascondere la tensione, quell’ansia sottocutanea di affrontare per la prima volta una prima serata da sola, tutta mia, con un mandato peculiare: fare una prima serata sulla cultura. L’hanno chiesto a me e questo deve essere un malinteso frutto dei tempi... La cultura sarà il contenuto, il linguaggio sarà il mio, l’autorevolezza sta negli ospiti che ci saranno. Sento la responsabilità, sono felice e impaurita».
Impaurita nonostante tutta la sua esperienza tra teatro e tv?
«Non ho mai fatto un programma di due ore, mi chiedo ogni giorno se sono in grado. A dispetto dell’apparenza così aggressiva che a volte mi criticano di avere, porto sempre con me una fragilità di fondo. A volte sono più aggressiva di quello che vorrei essere, forse perché le emozioni altrui mi investono».
Lei è una che ha sempre la risposta pronta...
«Me lo fanno notare spesso, anche quando non lavoro. La prontezza nell’allineare il pensiero all’ascolto può essere un talento o un fastidio... Ascoltare gli altri con il filtro dell’ironia prescinde dal mestiere che scegli di fare. E io sono così anche nella vita di tutti i giorni. Ma non sempre. Pensi che so addirittura stare zitta...».
In «Splendida cornice» c’è la rubrica #primalitaliano che vigila sulla congruità grammaticale di conduttori e ospiti. C’è un angolo con gli esperti, alcuni omonimi (hanno un nome e cognome che corrisponde a una persona nota ma fanno un altro mestiere, tipo un Vittorio Sgarbi che fa l’ingegnere ambientale). E il pubblico gioca un ruolo di primo piano...
«È un people show culturale. La gente avrà un ruolo fondamentale. Il pubblico è composto dalle categorie Eurisko – quelle che sanciscono i consumi culturali degli italiani – ma declinate a modo nostro: le frizzanti, le insoddisfatte, gli anziani da osteria... interverranno, faranno domande. Siamo in via Mecenate a Milano che è come essere in Madagascar, ha quel bel fascino della periferia... quindi abbraccio forte tutti quelli che decideranno di venire».
Qual è l’ambizione del programma?
«Dare spazio a persone che hanno studiato, che hanno competenza, che le ascolti e impari qualcosa. Mi piacerebbe che dopo aver visto questo programma chi lo guarda sappia qualcosa che prima non conosceva. Non ho la presunzione di essere io a insegnarlo, ma spero di avere la delicatezza e la leggerezza di essere una padrona di casa adatta. Diamo spazio a competenti che hanno a che fare con il mondo del sapere accademico, alcuni mi lasciano senza parole, cosa che le assicuro non è facile...».
A cosa le è servita la laurea in Giurisprudenza?
«Il mestiere del comico – un mestiere che è un aggettivo già la dice lunga – è volubile, se lo scegli significa che c’è qualcosa che non va nella tua testa. La laurea era l’idea di un posto dove tornare, per un certo periodo ho lavorato da un notaio, facevo la doppia vita: di giorno in studio, di sera in teatro e al cabaret. Mi ero data due o tre anni per riuscirci, se non ce l’avessi fatta sarei tornata in Sardegna: oggi devo tutto a Milano, ma perché fare il notaio in una città che è un posto assurdo?».
I suoi genitori erano contrari alla sua carriera...
«I miei non volevano che studiassi all’Accademia di Arte Drammatica, volevano che mi laureassi e io ci tenevo ad avere la loro approvazione, non volevo creare una frattura con loro. Alla fine la vita è quello che ti succede ma anche quello che fai nel momento in cui ti succede».
Ha giocato a basket fino ad arrivare in A2 con la Virtus Cagliari. Cosa le ha insegnato lo sport?
«Il basket mi ha insegnato quanto la preparazione sia importante prima della partita, e dunque per l’esibizione. Come diceva Thomas Edison il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione. Significa che sulle cose devi lavorare, il basket mi ha lasciato il senso del gruppo, della preparazione e dello studio. La regola è che per esibirsi devi studiare, le mie improvvisazioni nascono su un terreno solido».
Tra poco compie 50 anni...
«Sono stata una ventenne di fascino discutibile, una trentenne un po’ agghiacciante, una quarantenne impaurita: voglio essere una splendida cinquantenne».