il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2023
L’eterno ritorno di Gianni Minoli
Cornuta e mazziata. Questo si può arrivare a pensare di mamma Rai di fronte a Giovanni Minoli, che sta per tornare sullo schermo con una summa del suo programma più famoso: da domani su Rai3 alle 23.25, andrà in onda Mixer – 20 anni di televisione e, dal 18 gennaio, anche il mercoledì alle 21.15 su Rai Storia. Venti puntate dove saranno riproposti gli spezzoni, le inchieste e i famosi faccia a faccia di un programma che ha segnato la storia della tv, scelti proprio da Minoli, che ieri ha presentato l’iniziativa a Roma. Ma già si parla di altre 20 puntate: “Vedremo se la collocazione del giovedì sarà stata la scelta migliore: in quella fascia Rai3 fa il 3%, tutto quello che faremo in più sarà una vittoria”, ha sottolineato il giornalista. Che ha rimesso piede in Viale Mazzini già da un paio d’anni con Mix 23, in onda tutti i giorni alle 23 su Radio1.
Il problema, però, è che Minoli ritorna nonostante abbia un contenzioso aperto con l’azienda sui diritti di un’altra sua trasmissione: La storia siamo noi, in onda dall’ottobre 2002 al giugno 2013, oltre mille puntate. Quindi in teoria, a fronte del contenzioso, non potrebbe lavorare per la Rai. Andò così: nel 2011 l’allora dg Mauro Masi, per risparmiare su un contratto a Minoli per gli speciali per i 150 anni dell’Unità d’Italia (il compenso fu di 800 mila euro), gli cedette tutto il materiale de La storia siamo noi a partire dal 2021, secondo una clausola per cui, se in 10 anni la questione non fosse stata rinegoziata, nel 2021 i diritti sarebbero andati a Minoli. E così è andata. Uno scherzetto che, secondo il valore al minuto, sarebbe costato alla Rai circa 60 milioni, anche se poi il valore reale sarebbe la metà: 30 milioni. Il contenzioso, come ha ammesso ieri lo stesso Minoli, è ancora aperto. “È una questione di soldi, non ci mettiamo d’accordo sulla cifra. Facciamo fatica a trovare un accordo perché sembra che la Rai abbia difficoltà a leggere i contratti…”, ha spiegato, velenoso, il giornalista. “Ho altre offerte, ma vorrei che tutto questo materiale restasse patrimonio del servizio pubblico”, ha aggiunto.
Secondo Viale Mazzini, Minoli può vantare diritti solo come autore di quei contenuti, mentre il giornalista si ritiene proprietario tout court. E chiaramente la cifra cambia. Da un paio d’anni è stallo, le parti sono lontane e nessuno si decide a fare la prima mossa. Ma, secondo alcuni, aver rimesso sotto contratto il giornalista potrebbe facilitare la ripresa della trattativa e sbloccare la situazione.